Scaffali colmi di libri, strumenti e materiali per sviluppare fotografie. Tante pellicole e fiori secchi. Una tenda blu che protegge un prezioso angolo di quella stanza: la camera di processo, quella da cui escono i soggetti di quei quadri che tappezzano le pareti della stana. Si tratta di quadri molto particolari: piante e animali ai raggi X con un tocco di colore. Ecco lo studio di Arie Van’t Riet, un fisico olandese che applica le sue conoscenze nel campo della fisica a creazioni artistiche. Fisica e arte quindi, una combinazione che per il dottor Van’t Riet è nata un po’ per caso ma con una grande passione.
Ad un certo punto della sua carriera, mentre lavorava come fisico nel dipartimento di radiologia e medicina nucleare al Deventer Hospital, in Olanda, dovendo insegnare ad alcuni tecnici a utilizzare i raggi X, pensò di usare come esercitazione dei fiori. Così raccolse dei fiori dal giardino dell’ospedale e chiese di usare quelli come campioni per delle radiografie. Il lavoro piacque a lui e anche ai tecnici. E per Arie quello fu l’inizio di tanti lavori come questo. Per gioco, infatti, decise di colorare alcuni particolari delle radiografie dei fiori ottenendo delle vere e proprie “opere d’arte”, delle opere tra scienza e arte.
Abbiamo parlato dei capolavori della natura a raggi X direttamente con Arie Van't Riet in un’intervista.
Dietro le opere d’arte di Arie Van’t Riet il lavoro è tanto, non mancano le difficoltà ed è grazie alla grande conoscenza dei raggi X e del loro utilizzo, insieme alla passione per la fotografia, che il dottor Van’t Riet riesce a realizzare i suoi “bioramas”, come lui stesso ha battezzato le sue opere.
Il primo passo è procurarsi il materiale. Si tratta di fiori raccolti di persona o acquistati e animali già morti che il dottor Van’t Riet trova per la strada oppure acquistati. Una volta procurato il materiale Arie procede con la composizione che avviene su un’apposita pellicola radiografica al bromuro d’argento che verrà poi esposta ai raggi X con una sorgente posta a circa un metro di distanza. In questo modo quello che Arie ottiene è il negativo della composizione ottenuta: un’immagine su sfondo nero con i particolari dei soggetti scelti in bianco. Il lavoro che porta all’immagine finale, lo sviluppo della pellicola quindi, è tutto analogico. Il negativo, poi, viene modificato con tecnica digitale, al computer, dopo una scansione professionale dell’immagine. Per finire Arie dà quel tocco di colore che completa l’opera finale.
Il passaggio chiave tra quelli richiesti per la realizzazione delle opere finali è l’esposizione della composizione naturale ai raggi X, un’operazione che richiede grandi abilità e una grande e approfondita conoscenza dei raggi X e del loro utilizzo. Senza la fisica e senza le conoscenze che la fisica dà, non sarebbe possibile realizzare quei capolavori. Infatti per ottenere le sue opere, Arie fa una sola esposizione ai raggi X: tutti i soggetti sono quindi esposti ai raggi X nello stesso momento. “La difficoltà maggiore, quindi, è combinare diverse energie di raggi X in una singola esposizione – racconta il dottor Van’t Riet – perché ad esempio per ottenere immagini di piante servono raggi X a basse energie, mentre per ottenere immagini di animali l’energia dei raggi X richiesti è maggiore”. In generale Arie usa una prima esposizione a bassa energia per circa due minuti e mezzo in modo da visualizzare le parti più sottili (come i petali o le foglie) seguita da una seconda esposizione a energia più elevata per circa tre minuti e mezzo in modo da visualizzare le parti più spesse. La procedura di base è circa questa ma poi, a seconda del soggetto scelto, ci sono diversi accorgimenti che il dottor Van’t Riet mette in campo. Tra gli accorgimenti ci sono l’utilizzo di supporti che fanno passare i raggi X solo in punti specifici o dosandone l’energia con un gradiente specifico.
Arie Van’t Riet non si ritiene un artista, si ritiene un fisico e per lui la fisica resta il centro del suo lavoro. Ha saputo, però, vedere e capire come un’approfondita conoscenza in un settore specifico della fisica – quello dei raggi X in questo caso -, se unito all’arte, può avere risvolti inaspettati e può farci vedere la natura con nuovi occhi.