SCIENZA E RICERCA
Quello che l'Open Access può dare alla scienza e alla ricerca

Un portale, migliaia di tweets e di post hanno caratterizzato il forte interesse del web 2.0 e del mondo della ricerca per la settimana internazionale dell’Open Acces “Set the Default to Open Access”, dal 22 al 28 ottobre. Il Wiki italiano riporta decine e decine di conferenze e incontri organizzati da università e centri di ricerca. In uno di questi Jean-Claude Guédon - docente di storia della scienza, comunicazione e tecnologia dell’informazione presso il dipartimento di letteratura comparata dell’Università di Montreal, da sempre a favore del software libero e fondatore di una delle prime riviste scientifiche in rete di area francofona, la canadese “Surfaces” - ha ribadito come l’utilizzo delle tecnologie di rete, se da una parte supporta la crescita economica combattendo le sacche di povertà non solo intellettuali, dall’altra può comportare forme di colonialismo culturale, laddove multinazionali editoriali e reti sociali proprietarie, apparentemente aperte, di fatto sfruttano per fini di marketing e a scopo di lucro i dati della ricerca. Secondo Guédon “Se la vita della scienza dipende dalla discussione pubblica, la pubblicità del sapere non è un problema tecnico o editoriale: è un problema politico e culturale. Un problema che ha a che vedere con la libertà degli studiosi stessi, sia come autori sia come lettori” (In Oldenburg’s Long Shadow: Librarians, Research Scientists, Publishers, and the Control of Scientific, traduzione italiana a cura di M.C. Pievatolo, B. Casalini, F. Di Donato liberamente scaricabile).
Uno degli appuntamenti più attesi della settimana OA è stato Webcast, organizzato dalla Right to Research Coalition, riferimento importante per tutta la comunità studentesca internazionale. L’Open Access, si legge nel loro statement, consente agli studenti di migliorare la loro istruzione e contribuire alle future scoperte. Gli studenti di medicina, per esempio, dipendono dall’accesso alle ultime ricerche, sia durante i primi anni in facoltà, sia come specializzandi negli anni successivi, e un’adeguata e aggiornata formazione si traduce in migliori cure per i loro pazienti. I due relatori Jean-François Dechamp e Alma Swan, esperti di riferimento delle politiche europee per l’OA, hanno sottolineato l’importanza di un sostegno forte nelle attività di advocacy verso gli studenti, che rivestono un ruolo fondamentale nel garantire politiche realmente inclusive. Hanno delineato l’attuale panorama dell’assetto delle politiche europee per l’OA spiegando che le deliberazioni della Commissione Europa prevedono lo stanziamento di 80 miliardi di euro per ricerche – con risultati in formato aperto- da finanziare entro il programma Orizzonte 2020; ma si tratta di un territorio ancora molto scivoloso a causa delle forti pressioni del mondo degli oligopoli editoriali.
La Commissione europea, sulla scia di quanto avvenuto negli Stati uniti, raccomanda agli stati membri di adottare un approccio efficace affinché “sia assicurato un accesso aperto alle pubblicazioni prodotte nell’ambito di attività di ricerca finanziate con fondi pubblici quanto prima possibile, preferibilmente subito e comunque non più di sei mesi dopo la data di pubblicazione e di dodici mesi nel caso delle pubblicazioni nell’area delle scienze sociali e umane”. L'obiettivo è rendere accessibile, entro il 2016, il 60% degli articoli scientifici su ricerche finanziate con fondi pubblici europei.
Sono oltre 250 le istituzioni scientifiche e le agenzie di finanziamento nel mondo (tra le quali Harvard, MIT, CERN) che hanno già adottato normative che obbligano a depositare le ricerche in Open Access.. Perciò non ha fatto più di tanto scalpore il Memorandum del 17 aprile u.s. con cui la biblioteca dell’Università di Harvard si è dichiarata incapace di sostenere i costi degli abbonamenti alle riviste scientifiche più importanti e ha invitato i suoi docenti a passare all’Open Access, suggerendo di abbandonare le riviste a pagamento dell’editoria scientifica per pubblicare su riviste on-line a accesso aperto.
Del resto nel 2007 il senato Usa votò il sostegno alla politica di OA per le ricerche del National Institute of Health (NIH), segnando un punto fermo dopo alterne vicende con gli editori iniziate nel 2004. A seguito del Consolidated Appropriations Act of 2007( H. R. 2764), vi è obbligo di archiviazione di tutti gli articoli scientifici finanziati dai NIH in PubMed Central (PMC) con full-text reso accessibile allo scadere dei 12 mesi dalla data ufficiale di pubblicazione.
Il modello di Harvard è analizzato in un recente articolo di Eric Priest della Scuola di legge dell’Università dell’Oregon (liberamente scaricabile nel repository SSRN - Social Science Research Network) in cui l’autore, attraverso un ragionamento lineare e filologico, conclude la sua analisi nel senso dell'ammissibilità giuridica del modello. Un contributo prezioso per il modello europeo. In Gran Bretagna, prima a recepire l’esempio statunitense, a partire dal 2013 tutte le pubblicazioni finanziate con fondi pubblici dovranno essere messe a accesso aperto, come assicurato dal ministro britannico dell'Università e della Scienza David Willets. Il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, inoltre, aiuterà il governo britannico a rendere gratuitamente accessibili su Internet tutte le ricerche scientifiche finanziate con denaro pubblico. Willetts aveva commissionato un rapporto per esplorare e incrementare le modalità di accesso alle ricerche finanziate con fondi pubblici a un gruppo di lavoro appositamente formato, il Working Group on Expanding Access to Published Research Findings, coordinato dalla sociologa dell'Università di Manchester Janet Finch. Il rapporto Finch, presentato lo scorso 18 giugno, evidenzia l’importanza dell'open science per promuovere l'innovazione e il progresso e suggerisce azioni concrete su cui i Research Councils (RCUK) e gli organi decisionali inglesi dovranno lavorare per promuovere il passaggio a una ricerca pubblica all'insegna dell'accesso libero. Gli RCUK, principali finanziatori della ricerca scientifica pubblica nel Regno Unito, hanno già pubblicato dal 2005 una nuova policy sull’accesso aperto che armonizza e modifica sensibilmente esistenti gli indirizzi precedenti. La nuova policy, che sarà applicata a tutte le pubblicazioni dal 1 aprile 2013, stabilisce che gli articoli di ricerca finanziati per intero o in maniera parziale dagli RCUK dovranno essere pubblicati in riviste o periodici compatibili con i parametri di accesso libero assunti. Dovranno altresì includere i dettagli relativi ai finanziamenti a supporto della ricerca oltre a informazioni precise sul modo in cui i materiali alla base dello studio come dati, campioni o modelli possono essere accessibili ai fini della replicazione della ricerca in modo indipendente.
A seguito del rapporto Finch, il ministro Willetts ha esplicitamente dichiarato il suo appoggio all'Open Access assicurando editori e aziende private che “l'apporto delle riviste scientifiche d'eccellenza inglesi, sia dal punto di vista economico che da quello del prestigio nel mondo, non dovrà cessare con il passaggio all'open access, ma dovrà trovare, assieme al governo e ai ricercatori, una nuova strada”.
Antonella De Robbio