SCIENZA E RICERCA
Gaetano Manfredi, ministro designato dell’università e della ricerca
di Pietro Greco
L’annuncio è stato dato nelle ultime ore del 2019, ma la nomina non è stata ancora formalizzata. Occorre prima un Consiglio dei Ministri che decreti lo spacchettamento del MIUR (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) e solo dopo il nuovo ministro designato dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e il nuovo ministro designato per l’Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi, potranno giurare nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Matterella, ed entrare nella pienezza delle loro funzioni.
È già possibile, però, fare alcune considerazioni. Ci limitiamo alla nomina di Gaetano Manfredi, lasciando a un altro momento qualche riflessione sulla scuola e quindi sul ministro per ora designato, Lucia Azzolina.
Chi è il nuovo ministro Gaetano Manfredi
Gaetano Manfredi è laureato in ingegneria e ordinario di Tecnica delle costruzioni presso il Politecnico di Napoli. È rettore dell’università Federico II della città partenopea ed è già al secondo mandato quale presidente della CRUI, la Conferenza dei rettori.
La sua designazione a ministro dell’Università e della Ricerca è una buona notizia, fermo restando che la principale tra le buone notizie sarebbe un aumento degli investimenti pubblici e una decisa, persino radicale sburocratizzazione. In questo momento l’Italia nel campo dell’alta formazione e della ricerca è come un pugile che va alle Olimpiadi potendo usare solo un braccio (mancanza di fondi) e avendo le catene al piede (la burocrazia). Nonostante questo, gli atenei e le comunità scientifiche del paese non fanno brutta figura nell’agone internazionale. Anzi …
Perché è una buona notizia, la designazione di Manfredi?
Per tre motivi, essenzialmente. Per la sua persona; perché è espressione piena del mondo che dovrà governare, perché ha già manifestato idee interessanti.
Gaetano Manfredi non è solo un brillante ingegnere che in età relativamente giovane, 56 anni, ha già percorso tutta la carriera accademica, fino alla presidenza confermata e, dunque, apprezzata a presidente della Conferenza dei Rettori. Ha anche un’esperienza politica: è stato consulente del Ministro delle riforme e della pubblica amministrazione, Luigi Nicolais tra il 2006 e il 2008. E chi lo conosce dice che è persona insieme molto equilibrata e molto determinata. Insomma, ha il profilo personale giusto per guidare la politica dell’università e della ricerca.
Inoltre ha dalla sua proprio il fatto di essere persona competente, espressione della comunità accademica italiana. Dell’università e del sistema di ricerca conosce molto bene i pregi e i difetti. Ma conosce, soprattutto, le lacune. Il gap che le costringe, appunto, a salire sul ring della competizione internazionale della conoscenza, disponendo di una sola mano e avendo i piedi legati. Quando il governo ha varato l’ultima Legge di Bilancio, negando di fatto i fondi minimi necessari all’università e alla ricerca, prima che il ministro Lorenzo Fioramonti si dimettesse mostrando, come Il Bo Live ha già avuto modo di evidenziare, coerenza (https://ilbolive.unipd.it/it/news/grido-ministro), Gaetano Manfredi, quale presidente della CRUI, ha lanciato un messaggio molto forte di denuncia: i soldi non bastano affatto e ai giovani non è stato aperto neppure un minimo spiraglio.
Il che di per sé rappresenta un programma di governo, per Gaetano Manfredi. Recuperare fondi per l’università e la ricerca – almeno un miliardo – affinché l’Italia non sia più la cenerentola d’Europa e spalancare le porte ai giovani. La comunità accademica e scientifica italiana ha un’età media molto elevate, mentre troppo porte impediscono l’entrata di menti ed entusiasmi di giovani.
La sua nomina a ministro, dopo queste bordate lanciate con calma e determinazione, significa (o, almeno, sembra significare) che il governo ha capito che c’è una lacuna da colmare.
Se con il suo carattere e le sue competenze Gaetano Manfredi riuscirà a raggiungere i due principali obiettivi – maggiore finanziamento, nuovi spazi per i giovani – dimostrerà coi fatti che l’annuncio della sua designazione è stata una buona notizia.
Se poi riuscirà anche ad avviare l’opera – che si annuncia poderosa – di sburocratizzazione del sistema universitario e della ricerca, dimostrerà, sempre coi fatti, che è possibile quella svolta necessaria per portare l’Italia verso la società e l’economia della conoscenza.
Perché, non dimentichiamolo, l’università e la ricerca non hanno solo un valore culturale (e non sarebbe davvero poca cosa!), ma oggi hanno un valore economico primario. Anzi, strategico. Perché la gran parte dell’economia mondiale si regge sulla produzione e sull’uso di nuova conoscenza.
Con la cultura, si mangia!