UNIVERSITÀ E SCUOLA

Corsi in inglese, quali ricadute a Padova?

È di qualche settimana fa la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha sancito la possibilità per gli atenei italiani di attivare singoli corsi in lingua straniera, purché nel rispetto di limiti ben precisi che ribadiscono la centralità della lingua italiana nell’offerta formativa. Anche l’università di Padova si misura con il provvedimento e non è la sola nel nostro Paese. Negli ultimi anni, infatti, questo nuovo approccio all’insegnamento si è diffuso in tanti atenei italiani, portando alla crescita il numero dei laureati internazionali. Secondo i dati forniti da un’indagine di AlmaLaurea del 2015, tra il 2002 e il 2014 gli studenti di cittadinanza estera laureati nel nostro Paese, sono passati dall’1,4 al 3,4%, e così anche il numero dei corsi in lingua inglese proposti dalle facoltà, che da circa 140 nell’anno accademico 2013/2014 sono diventati, nel 2016, quasi il doppio (245). L’ateneo patavino già da qualche anno propone ai suoi studenti corsi di laurea triennale e magistrale in lingua inglese ma è ancora troppo presto per capire se il parere della Consulta, che andrebbe a coinvolgere gran parte degli atenei italiani, avrà ricadute di qualche tipo su questi insegnamenti.

Il corso di laurea in Psychological Science presieduto dalla professoressa Sara Mondini è una delle prime lauree triennali in inglese attivate in Italia. “Il corso – ci spiega – è stato avviato nell’a.a. 2015/2016 e l’anno prossimo verrà completato il primo ciclo. Fin dall’inizio gli studenti hanno espresso apprezzamento nei confronti di questa nuova tipologia di insegnamento e la loro valutazione è stata a tal punto positiva da collocare il Corso come il più apprezzato rispetto alle altre triennali della Scuola di Psicologia. Questo potrebbe essere attribuito anche alla modalità più interattiva e partecipativa della didattica che abbiamo adottato, ma resta il fatto che, nonostante il numero programmato a non più di 80 studenti, abbiamo avuto un’altissima richiesta di informazioni e poi di partecipazione alla selezione per l’accesso (preiscrizioni e partecipazione alle prove di selezione di circa 150 studenti al secondo bando a fronte di circa 60 posti vacanti). Anche la partecipazione di studenti dall’estero è alta, lo scorso anno la classe comprendeva il 20,5% di studenti stranieri, mentre per il 2016/2017 si arriva al 22,5%”. Cosa pensa della sentenza? “Siamo in Italia, nell’università italiana, e questo non deve essere secondario, nascosto o oscurato; tuttavia, nella spinta verso l’internazionalizzazione, i corsi di studio in italiano, possono convivere con corsi completamente in inglese. A Padova la Scuola di Psicologia propone un’offerta formativa estremamente ampia. I due corsi erogati in inglese (Psychological Science e Cognitive neuroscience and clinical neuropsychology) trovano un corso simile anche nell’offerta in italiano. L’inglese, quindi, si configura come un valore aggiunto ad un’offerta formativa già ricca e articolata. Crede sia un dovere dell’università offrire agli studenti la possibilità di frequentare insegnamenti in lingua straniera? “Si, per offrire opportunità di impiego all’estero degli studenti stranieri e per dare la possibilità a studenti stranieri di studiare all’università di Padova”.

Solo nell’anno accademico 2015/2016 all’università di Padova gli iscritti ai corsi in lingua inglese sono stati 1.116. Gli insegnamenti più richiesti sono stati quello in Business administration con 285 iscritti, Environmental Engineering con 174 iscritti ed Economics and finance con 138 iscritti. Gli studenti con cittadinanza italiana che hanno scelto di frequentare i corsi in lingua inglese sono oltre 900 e vengono per lo più da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. 132, invece, quelli aventi cittadinanza straniera, che sono venuti a studiare a Padova da diverse parti del mondo: Europa, Africa, Cina, Stati Uniti, Sud America, Russia, Canada, Iran e altri Paesi ancora.

“L’inglese è lingua veicolare essenziale soprattutto per chi studia e pratica le relazioni internazionali, spiega il professor Marco Mascia, presidente del Corso di laurea magistrale Human rights and multi-level governance (uno dei più ‘internazionali’ dell’ateneo patavino con un 30% di studenti iscritti con titolo di studio estero). Nel campo dei diritti umani l’università di Padova è universalmente riconosciuta quale centro d’eccellenza in tutto il variegato mondo dell’organizzazione internazionale e dei movimenti sociali transnazionali per i diritti umani. Il corso in Human Rights è il frutto maturo di oltre 30 anni di attività di ricerca e formazione promossa dal nostro Centro Diritti Umani. Un ulteriore valore aggiunto del nostro Corso erogato interamente in lingua inglese, consiste nel fatto che prepara i giovani ad agire per la promozione e la protezione dei diritti umani, e più in generale per la buona governance, dalla Città all’ONU, dal livello locale a quello internazionale. La sua posizione rispetto alla decisione della Consulta qual è? Penso che i processi di internazionalizzazione sono in pieno sviluppo, come d’altronde da molto più tempo in altri paesi europei. Il nostro Corso si inserisce in questo processo e guarda alle esigenze di comunicazione e governance nel sistema mondo sempre più globalizzato e interdipendente. È chiaro che bisogna tenere viva la memoria e la pratica della lingua italiana, e per questo deve funzionare l’educazione di qualità della scuola italiana. Sarebbe opportuno che nei corsi di laurea in lingua inglese venisse impartito l’insegnamento della lingua italiana per gli studenti stranieri opportunità che è oggi stupidamente preclusa dalla vigente normativa. È invece obbligatorio l’insegnamento dell’inglese, di cui gli studenti iscritti non dovrebbero averne bisogno. Più in generale, c’è bisogno di una grande mobilitazione culturale per favorire lo sviluppo di un nuovo umanesimo e per questo la lingua e la storia della cultura italiana sono indispensabili. Non è certo attraverso sentenze della Corte che si possono conseguire questi obiettivi. Francesca Forzan

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