UNIVERSITÀ E SCUOLA

Stati Uniti: da precari si insegna meglio? Per un giudice, sì

Possono i contratti a tempo indeterminato essere, in certi contesti, addirittura incostituzionali? Sorprendentemente, è questa la conclusione cui sono giunti i giudici di un tribunale in California. In una sentenza di giugno, questi hanno infatti determinato che le garanzie lavorative di cui godono gli insegnanti delle scuole pubbliche statali, solitamente a partire dal secondo o terzo anno di impiego, danneggiano la qualità dell’educazione offerta ai bambini e giovani californiani, in particolare quelli meno privilegiati, che vengono così privati di un diritto sancito dalla Costituzione dello Stato.

Il caso in questione è quello di Vergara v. California e coinvolge Students Matter, un gruppo di studenti sostenuti a livello finanziario e organizzativo dal ricco imprenditore della Silicon Valley David Welch. L’obiettivo della causa da loro intentata è la legge statale che regola i contratti dei docenti, in particolare la cosiddetta “tenure”, assimilabile in parte al nostro "ruolo", che in pratica li protegge, con alcune eccezioni, vita natural durante dal licenziamento, e ne determina promozioni e livelli salariali sulla base dell’anzianità e non della performance. La tesi dei querelanti è che il sistema così com’è strutturato oggi non distingue tra gli insegnanti capaci e quelli incapaci, anzi finisce con il proteggere i secondi, in particolare quelli più in là con l’età, a discapito dei primi (giacché quando i licenziamenti avvengono, le dirigenze devono seguire la regola che “l’ultimo arrivato è il primo ad andarsene”). E siccome i professori meno bravi finiscono per concentrarsi nei distretti scolastici peggiori, dove le infrastrutture sono allo sfascio, la disoccupazione, la violenza e la droga imperano e dove chi può scappa, questo fenomeno colpisce sproporzionatamente i ragazzi più poveri e quelli appartenenti alle minoranze etniche, violandone quindi i diritti civili.

L’argomentazione presentata da Students Matter ha persuaso il Giudice Rolf M. Treu della Corte Superiore di Los Angeles, che ha redatto la sentenza. Tanto da spingerlo a paragonare il caso Vergara v. California a quello storico di Brown v. Board of Education (del 1954), attraverso cui la Corte Suprema degli Stati Uniti vietò la segregazione razziale nelle scuole. Se quella sentenza protesse “il diritto fondamentale di tutti gli studenti all’eguaglianza dell’esperienza educativa”, ha scritto Treu, questa applica lo stesso principio “alla qualità dell’esperienza educativa”. La decisione è stata applaudita dal segretario all’Istruzione dell’Amministrazione Obama, Arne Duncan, e da tutto il movimento per la riforma del sistema scolastico che, ormai da anni, ha individuato negli insegnanti poco preparati il nemico numero uno delle nuove generazioni di americani. Tre stati, Florida, North Carolina e Kansas, e il Distretto di Columbia(ovvero la città di Washington) hanno già eliminato le norme sulla tenure, che rimangono però in vigore nel resto del Paese. 

Sono invece sul piede di guerra i sindacati degli insegnanti, per i quali la decisione del tribunale californiano rappresenta una sconfitta pesante. Sia per le conseguenze pratiche che avrà in California, sia perché potrebbe estendersi anche altrove. “Quello che ci preoccupa di più di questo caso è che è estremamente ingannevole – dice Fred Glass, Direttore per la comunicazione della California Federation of Teachers – Si tratta di una causa anti-sindacati travestita da causa per i diritti civili, con l’obbiettivo di deviare l’attenzione del pubblico dai reali problemi dell’istruzione pubblica, che sono la povertà, la cronica mancanza di fondi, la crescente disuguaglianza economica in questo Paese”. 

I sindacalisti californiani non negano che lo statuto che regola la tenure possa essere migliorato e reso più efficacie, in particolare per quanto riguarda le ragioni di licenziamento, ma sostengono che l’enfasi sulle presupposte difficoltà che gli amministratori incontrano quando vogliono liberarsi degli insegnanti più incompetenti sia eccessiva. Certo, esistono dei casi in cui le procedure per lo scioglimento del contratto a tempo indeterminato di un particolare docente, anche nel caso che questo chiaramente se lo meriti, si fanno talmente lunghe e complesse da convincere le dirigenze scolastiche a lasciare perdere. Ma, dice Glass, si tratta di eccezioni. Quanto all’insistenza sul fatto che le norme in vigore avvantaggino gli insegnanti vecchi su quelli giovani senza alcuna considerazione del rispettivo talento e dedizione, Glass aggiunge: “Nella stragrande maggioranza dei casi la ragione dei licenziamenti è che non ci sono soldi, il sistema dell’anzianità serve solo a renderli più equi quando non c’è altro da fare”. Insomma, se i riformisti si mostrassero un po’ meno ossessionati dalla qualità dei singoli insegnanti e un po’ più disposti a sostenere le scuole pubbliche (che invece soffrono sempre di più della competizione di quelle private per i finanziamenti dello Stato), gli studenti non farebbero che guadagnarne. 

La vicenda di certo non finisce qui. I sindacati hanno già dichiarato che si appelleranno alla decisione del giudice Treu. Intanto, Partnership for Educational Justice, un gruppo modellato su Students Matter, ha intentato un'azione legale analoga nello Stato di New York. E non è detto che, gradualmente, una di queste contese giudiziarie non arrivi fino alle porte della Corte Suprema. 

Valentina Pasquali

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