UNIVERSITÀ E SCUOLA
Cultura, il frustino del ministero per i forzati del Giubileo
Un archeologo lavora agli scavi della casa di Caligola nei Fori imperiali, Roma. Foto: Reuters
In Italia per la cultura “si torna a investire e assumere” grazie a una legge di Stabilità di cui “il cuore e l’anima” è l’impegno per il nostro patrimonio artistico e ambientale. Sono ancora vive le manifestazioni di giubilo del ministro Franceschini, gratificato per la prima volta da un aumento del bilancio per il Mibact pari al 27%: 2 miliardi e 100 milioni, ammontare che riporta le risorse per la cultura ai livelli del 2008. Una benefica inversione di tendenza rispetto alle sanguinose decurtazioni degli anni passati, che avevano precipitato le disponibilità del ministero sotto lo 0,2% del bilancio statale e lo 0,1% del Pil. Si brinda per le 500 assunzioni autorizzate per rafforzare l’organico del ministero, o per i 500 euro che ogni neodiciottenne si troverà in tasca per andare al museo o al cinema (magari per aiutare Checco Zalone ad abbattere le ultime barriere verso la beatificazione). Ma una stecca nel coro arriva dal bando straordinario per 114 posti che la Presidenza del Consiglio ha destinato al reclutamento in servizio civile di altrettanti giovani (18-28 anni) da aggiungere ai 644 già in fase di selezione per il Giubileo Straordinario della Misericordia. Se straordinari sono bando ed evento, di straordinario nelle prospettive dei candidati non c’è granché. Certo, le regole del gioco sono chiare: un anno di lavoro (anzi, di volontariato) per un minimo di 30 ore settimanali, un compenso pari a 433,80 euro mensili. Tutto secondo la legge: ma il dicastero della cultura cosa c’entra? C’entra, perché 29 dei 114 ragazzi saranno impegnati nel progetto Mibact “Archeologia in cammino”, e presteranno servizio per “implementare ed ampliare la conoscenza e la fruizione dei beni culturali, artistici e architettonici” dei Municipi primo e decimo della Capitale.
Quali funzioni saranno chiamati a svolgere? Secondo la scheda ministeriale, i “volontari” diventeranno “parte integrante del personale che realizzerà gli interventi previsti nel progetto”: vigilanza del patrimonio museale, accoglienza del pubblico ma anche supporto nella “raccolta della documentazione ed informazioni sui beni presenti sul territorio”, “reperimento di fotografie attuali e storiche di monumenti e siti di interesse”, e dulcis in fundo “creazione delle schede scientifiche” sulle caratteristiche dei beni culturali censiti. Insomma, un vero lavoro da impiegato del ministero, anzi (nel caso della catalogazione e della redazione delle schede) da funzionario archeologo, archivista o storico dell’arte: a 433,80 euro al mese. Ma almeno, si dirà, i requisiti e la disponibilità lavorativa richiesti ai “volontari” saranno valutati con indulgenza? Così non pare: nella scheda del Mibact, sui 130 punti massimi attribuibili ai candidati, 30 dipendono dalle precedenti esperienze professionali (con priorità - si precisa - per chi ha già svolto qualche lavoro al ministero, magari come stagista); altri 20 punti vengono assegnati in base al curriculum, con preferenza per “laurea attinente al progetto” (massimo 8 punti se titolo di secondo livello, 7 se laurea triennale), e per titoli professionali come “iscrizione agli albi professionali”, “abilitazione all’insegnamento”, “master e titoli di specializzazione post universitaria”.
Quanto all’impegno richiesto, se l’orario base è in linea con la media (30 ore a settimana, distribuite su 5 giorni), sono le clausole in corsivo delle “condizioni di servizio” a destare qualche perplessità: la realizzazione delle attività (eventuale, si ha cura di precisare nel caso andasse tutto a monte) sarà prevista “anche in giorni festivi e prefestivi”; in caso di “esigenze particolari” verrà richiesta “flessibilità oraria”; corsi, seminari e “ogni altro momento di incontro e confronto utile ai fini del progetto e della formazione” dovranno essere seguiti “anche nei giorni festivi”; infine, si chiede disponibilità a fruire dei permessi previsti “in concomitanza della chiusura della sede di servizio (chiusure estive e festive)”. Insomma, il ministero non poteva esplicitare in modo più diretto che i 29 “volontari” altro non saranno che dipendenti di fatto, chiamati a tappare i buchi d’organico nei turni più detestati (domeniche, agosto, eccetera).
Dopo il bando Mibact uscito il 22 dicembre per selezionare 60 esperti “per la durata di 9 mesi”, il ministero sembra perseverare nella linea “massimo rendimento col minimo sforzo”, con buona pace della cultura “cuore e anima” del nuovo corso. Certo ai 29 “volontari”, oltre ai 433 euro, spetteranno altre ricompense: la scheda del progetto, infatti, si conclude con un interminabile elenco di “competenze utili alla propria crescita professionale” garantite al termine del misericordioso impegno giubilare, che verranno certificate dal ministero a servizio concluso. Sono in tutto 31 voci, tra le quali spiccano alcune gemme: “interpretare o spiegare il significato di informazioni e il loro possibile utilizzo”; “individuare attivamente i modi per soddisfare le esigenze di altre persone”; “gestire il proprio tempo e quello altrui”; “parlare ad altri per comunicare informazioni in modo efficace”; infine (fondamentale) “comprendere frasi e paragrafi scritti in documenti relativi al lavoro”. Che questo inestimabile travaso di conoscenze segni il ritorno alla retribuzione in natura?
Martino Periti