SCIENZA E RICERCA

Un profumo per guarire le ferite

Quando si parla di olfatto si pensa al naso. Ma se a sentire gli odori fosse anche la pelle? È già noto che recettori olfattivi esistono nell’intestino, nei reni, nella prostata, ma ora uno studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology dimostra che sono presenti anche nella cute e, nel caso specifico, vengono attivati dal profumo di sandalo sintetico. Risultato: in caso di ferite la pelle guarisce più velocemente.

I recettori olfattivi su cui si concentrano i ricercatori si trovano nei cheratinociti, cellule superficiali della cute con un ciclo di vita di quattro settimane: maturano dallo strato più profondo dell’epidermide fino al più esterno dove si sfaldano. Un ricambio continuo dunque. I cheratinociti possiedono una varietà di recettori sensoriali che consentono di reagire agli stimoli ambientali, come la temperatura, le sollecitazioni meccaniche o gli stimoli chimici tra cui gli odori, e di elaborare le informazioni alla pelle. E, ancora, in presenza di lesioni avviano la riepitelizzazione contribuendo a chiudere la ferita.   

Lo studio dimostra che, nel caso vengano attivati i recettori olfattivi dal profumo del sandalo, si assiste a un aumento nel tasso di proliferazione dei cheratinociti e di riepitelizzazione. Aumenta dunque la loro velocità di replicazione e, in caso di ferita, si arriva più velocemente alla guarigione. I risultati della ricerca, sottolineano gli studiosi, indicano chiaramente che i recettori olfattivi nei cheratinociti sono coinvolti nella riepitelizzazione durante i processi di guarigione delle ferite. 

“Si aprono scenari di ricerca nuovi e molto interessanti – spiega Stefano Piaserico, dermatologo docente all’università di Padova –  che finora non erano assolutamente stati percorsi e ipotizzati. Mai prima d’ora si era pensato all’esistenza di recettori olfattivi sulla pelle. E a ciò si aggiunga che lo studio individua la presenza di questi recettori anche nei melanociti e nelle cellule dendritiche, sebbene questo aspetto non venga approfondito in modo specifico”. Se si considera che i primi producono melanina, contribuendo a ridurre il rischio di tumori cutanei, e le seconde sono le “sentinelle” del sistema immunitario dell’epidermide si intuisce quale possa essere, a livello teorico, il potenziale scientifico della scoperta. Ma Piaserico non tralascia la cautela: “I ricercatori hanno rilevato una percentuale di incremento della proliferazione cellulare dei cheratinociti del 32% che evidentemente non è elevatissima rispetto ad altri stimolatori”. Ciò significa che, in futuro, si dovrà prestare attenzione alla concentrazione della molecola del sandalo che dovrebbe essere molto elevata per produrre effetti significativi. Non è escluso, ad esempio, che si debba pensare a un unguento profumato da mettere sulla pelle per aumentarne l’efficacia o a degli agonisti dei recettori, magari più potenti delle molecole del sandalo.

“Il campo che potrebbe trarre maggiore vantaggio da questa scoperta – sottolinea Franco Bassetto, chirurgo plastico docente all’università di Padova – è quello della chirurgia plastica. In sala operatoria combattiamo ogni giorno contro ferite difficili, traumi, ulcere, ustioni, tutte lesioni in cui la regolare guarigione delle ferite è alterata per svariati motivi e i meccanismi fisiopatologici si arrestano. E questo studio, un lavoro scientifico molto importante, potrebbe aprire le porte a nuovi trattamenti”. 

Bassetto ritiene affascinante pensare al profumo come forma di terapia: teoricamente potrebbe rivelarsi una rivoluzione come lo è stata la meccanobiologia negli ultimi tempi. Qui una forza applicata alle cellule, là un odore. “Da una quindicina d’anni si è scoperto che applicando una pressione negativa alla cellula, questa cambia forma e con essa anche funzione: replica più velocemente, muore più velocemente. E questa teoria, la meccanobiologia appunto, ha rappresentato un grosso passo avanti nella guarigione delle ferite”. Esistono infatti macchinari che vengono applicati direttamente a contatto con la lesione per alcuni giorni e, con sistemi di pressione negativa, consentono una replicazione cellulare più veloce. Nel giro di una settimana la ferita cambia completamente le sue caratteristiche, diventa ben vascolarizzata e si prepara all’atto chirurgico finale. “Padova è in prima linea nel trattamento delle lesioni con pressione negativa e dunque siamo curiosi di vedere come evolverà questo nuovo concetto che potrebbe rappresentare un’ulteriore possibilità”.  

Nell’opinione del docente lo studio s’inserisce in un filone di ricerca che vuole “scientificizzare” terapie ancestrali basate più sulla tradizione popolare che su evidenze scientifiche. Il sandalo ad esempio è sempre stato considerato un legno con proprietà curative, ma ora si dà una spiegazione empirica. “Un po’ quello che sta facendo il nostro gruppo di ricerca con l’olio d’oliva ozonizzato, che ci è stato proposto di provare”. L’università di Bari ha brevettato il sistema di ozonizzazione dell’olio d’oliva (cioè l’inserimento di ossigeno iperbarico al suo interno) e ha prodotto una pomata; ora Padova la sta testando sui pazienti nella cura di ulcere difficili (arteriopatiche, metaboliche, venose), raccogliendo in questo modo una consistente casistica clinica. “Ciò che stiamo facendo è avvalorare quanto la medicina popolare propone da secoli e cioè l’uso dell’olio d’oliva per la riepitelizzazione delle ferite. Con un’impressione, tra l’altro, molto buona”. Si sta effettivamente dimostrando, infatti, che la pomata favorisce la replicazione dei cheratinociti permettendo una guarigione più veloce delle ferite difficili.

A questo punto, anche per il profumo di sandalo, non rimane che attendere che la scienza faccia il suo corso.

Monica Panetto

 

 

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