CULTURA

I libri italiani sfondano all’estero: narrativa e ragazzi i più richiesti

All’estero si vendono sempre più libri italiani. L’anno scorso le case editrici nazionali hanno ceduto a soggetti stranieri i diritti per 5.914 titoli: l’aumento è dell’11,7% rispetto al 2014. Se pensiamo che nel 2015 in Italia sono stati pubblicati 62.250 titoli in formato cartaceo (comprese le edizioni aggiornate e le ristampe), e di questi soltanto poco più del 60% è alla prima edizione (novità assolute), questo significa che, in proporzione, quasi una novità editoriale su sei riesce a conquistare i mercati esteri. 

Questi dati, desunti dal rapporto Mercanti di storie dell’Associazione italiana editori, confermano una tendenza ormai di lungo periodo. Quindici anni fa, nel 2001, i titoli approdati all’estero erano 1.800, nel 2010 erano saliti a 4.217, ora sfiorano i seimila: a cosa si deve un incremento così massiccio e costante? Entrando nel dettaglio, si scopre che il boom degli autori italiani è reale ma limitato ad alcuni settori, che trascinano le vendite all’estero e compensano i risultati negativi di altri comparti. 

L’analisi di Mercanti di storie raffronta i dati analitici con quelli del 2007, anno in cui venne effettuato l’ultimo rilevamento dettagliato. Complessivamente quell’anno furono venduti all’estero 3.490 titoli: negli ultimi otto anni, dunque, l’aumento è stato del 69,5%. Sono due, oggi, i segmenti con maggiore forza commerciale all’estero e i veri protagonisti del successo editoriale oltreconfine: la narrativa e i testi per bambini e ragazzi. Ciascuno costituisce poco più di un terzo del mercato complessivo, e insieme formano il 72% dei titoli venduti all’estero. Entrambi i settori sono in forte aumento rispetto al 2007: se la narrativa oggi vende alle case straniere addirittura il 107% in più, l’editoria per minori è cresciuta del 25,7%. Rispetto ai due segmenti guida, gli altri presentano risultati negativi o altalenanti. Marcato e progressivo è il calo della saggistica, che oggi incide per il 16,3% delle vendite estere, con una diminuzione di oltre il 41% sul 2007 (stabile però rispetto al 2014: meno 0,8%). Non va bene all’estero nemmeno il mercato dei libri illustrati: una sezione scesa al 7,1% delle vendite totali, con un calo di quasi il 60% rispetto al 2007. In ripresa dopo una crisi marcata, infine, il dato di guide e manualistica, passati al 4,7% del mercato: rispetto al 2007 il calo è del 44%, ma nell’ultimo anno l’inversione è stata nettissima, con un aumento di quasi il 90%.

Ma quali sono i Paesi che richiedono più libri italiani? Come in passato, anche oggi è l’Europa l’area che acquista il maggior numero di titoli, ma il suo peso si sta ridimensionando: se nel 2007 i diritti di tre libri su quattro, il 76,5%, venivano ceduti a case editrici europee, nel 2015 il dato è sceso a un libro su due, il 50,8%. Tra le nazioni europee svetta la Spagna, prima acquirente al mondo di titoli italiani (quasi il 15% del totale). Se guardiamo allo scenario globale, dunque, l’ascesa dei nostri volumi è frutto in larga misura di un interesse crescente da parte dei mercati extraeuropei. Impressionante è, ad esempio, il dato delle vendite nell’America centrale e meridionale, cresciute dal 5,5% del 2007 al 19,5%: sono il Messico e l’Argentina, in particolare, a conoscere un’esplosione degli acquisti, con aumenti che in otto anni oscillano intorno al mille per cento. Molto interessante è anche la crescita dei mercati asiatici, cresciuti fino al 14,4% del mercato (11,5% nel 2007): un successo dovuto essenzialmente alla Cina, che in otto anni ha quadruplicato gli acquisti (arrivando a richiedere oltre il 10% del totale dei titoli venduti nel mondo). Il Nordamerica aumenta al 6,4% (era al 4,4%). Fortissimo l’incremento dell’area Australia – Pacifico, arrivata a costituire il 5,2% del mercato (era allo 0,6%). Significativo, infine, l’aumento in Medio Oriente (dall’1,5 al 3,7%), Turchia in primis. Guardando alla distribuzione geografica delle vendite nei vari segmenti, in Europa si vendono soprattutto saggistica, guide e manuali, in Asia illustrati, in Sudamerica narrativa.

Uno sguardo, infine, all’altra voce della bilancia commerciale dell’editoria italiana: gli acquisti di diritti relativi a titoli esteri. Nel 2015 gli editori italiani hanno acquisito diritti per 10.685 opere straniere. Anche in questo caso il dato complessivo è in aumento rispetto a otto anni fa, ma con una curva decisamente meno accentuata (più 38,2%) rispetto a quella delle vendite. Sul totale dei diritti acquisiti, un terzo (32,6%) riguarda opere di narrativa, il 25,4% guide e manuali, il 21,3% saggistica, il 17,9% i libri per bambini e ragazzi. Marginali gli acquisti di illustrati: 2,8%.

Martino Periti

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