UNIVERSITÀ E SCUOLA

Meneghello studente: la sua vita universitaria attraverso i documenti

Sono nato e cresciuto a Malo nel Vicentino, e lì ho imparato alcune cose interessanti. Ho fatto studi assurdamente ‘brillanti’ ma inutili e in parte nocivi a Vicenza e a Padova; sono stato esposto da ragazzo agli effetti dell'educazione fascista, e poi rieducato alla meglio durante la guerra e la guerra civile, sotto le piccole ali del Partito d'Azione. 

Così Luigi Meneghello negli anni Settanta tracciava schiettamente la storia della propria formazione. Era “dispatriato” in Inghilterra da quasi trent’anni ormai, inizialmente grazie a una borsa di studio del British Council per un anno presso l'università di Reading, poi per docenza nella stessa università. Nemmeno due anni prima di emigrare si era laureato a Padova, dunque. Il suo libretto universitario, custodito nell’archivio dell’ateneo, racconta di un percorso d’impegno negli studi e nelle attività politiche. Registra un susseguirsi di voti altissimi e interruzioni dovute a responsabilità militari e civili. Lunga la lista di esami affrontati con studiosi come Norberto Bobbio (si legge ad esempio di filosofia del diritto e di dottrina dello Stato), Diego Valeri (lingua e letteratura francese), Giuseppe Fiocco (storia dell’arte), Carlo Anti (archeologia), Concetto Marchesi (letteratura latina).

Sono del 1939 i fogli ingialliti del primo fascicolo, quello dell’iscrizione alla facoltà di lettere e filosofia dello “studente Meneghello Luigi, figlio di Cleto e di Canciani Giuseppina, nato a Malo (Vicenza) il 16 febbraio 1922” e raccontano della sua famiglia: un padre di 47 anni concessionario di autolinee e una madre quarantacinquenne “maestra elementare di V categoria”. C’è la foto di un Luigi diciasettenne – s’era diplomato in anticipo, facendo due anni in uno – serio e bello, con i capelli impomatati all’indietro, la giacca e la cravatta. E c’è, ripiegato in quattro, il suo diploma di maturità classica in originale, rilasciato nel luglio 1939 dal presidente della commissione del Liceo Pigafetta di Vicenza. Luigi si diploma con voti che culminano nei 10 in cultura militare e storia dell’arte, e non scendono sotto l’8 per le altre materie, se non per un 7 in educazione fisica.

Il certificato d’iscrizione al corso di laurea in lettere gli servirebbe, scrive nel  Quaranta, “per ottenere l’abbonamento ferroviario sul percorso Vicenza-Padova”, nonostante nella sua scheda dichiarasse inizialmente di abitare a Padova in via Savonarola, ospite di Giulio Rubini, e più avanti in via Gabelli. Ma evidentemente Luigi fa anche il pendolare, tanto che a Vicenza fino al 1942 risulta essere iscritto al Gruppo universitario fascista (Guf) e alla milizia universitaria. Per il Guf di Padova partecipa invece nel 1940 ai Littoriali della Cultura a Bologna e vince addirittura un concorso, quello di dottrina fascista. La partecipazione ai “giochi” gli vale l’assunzione per due anni nella redazione del quotidiano padovano Il Veneto.

Nel corso del suo terzo anno viene contattato dall’Ufficio Reclutamento di Vicenza e per la prima volta nella sua scheda personale compare l’idoneità al servizio militare. Risulta idoneo al servizio e ancora iscritto al Guf anche nell’anno accademico successivo, il 1942/43, quando decide di cambiare corso di laurea e passare a Filosofia. Le carte del ‘43 ci parlano già di un “Alpino universitario Meneghello Luigi” in servizio nell’esercito “per aver rinunciato al beneficio del ritardo del servizio militare per ragioni di studio”.

Il 1943 è dunque l’anno della svolta, sia negli studi – da lettere a filosofia – che, soprattutto, nell’impegno militare e civile. In servizio prima a Merano e poi a Tarquinia, in settembre riesce a tornare in Veneto e all’inizio del 1944 forma con un gruppo di amici un reparto partigiano, che si richiama al Partito d’Azione. In una velina del 1945 il segretario del Comitato di liberazione Nazionale Provinciale di Vicenza dichiara che Luigi “ha prestato servizio nelle formazioni partigiane già dal settembre del 1943; da allora in poi è stato attivamente ricercato (tanto che il di lui padre è stato trattenuto come ostaggio nel dicembre del 1944) per cui ha dovuto vivere alla macchia e non ha pertanto potuto sostenere esami all’università”.

La “giustificazione” ha valore e Meneghello viene ammesso fuori corso a concludere il corso di laurea in filosofia. Termina così gli esami e si laurea con il massimo dei voti e la lode una settimana prima del Natale del ’45. Non presenta una tesi di laurea scritta, ma orale, su “Il problema della filosofia e della cultura moderna in La Critica”.

A quel tempo si poteva fare a voce, e io un mattino andai al Liviano a farla, e spiegai tutto a un gruppetto di persone in parte certamente serie e dotte, ma che forse sulla ‘cultura europea’ non avevano particolari informazioni, e (strano) non mi parevano elettrizzate a sentire quello che gli dicevo.

Dopo la laurea, l’impegno – deluso – per il rinnovamento della società italiana e il trasferimento a Reading. Una carriera da accademico e la definitiva consacrazione di scrittore negli anni Sessanta, con la pubblicazione di Libera Nos a Malo e I piccoli maestri. Il ritorno definitivo in Italia, a Thiene, pochi anni prima della sua morte, esattamente dieci anni fa, il 26 giugno 2007.

Io volevo soprattutto imparare, nella vita, invece mi sono trovato a insegnare. Ho insegnato letteratura italiana all’università di Reading nella valle del Tamigi. Ho continuato inoltre a studiare e scrivere, confondendo un po’ i due processi; e ho poi lasciato l’insegnamento, nel 1980, per confonderli con più comodo. Ho pubblicato dei libri nei quali, come in tutto ciò che studio e scrivo, cerco di giustificarmi la natura delle cose, se c’è. (Il dispatrio, 1993)

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