Nel 2019 saranno passati 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci e per dare il via alle celebrazioni la Galleria degli Uffizi si prepara a esporre il manoscritto più pagato al mondo: dal 30 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019 il Codice Leicester sarà ospite di riguardo nel capoluogo toscano nella mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci, a cura di Paolo Galluzzi.
"Il Codice Leicester - dichiara Galluzzi - frutto dell’ormai acquisita maturità come artista raffinatissimo, penetrante osservatore della natura, ingegnere capace di concepire progetti di straordinario ardimento e interprete originale dei fenomeni più significativi del macrocosmo e del microcosmo, offre una visione intrigante della vastità inaudita degli orizzonti esplorati dalla mente di Leonardo. Una mente protesa a raccogliere le sfide più complesse e a mettere in discussione le conclusioni stabilite dagli autori più accreditati della tradizione. Compilato nella fase più creativa della propria esistenza, nel cuore di una Firenze allora vera e propria Scuola del mondo, il prezioso manoscritto documenta l’ossessione conoscitiva di Leonardo per l’elemento acqua, per i suoi movimenti vorticosi, per la forza plasmatrice e la potenza distruttrice che la caratterizzano. Con continui rimandi a Firenze, al suo impianto urbano e al suo fiume, risorsa e al tempo stesso minaccia per le comunità che ne popolano le rive. La mostra invita a compiere un viaggio in un tempo di visioni ardimentose, di progetti avveniristici, di manifestazioni del pensiero di inarrivabile genialità".
Dopo una “vita” piuttosto sedentaria (fino al 1980 veniva tramandato da una generazione all’altra dei conti di Leicester), il manoscritto fu trasferito oltreoceano quando venne messo all’asta da Christie’s e acquistato da Armand Hammer per 5,6 milioni di dollari (è infatti conosciuto anche come “Codice Hammer").
Alla morte del proprietario, dopo qualche anno all’Armand Hammer Museum of Art and Cultural Center, il manoscritto fu messo nuovamente all’asta, e questa volta se lo accaparrò Bill Gates per una cifra meno “democratica”: più di 30 milioni di dollari.
Le 36 pagine (18 fogli piegati a metà per un totale di 72 facciate) di cui è composto il codice sono state vergate da Leonardo da Vinci nei primi anni del Cinquecento. Secondo Carlo Pedretti, storico dell’arte e studioso di Da Vinci, il codice aveva lo scopo di mettere ordine tra le varie osservazioni che Leonardo aveva fatto nel tempo: alcuni sostengono che poteva diventare un trattato di idraulica, mentre è più quotata l’ipotesi che la volontà dell’autore fosse lasciarlo sotto forma di appunti, corredati da disegni. Il testo, comunque, non si limita all’idraulica, ma raccoglie anche osservazioni sulla natura più affini alla geologia e all’astronomia.
Oltre al Codice, alla Galleria degli Uffizi saranno esposti altri disegni originali di Leonardo, e fogli appartenenti ad altri codici: il Del moto et misura dell’acqua dalla Biblioteca Apostolica Vaticana; il Codice sul volo degli uccelli, prestato dalla Biblioteca Reale di Torino, scritto nello stesso periodo del Codice Leicester; quattro fogli del Codice Atlantico, prestati dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che fanno il punto sugli studi vinciani sulla Luna e che illustrano la gru di cui voleva servirsi Leonardo per scavare il canale che avrebbe collegato Firenze al mare; due fogli doppi del Codice Arundel della British Library che analizzano il corso dell’Arno, i suoi ponti e il legame tra moti dell’acqua e moti dei venti di cui parla Leonardo nel Codice Leicester.
Degli scritti di Leonardo, questo è l’unico ad appartenere a un privato, ma ogni anno Bill Gates permette a un diverso museo di esibirlo: è quindi un’occasione rara per vedere il manoscritto più pagato al mondo, visto che non sempre viene esposto in Italia.
Anche se gli amanti delle antichità inorridiranno, potrebbe sorgere spontanea una domanda: perché prendersi la briga di andare fino a Firenze per ammirare una serie di fogli di carta il cui contenuto è facilmente reperibile online? Il motivo risiede in quel “deserto digitale” che ci stiamo lasciando dietro secondo Vinton Cerf, uno dei padri di internet. Quando tra mille anni gli archeologi cercheranno delle testimonianze del passaggio dei contemporanei sulla terra, potrebbero non trovare nulla. La maggior parte delle tracce che ci stiamo lasciando dietro sono effimere: i floppy disk sono già morti, i domini internet scadono, le memorie esterne si erodono come gli hard disk. È giunto il momento di riscoprire il fascino della carta, quella che dopo 500 anni non solo è ancora integra, ma ha considerevolmente aumentato il suo valore.
Tutto il nostro sapere è appeso al filo di un backup, mentre quello del Rinascimento veniva consegnato alla storia per aiutare concretamente i cittadini dei secoli successivi. In quest’ottica, il codice Leicester è una vera e propria opera d’arte, che merita di essere vista anche da chi non è appassionato di antichità né di idraulica.