SOCIETÀ

Sognando la California si fa carriera (qualche volta)

Una storia americana, quasi troppo a prima vista. È quella di Davide Jonathan Bolognesi, premiato lo scorso 9 novembre dall’Associazione Padovani nel Mondo, assieme alla ricercatrice Chiara Nardon e al musicista Nicola Simoni, con lo Young Veneto Excellence Award. Originario dell’Arcella, classe 1978, Bolognesi è passato in pochi mesi da cameriere a dirigente nell’amministrazione della California. Lo stato più popoloso e importante degli Usa, da solo la nona economia del pianeta: qui dal primo gennaio 2013 il padovano è responsabile delle International Investor Relations nello staff del governatore Jerry Brown, oltre ad essere rappresentante della California presso il ministero del Commercio Usa.

Per ottenere il posto David – come ormai si firma anche lui – ha superato una selezione con oltre 3.000 candidati. A pesare la perfetta padronanza della lingua (precedentemente aveva svolto un stage di un anno e mezzo a Washington) e gli ottimi studi: laurea in scienze politiche a Padova, i master in commercio internazionale presso l’ateneo padovano e in storia a Cambridge, una passione per gli studi mazziniani, ma anche un’abilità nel problem solving con cui riesce a concretizzare in scelte concrete il suo bagaglio culturale.

Il concorso era composto da una selezione per titoli e due colloqui: “In quello decisivo mi è stato chiesto di comportarmi come se dovessi convincere una delegazione cinese a investire 400 milioni in California– racconta Bolognesi – Ho risposto puntando sul coinvolgimento dei nostri rappresentanti politici e della comunità cinese locale: due elementi che di solito rassicurano molto gli investitori orientali”. Poi, per coprire un ipotetico buco di programma, il colpo da maestro: perché non far fare alle due delegazioni una visita al museo cinese di San Francisco? “Interesting mi ha detto il selezionatore. Due settimane dopo ero seduto davvero al tavolo di quella trattativa”.

Come è possibile che uno straniero arrivi in così poco tempo ai vertici in un’amministrazione pubblica? Un po’ come se un giovane venuto da lontano,  per di più disoccupato, arrivasse in nove mesi a rappresentare la Lombardia o il Veneto a Roma: non esattamente una cosa di tutti i giorni. “Negli Usa è diverso – risponde Bolognesi infastidito – Il 25% dei californiani è nato all’estero, una percentuale che sale al 52% tra gli imprenditori della Silicon Valley, terra di colossi come Google e Apple. In particolare in California si sente ancora forte lo spirito della frontiera”. Del resto anche il penultimo governatore Arnold Schwarzenegger era nato in Austria.

Un luogo dove tutto sembra possibile: in questo momento è allo studio l’Hyperloop, un mezzo di trasporto avveniristico che dovrebbe permettere di percorrere in mezz’ora gli oltre 600 chilometri tra Los Angeles e San Francisco; Google invece finanzierà con oltre 3 miliardi un progetto che si propone di sconfiggere... la morte. “Il concetto di base è che non c’è un obiettivo troppo alto, un progetto troppo ambizioso. Non c’è una mentalità provinciale, gli stati dell’Unione sono perennemente in competizione per accaparrarsi gli investimenti. Se hai delle competenze semplicemente ti danno fiducia”. 

Le attività di questi primi mesi sono state frenetiche: “Mi sono occupato nell’ordine della redazione del piano strategico per l’attrazione degli investimenti internazionali, poi sono passato alla semplificazione del sistema di certificazione delle aree ad alto tasso di disoccupazione, in vista di agevolazioni fiscali. Infine ci sono state le campagne promozionali in Messico, Canada e Cina, con l’apertura di un ufficio commerciale a Shanghai”. Bolognesi però non si è dimenticato del suo paese: “Mi occupo spesso di molte imprese italiane che investono in California; insieme alla parlamentare italiana eletta in America Fucsia Nissoli, ci stiamo inoltre interrogando su come mettere in rete la comunità di giovani italiani emigrati per lo sviluppo del nostro paese”.

Una success story in piena regola insomma, eppure per David quella dell’emigrazione non è stata una scelta voluta, ma un effetto della crisi economica, che gli ha fatto perdere il lavoro che svolgeva precedentemente in Italia nel settore finanziario e commerciale. “Col senno di poi oggi posso testimoniare che l’emigrazione può essere anche un’opportunità, sia per i giovani veneti che per la regione. Che forse un domani ne vedrà il rientro con idee che arricchiranno ancora di più la comunità”.

Daniele Mont D'Arpizio

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