CULTURA

Biennale: la nuova umanità oltre il sogno. Racconto per immagini

In un mondo che è globale e frammentato allo stesso tempo, dove è continua la battaglia per la supremazia dell’uomo sull’uomo, sia che avvenga attraverso l’uso della forza o la politica economica, l’arte offre uno sguardo su ciò che davvero ci accomuna e che potremmo diventare. Un mondo lontano da ciò che ci divide, teso all’incontro fra le diversità. Un mondo che superi la visione antropocentrica della vita, dove l'umanità sia capace di mettersi in gioco, assumendosi le proprie responsabilità per andare oltre l’umano e costruire nuove alleanze tra specie diverse.

Per aprire una nuova èra, dove natura, umanità e tecnologia si riconcilino tra loro.

Curata da Cecilia Alemani, Il latte dei sogni, cinquantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte, mette al centro le diversità dell’essere umano come motore per la conoscenza reciproca. Un invito a riscoprire noi stessi, per ridare integrità alle nostre vite.

La Mostra rimarrà aperta a Venezia fino al 27 novembre 2022.

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1. Garden of the Metamorphosis _Tetsumi Kudo (Giappone). Una natura tecnologica, plasmata dall’uomo, è tutto ciò che rimane in un mondo postnaturale dove tutto è interconnesso.

2. Phone-Breath-Bed _ Tishan Hsu (USA). Il viso adagiato sul letto, addormentato. Eppure in ascolto. La tecnologia si fonde con il corpo diventando simulacro della vita. E della morte.

3. Toy Prototype _ Geumhyung Jeong (Corea). La macchina si fa umana, in forma di gioco. Eppure chiede aiuto, per superare il disagio per ciò che non potrà mai diventare.

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4-5. Mama _ Aneta Grzeszykowska (Polonia). Il rapporto tra la figlia e sua madre, bambola inanimata così fedele al vero. Un corpo finto e alienante su cui esercitare il controllo e restituire le nostre emozioni.

6. Logic Paralyzes the Heart _ Lynn Hershman Leeson (USA). Il corpo viene trasformato in dati, integrato nel sistema digitale e reso immortale. Vivo, anche se non è più ciò che era davvero.

7-9. Maskenfigur _ Lavinia Schulz e Walter Holdt (Germania). La natura e il regno animale sono l’ispirazione per costumi espressionisti che rendono il danzatore un essere ibrido.

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10. Where Do We Come From? Who Are We? Where Are We Going? _ Emma Talbot (UK). È ancora possibile ritornare alla natura, recuperando il rapporto profondo che ci lega ad essa?

11-12. Of Men and Gods and Mud _ Ali Cherri (Libano). Al duro lavoro per realizzare la diga di Merowe si accompagna il sogno della creazione, per portarci attraverso creature plasmate dal fango verso nuovi mondi.

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13-15. Red Leaves; Veiled Whispers _ Elias Sime (Etiopia). Cavi elettrici e altri materiali di scarto si intrecciano per creare nuove forme, dove l’uomo e la natura si fondono.

16. The Same different _ Rosemarie Trockel (Germania). I fili intrecciati diventano quadri, stesi su tele quasi fossero dipinti, dando valore al lavoro artigianale in una società sempre più meccanizzata.

17-19. Encyclopedia of Relations _ Alexandra Pirici (Romania). I corpi si muovono nello spazio. È una danza, un intreccio di relazioni e interazioni che, ispirate alla biologia e alla botanica, possono essere simbiotiche o parassitarie.

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20-22. Italia _ Storia della Notte e Destino delle Comete _ Gian Maria Tosatti. Una fabbrica, immensa e desolata. Da una radio ancora accesa si sentono cori da stadio, mentre tutti intorno sono svaniti, lasciando lo spazio vuoto. Il risveglio dalla grande illusione.

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23. Serbia _ 800m _ Vladimir Nikolic. Il mare, ampio, placido. L’acqua come principale via di comunicazione per i popoli antichi. Un’acqua che abbiamo imbrigliato, costruendo dei mari a nostra immagine e somiglianza.

24-25. Australia _ DESASTRES _ Marco Fusinato. Un’allucinazione. Il suono è un intreccio caustico e rumoroso di feedback sovrapposte che tutto investe, insieme alle immagini casuali che invadono lo spazio.

26-28. Austria _ Soft Machine _ Jacob Lena Knebl e Ashley Hans Scheirl. Una nuova identità inclusiva si forma dall’incontro-scontro con la tecnologia, un nuovo organismo in un mondo alieno.

In quanto corpi mortali, non siamo né invincibili né autosufficienti: siamo parte di un sistema di dipendenze simbiotiche Cecilia Alemani

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