SCIENZA E RICERCA

Tbc, la malattia globale che preoccupa

Chi pensa che la tubercolosi sia una malattia ormai superata potrebbe avere qualche sorpresa. Nonostante la mortalità sia scesa del 40% dal 1990, la malattia rappresenta ancora una emergenza sanitaria a livello mondiale al punto da essere la seconda causa di morte da malattia infettiva dopo l’Aids. Con una recrudescenza che colpisce anche i bambini. Nel 2011 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima 8,7 milioni di nuovi casi (125 su 100.000 abitanti) e 1,4 milioni di decessi. Tra questi 490.000 sono bambini sotto i 15 anni e 2,9 milioni le donne. L’Europa è interessata con il 4,3% dei casi, mentre lo zoccolo duro si colloca in Asia con il 59% dei nuovi casi e in Africa (26%).  L’Oms e il Global fund to fight Aids, Tb and malaria sottolineano proprio in questi giorni l’urgenza di stanziare, tra il 2014 e il 2016, nei paesi a basso e medio reddito 1,6 miliardi di dollari all’anno da aggiungere ai 3,2 annuali che derivano dai contributi nazionali per far fronte al crescente allarme di tubercolosi multiresistente. Finanziamenti che permetterebbero di trattare 17 milioni di persone e di salvare 6 milioni di vite.

Paese a bassa endemia l’Italia: dal 1955 al 2006 il numero annuale di ammalati è sceso da 12.247 a 4.418, meno di 10 casi ogni 100.000 abitanti. Con una diminuzione del tasso di mortalità dal 22,5 allo 0,7 per 100.000 abitanti. Un trend al ribasso, si direbbe. Eppure negli ultimi anni la tubercolosi sembra registrare un lieve aumento di incidenza con alcuni fattori di allarme: si rileva infatti un concentrazione di casi quattro volte superiore nelle città metropolitane rispetto alla media nazionale (nel 2008 il 25% dei casi proviene da Roma e Milano) e una influenza dei flussi migratori con un lento e progressivo aumento della tubercolosi multiresistente. Situazione che induce lo stato a intervenire con programmi di prevenzione e controllo. È dello scorso dicembre l’intesa Stato-Regioni che prevede entro il 2016 lo sviluppo di linee guida aggiornate per implementare le attività di controllo e un programma straordinario di educazione sanitaria e di formazione degli operatori ai vari livelli.

L’incremento dei casi di tubercolosi degli ultimi anni si riflette anche in età pediatrica (0-14 anni)e rispecchia un trend europeo, con le opportune differenze da regione a regione. “Nel bambino – spiega Ezia Maria Ruga della clinica pediatrica dell’azienda ospedaliera di Padova – la diagnosi è complessa per la mancanza di test precisi e poco invasivi e per il carattere paucibacillare della malattia, cioè per la presenza nell’espettorato di una bassa quantità di bacilli. La diagnosi si effettua a livello microscopico sull’espettorato, ma i bambini soprattutto al di sotto dei cinque anni hanno difficoltà a produrre il campione necessario”. Mancano dunque formulazioni a misura di bambino e dati certi sul trattamento terapeutico più efficace in questa fascia di età. Si tratta infatti di una fetta di popolazione spesso trascurata nelle azioni di monitoraggio della malattia. A livello internazionale i casi diagnosticati in età infantile non sono sempre notificati al sistema di sorveglianza nazionale per la mancanza degli opportuni collegamenti tra pediatri, ospedali pediatrici e programmi nazionali di controllo della patologia. “La tubercolosi – continua Ezia Ruga – è una 'malattia sociale' con implicazioni mediche e il bambino è il primo a essere esposto in famiglia. I medici considerano la malattia scomparsa mentre così non è e si rende invece necessaria una gestione corretta e responsabile della patologia. In proposito penso che l’ambiente accademico abbia un ruolo molto importante di dibattito, ricerca e programmazione”. Proprio in questa direzione, in vista della giornata mondiale della tubercolosi, il 22 e 23 marzo 2013 ha luogo a Padova il primo congresso internazionale sulla tubercolosi pediatrica, sostenuto dall’Organizzazione mondiale della sanità e promosso dal Paediatric tubercolosis European network e Medici con l’Africa Cuamm. Occasione di dialogo e confronto su epidemiologia, diagnosi, prevenzione e terapia della tubercolosi nel bambino.  

Monica Panetto

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