SCIENZA E RICERCA

35.000 anni fa a Mindoro, nelle Filippine, c'era una ricca rete di scambi marittimi

I risultati di un ampio progetto archeologico nelle Filippine offrono uno spaccato sulla vita quotidiana delle popolazioni che vivevano circa 35.000 anni fa sull’isola di Mindoro, nel cuore di questo arcipelago del sud-est asiatico. In quest’area sono stati ritrovati numerosi frammenti ossei riconducibili alla caccia e alla pesca, tracce di cultura funeraria e prove di relazioni via mare con altre isole nelle vicinanze.
I ritrovamenti in questione suggeriscono che Mindoro facesse parte di un’antica rete di contatti culturali e commerciali tra le isole delle Filippine, l’Asia continentale e le isole della Sonda.

Ciò è quanto emerge da una recente pubblicazione su Archaeological Research in Asia, che presenta una sintesi dei risultati raccolti finora nell’ambito del Mindoro Archaeology Project, un programma di ricerca multidisciplinare nato con lo scopo di colmare le numerose lacune nello studio della preistoria filippina e approfondire la conoscenza delle strategie di sussistenza adottate dai primi Sapiens che si stabilirono in questi luoghi più di 40.000 anni fa. Il primo autore della ricerca è il professor Alfred Pawlik, del dipartimento di sociologia e antropologia dell’Ateneo de Manila university.

A partire dal 2010, archeologi e antropologi del Mindoro Archaeology Project hanno condotto scavi in oltre 40 siti nelle Filippine. Tra questi, i principali sono la grotta di Bilat, nell’area di Santa Teresa, all’estremità sud-occidentale di Mindoro, e i ripari rocciosi di Bubog e Cansubong, che si trovano sull’isola di Ilin, a pochi chilometri di distanza dalla costa di Mindoro.

Sebbene alcuni di questi siti fossero già stati saccheggiati da cacciatori di tesori, è stata comunque recuperata un’enorme quantità di resti biologici e tracce di cultura materiale, risalenti fino a 35.000 anni fa. Secondo gli autori, nel loro insieme questi ritrovamenti costituiscono il database più ampio e completo per lo studio della presenza umana e delle caratteristiche ambientali in quest’area delle Filippine tra la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene.

I reperti in questione comprendono frammenti ossei, utensili in pietra e in osso, oggetti in terracotta, piombi da pesca, resti di frutti di mare, ossidiana, tracce di legna bruciata e frammenti di fibre vegetaliusate probabilmente per intrecciare corde o cesti. Sono stati anche catalogati numerosi resti di animali marini (principalmente molluschi) e terrestri (tra cui cervi, maiali e piccoli bovini).

I ricercatori sono inoltre riusciti a ricostruire alcune tradizioni funerarie di questi antichi popoli: sull’isola di Ilin è stata trovata una tomba di circa 5.000 anni fa che conteneva un corpo deposto in posizione fetale e ricoperto da lastre di calcare, in un modo che ricorda alcune sepolture trovate in altri siti archeologici del Sud-est asiatico. Sono stati scoperti anche resti scheletrici umani seppelliti insieme ad un corredo funerario composto da anelli in osso, bracciali e ciondoli in conchiglia.

Gli archeologi hanno inoltre trovato particolarmente interessanti alcuni gusci di Tridacna – un enorme mollusco bivalve che vive nei pressi delle barriere coralline – utilizzati come strumenti da taglio. Alcuni di questi manufatti presentano somiglianze con altri utensili in conchiglia ritrovati sull’isola di Manus (Papua Nuova Guinea) distante più di 3000 km.

I reperti rinvenuti a Mindoro mostrano delle somiglianze anche con quelli di un altro importante sito archeologico nelle Filippine. Si tratta della Grotta di Tabon, sull’isola di Palawan, scavata a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Da allora, la grotta ha restituito resti ossei di Homo sapiens datati tra i 16.500 e i 39.000 anni fa, oltre a manufatti in pietra e fossili animali. Le evidenze raccolte nella Grotta di Tabon suggeriscono che gli abitanti preistorici di questi luoghi fossero dotati di notevoli capacità di adattamento: erano in grado di modificare le proprie strategie di sussistenza e la loro dieta man mano che il clima e l’ambiente cambiavano, sfruttando le risorse sia marine che terrestri a disposizione.

Le evidenze raccolte dal Mindoro Archaeology Project suggeriscono che anche i gruppi che vivevano tra la zona di Santa Teresa e l’isola di Ilin avevano sviluppato competenze tecnologiche avanzate ed erano capaci di sfruttare in modo creativo le caratteristiche dell’ambiente. La presenza di siti funerari complessi dimostra inoltre l’esistenza di usi e costumi ben definiti e condivisi in tutta l’area.

Viste le somiglianze emerse dal confronto dei manufatti e delle pratiche funerarie tra i siti di Mindoro, Palawan e di altre zone del sud-est asiatico, i ricercatori ipotizzano l’esistenza di solide relazioni culturali e commerciali già 35.000 anni fa tra l’Asia continentale, l’arcipelago filippino e le isole della Sonda. Ritengono, inoltre, che data la sua posizione geografica, Mindoro fosse un crocevia fondamentale in questa rete culturale e commerciale che già allora collegava le diverse comunità del Sud-est asiatico e che per millenni ha favorito la condivisione di idee, abitudini e tecnologie attraverso il mare.

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