SOCIETÀ

Vacanze iraniane

Il Financial Times non usa mezzi termini: l’Iran è la “top destination” per il 2014, il luogo da visitare quest’anno secondo le maggiori aziende del settore turistico. Sembrerà sorprendente, ma il paese che immaginiamo martoriato dalle guerre, chiuso nell’intransigenza religiosa e indebolito dalle sanzioni internazionali, rappresenta oggi uno dei più sicuri investimenti dell’industria del turismo. Anche il quotidiano britannico The Guardian, stilando una classifica delle mete turistiche ideali per il 2014, selezionate fra i luoghi turistici emergenti o che ospitano eventi d’interesse, posiziona l’Iran all’undicesimo posto, subito dopo Bordeaux, in Francia, e prima di Belgio e Brasile (l’unica meta italiana è la Maremma, ventiseiesima). Il Paese conta infatti sedici siti Unesco, fra cui Persepolis ed Esfhan, paesaggi naturali incontaminati, spiagge, piste da sci, architetture religiose imponenti e preziose, siti archeologici. E ottima tradizione culinaria. A questo s’aggiunge un potere d’acquisto molto forte della valuta straniera, che si trova a competere con un rial, la moneta locale, davvero molto debole.

Ma ciò che oggi rende appetibile questa terra al turismo di massa è soprattutto la riconquistata situazione di tranquillità politica e sociale. In questi giorni il sito Viaggiare sicuri del ministero degli Affari esteri italiano assicura i viaggiatori sulle buone condizioni generali di sicurezza, raccomandando solo di evitare alcune zone di confine e di “adottare un comportamento improntato al rispetto delle usanze islamiche”. L’atmosfera di quieto ottimismo e di pacifica quotidianità che si respira oggi in Iran sembra essere il risultato della politica di apertura internazionale adottata dal nuovo governo eletto a giugno scorso, quando alla fine del mandato di Mahmoud Ahmadinejad è seguita l’elezione del candidato più moderato, Hassan Rouhani, approvato dal leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei. A un paese in profonda crisi economica, politica e sociale, in campagna elettorale il neo presidente aveva promesso il rilancio dell’economia e l’apertura a posizioni più moderate, sia all’interno del paese che nei rapporti con l’Occidente. Il rafforzamento del turismo rappresenta per Rouhani uno dei mezzi per realizzare almeno in parte questi propositi, dato che il suo indotto potrebbe portare alla creazione di milioni di posti di lavoro, in un momento in cui l’indice di disoccupazione è di circa il 26%.

Dalla rivoluzione del 1979, l’Iran era letteralmente scomparso dalla mappa dei percorsi turistici, ma già poco prima delle recenti elezioni il Paese aveva iniziato a sperimentare un piccolo boom turistico, grazie soprattutto ai pellegrinaggi nei luoghi santi sciiti da parte di viaggiatori iracheni, turchi, afghani, sauditi e indiani. La nuova relativa  stabilità politica – tale soprattutto se confrontata con quella di paesi poco distanti come Egitto e Siria – fa presagire un incremento notevole del settore turistico, che già da marzo a ottobre 2013 è cresciuto del 23%, attraendo più di 3,90 milioni di turisti stranieri (Fars News Agency).  Nonostante l’entrata in vigore delle sanzioni occidentali, che in realtà hanno colpito più gli investimenti e la produzione che i consumi, i negozi sono aperti e le persone frequentano i luoghi di ritrovo. Ma le sanzioni bancarie hanno fatto salire il costo dei trasferimenti di denaro: l’arrivo di valuta straniera attraverso le vie del turismo non può quindi che contribuire a dare respiro al Paese.

Per risollevare in parte l’economia iraniana, quella del turismo appare dunque una strada agilmente percorribile, oltre che necessaria a un paese che per l’80% basa la propria economia sul petrolio, ma che ha visto il suo export altalenare pericolosamente: calato pesantemente fra il 2011 e il 2013, ha poi ripreso quota negli ultimi mesi dello scorso anno, grazie soprattutto al clima di fiducia ispirato dallo storico accordo di novembre sul nucleare, siglato a Ginevra da Rouhani e dai rappresentanti di Cina, Francia, Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania. L’accordo entrerà in vigore il 20 gennaio secondo i termini messi a punto pochi giorni fa a Parigi e, secondo quanto pattuito, l’Iran eliminerà gradualmente le proprie riserve di uranio arricchito, ottenendo in cambio un alleggerimento delle sanzioni economiche che colpiscono il paese dal 2010.

In un clima di minori tensioni, nel quale molti detenuti politici tornano in libertà, istituzioni culturali indipendenti riaprono e libri censurati tornano a essere pubblicati, anche viaggiare diventa più facile. È recentissima l’applicazione della nuova procedura per ottenere il visto per turismo direttamente all’arrivo in terra iraniana. Anche i cittadini italiani rientrano in questo programma, che esclude però gli appartenenti a una decina di nazionalità, fra cui quella statunitense, britannica, irachena ed egiziana. Perfino il treno Danube Express a ottobre arriverà per la prima volta a Teheran: un viaggio di 15 giorni che parte da Budapest,  attraversa Transilvania e Turchia e tocca Isfahan, Shiraz e Persepoli. Le agenzie turistiche hanno cominciato quindi a proporre anche viaggi di lusso, dunque, e non solo d’avventura. Sembra non sia più necessario essere impavidi per visitare i paesaggi persiani, ma che oggi lo si possa fare più che comodamente. Meglio in gruppo e con un tour organizzato, magari.

Chiara Mezzalira

Moschea di Loftollah, Esfahan. Foto: Fulvio Spada

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