Simone Marcuzzi è da poco in libreria dopo quattro anni con un nuovo romanzo, Fratelli (DeAPlaneta, 366 pagine) in cui torna a un antico amore: raccontare i grovigli delle relazioni familiari (e non solo) con uno sguardo fresco e adeso all’occhio di chi le vive.
Qui il protagonista è Alberto, che se nella prima parte è – metaforicamente, ma non troppo – la “zavorra” (così intitola l’autore) del fratello più grande Lorenzo, nella seconda diviene “socio” di un amico che gli farà assaggiare la vita vera, e solo nella terza, forse, finalmente, se stesso.
Quello che l’autore dipana tra le pagine è l’intreccio di una relazione a due che, il più delle volte, è negletta. Fiumi d’inchiostro spesi a delineare rapporti con madri, padri, compagni di vita, ecco che lo scrittore decide di indagare quel legame orizzontale che non scegliamo, ma che inevitabilmente ci definisce.
Nel caso di Alberto e Lorenzo, il protagonista lo fa per differenziazione suo malgrado: tanto il fratello maggiore è un leader, morde la vita, sbagliando e recuperando, così non è Alberto. Più regolare, sensibile, timido, quasi inappuntabile, è quel “bravo ragazzo” che non sempre chi lo è ama esserlo.
E in un susseguirsi di rovesciamenti, Alberto e Lorenzo saranno l’uno ora la spalla ora l’aguzzino dell’altro. Sullo sfondo i genitori che, come molto spesso accade, passano, agli occhi dei figli, dall’essere “un’istituzione” a persone con la propria storia, fatta anche di sconfitte. La madre, in particolare, è una figura toccante: così fragile, piena d’amore e di paura da far risuonare in chi legge l’eco dei propri sentimenti più delicati.
E poi, trasversalmente, c’è la storia della fratellanza che scegliamo e che ci attraversa come una corrente elettrica, generatasi per cortocircuito: l’amicizia. Alberto da bambino, in colonia, conosce Fabrizio che sarà l’unico capace di portarlo fuori strada facendogli provare brividi di vita per lui inauditi. Lo ritrova alle superiori, divenuto un ragazzaccio, ma un malinteso finisce per allontanarli.
Le volute dell’esistenza sono però così tortuose e imprevedibili che anche le porte che sembrano oramai serrate a catenaccio alle volte si riaprono.
Con un linguaggio piano e avvolgente, Simone Marcuzzi, ci porta in modo solo apparentemente ingenuo alla scoperta dei meccanismi che muovono gli ingranaggi della vita. Senza mai perdere la speranza di quella Redenzione che è anche il titolo del romanzo che Alberto stesso scriverà per fare i conti col fratello e col passato.
Abbiamo intervistato l'autore: