SOCIETÀ
Scrivere i Promessi sposi. In treno
Venite in treno a scrivere! Con il lancio, a marzo di quest’anno, di un singolare programma di residency per scrittori, le ferrovie americane - la National Rail Passenger Corporation, o Amtrak - si sono fatte un bel po' di pubblicità tra gli intellettuali di questo paese. Ispirata da un messaggio postato su Twitter dalla giornalista freelance Jessica Gross, l’iniziativa ha premiato, per il 2014, 24 tra oltre 16.000 aspiranti. A questi va un biglietto andata e ritorno su uno dei percorsi a lunga distanza coperti da Amtrak (gestita privatamente ma finanziata con soldi pubblici), in cabina letto privata dotata di scrivania e, come recita il sito dell’azienda, “di una finestra per osservare la campagna americana”. Durante il soggiorno a bordo del treno, i vincitori, che includono autori con già diversi libri alle spalle, tra cui un dottorando in Storia dell’università di Chicago che si chiama Garibaldi e una ex agente della Cia, ma anche giovani blogger, possono godersi il panorama, riflettere sulla propria arte e, se vogliono, scrivere, ma in tutta libertà e senza alcun obbligo di produrre alcun testo.
Se, a colpo d’occhio, l’idea è allettante per scrittori che hanno bisogno di staccare la spina per qualche giorno e guardare al mondo da un’altra prospettiva, a pensarci bene essa è però anche sintomatica della disfunzionalità del sistema ferroviario americano, sui cui treni i passeggeri trascorrono, volenti o nolenti, molte più ore del necessario. Gli Stati Uniti sono infatti l’unico paese sviluppato a non essersi ancora dotato di alcun servizio ad alta velocità. Solo sui 50 chilometri che separano le cittadine di Westerly e Cranston in Rhode Island i treni raggiungono, per cinque minuti circa, i 240 chilometri l’ora. Nel resto del paese, la velocità massima è di meno di 170 chilometri l’ora. Sulla tratta principale, quella che collega la capitale politica, Washington, a quella commerciale, New York, il treno Acela (che è il fiore all’occhiello di Amtrak) viaggia in media sui 130 chilometri l’ora.
Questo nonostante la Casa Bianca abbia speso 11 miliardi di dollari a partire dal 2009 per ammodernare la rete ferroviaria nazionale. Intanto in Italia, il Frecciarossa 1.000, che sarà operativo dall’anno prossimo, vanta una velocità massima di 400 chilometri l’ora e una velocità commerciale di 360 chilometri l’ora, garantite per altro dai bullet train giapponesi già da anni. Si stima che, per arrivare a performance simili, Amtrak avrebbe bisogno di investimenti per 150 miliardi di dollari e di almeno 26 anni di lavori.
E infatti i viaggi su rotaia per gli Stati Uniti richiedono tempi biblici e una pazienza smisurata. Per andare da San Francisco a Los Angeles in California, ad esempio, ci vogliono quasi 13 ore in treno ma meno di 6 in macchina. Da Chicago in Illinois a Pittsburgh in Pennsylvania ci vogliono 9 ore e mezza in treno e 7 in macchina. Da Washington a Miami in Florida ci vogliono 23 ore e mezza con il treno più veloce (chiamato senza alcuna ironia Silver Meteor, o meteorite d’argento) quando ne bastano una quindicina in macchina. E via dicendo.
Tra l’altro, la lentezza non è compensata da prezzi particolarmente contenuti. Tutt’altro. Viaggiare in treno in America costa caro, molto più che in aereo. Un biglietto di sola andata sul Silver Meteor, a sedere, non in cabina letto, costa oltre 300 dollari. Il tragitto San Francisco-Los Angeles ne vuole 100, sempre sola andata. Per spostarsi da Washington a New York all’ora di punta, o nel weekend, si pagano spesso più di 200 dollari a tratta. E va bene quando i treni ci sono. Invece mancano le connessioni, anche tra importanti aree metropolitane. Ad esempio, il sito Amtrak suggerisce al viaggiatore che voglia muoversi da Miami in Florida a New Orleans in Louisiana il 4 dicembre prossimo di sobbarcarsi prima le 23 ore da Miami a Washington, poi, dopo circa 9 ore di coincidenza, le quasi 18 ore da Washington a Chicago e infine, dopo altre 11 ore di attesa, le 19 ore e mezza da Chicago a New Orleans. Il tutto per prezzi che vanno dai circa 300 dollari per un posto a sedere non modificabile agli oltre 1.000 dollari per un posto letto, naturalmente di sola andata.
Per il momento almeno, non sembra proprio che le cose siano destinate a cambiare, nonostante la promessa fatta dal presidente Barack Obama nel 2009 di garantire all’80% di americani l’accesso a un servizio ferroviario ad alta velocità entro il 2035. Negli ultimi anni, i governatori repubblicani di Florida, Ohio e Wisconsin, sotto pressione dall’elettorato conservatore che chiede solo tagli alla spesa pubblica, hanno tutti deciso di cancellare progetti già autorizzati per la costruzione di linee ad alta velocità nei rispettivi stati e hanno rimandato al destinatario i fondi federali già stanziati. In California, il piano per l’alta velocità tra Los Angeles e San Francisco è bloccato in tribunale, invischiato in una serie di complesse contese legali (anche se la Corte Suprema dello stato ha di recente dato parere favorevole in una di esse). Paradossalmente, le iniziative oggi più promettenti sono portate avanti, in Florida sulla tratta Miami-Orlando e in Texas su quella Houston-Dallas, da aziende private e del tutto separate da Amtrak (rispettivamente All Aboard Florida e Texas Central Railway). Anche se va detto che quella in Florida, che è in fase più avanzata e dovrebbe essere completata nel 2017, viaggerà al massimo a 200 chilometri l’ora.
Insomma, ci vorranno anni prima che l’alta velocità arrivi davvero in America. Fino ad allora, i treni Amtrak continueranno a essere un luogo adatto più a comporre tomi delle dimensioni di Guerra e Pace che un mezzo per trasportare passeggeri rapidamente ed efficientemente da una parte all’altra del paese.
Valentina Pasquali