UNIVERSITÀ E SCUOLA

Scuole e atenei chiusi: ripensare e integrare "teaching" e "learning"

We don’t need no education

We don’t need no thought control

No dark sarcasm in the classroom

Teachers leave them kids alone”

Pink Floyd, The Wall., 1979


“D’un tratto mi tornano in mente i nomi degli autori delle opere 

ch’egli ha consultato ultimamente: Lambert, Longlois, Larbalétrier, 

Lastex, Lavergne. E’ un lampo: ho compreso il metodo dell’Autodidatta

egli si istruisce per ordine alfabetico […] Dietro di 

lui e davanti a lui c’è un universo. E s’avvicina

 il giorno in cui egli, chiudendo l’ultimo volume dell’ultimo 

scaffale d’estrema sinistra, dirà: - E adesso?”

J.P. Sartre, La nausea, 1938


I provvedimenti governativi per il contenimento della diffusione del Codiv-19 hanno tra l’altro previsto la sospensione delle attività didattiche tradizionali e riportato l’attenzione sulla teledidattica. L’università di Padova si è dimostrata particolarmente reattiva anche grazie alla disponibilità di una piattaforma tecnologica le cui potenzialità, forse finora non valorizzate appieno, potrebbero dare un nuovo impulso alla sperimentazione di modalità alternative di insegnamento e apprendimento. 

Il termine teledidattica sembra circoscrivere la strategia pedagogica alla soluzione di un problema logistico affidando alla tecnologia la funzione di supplire alla mancanza di unità di tempo e di luogo e di ricreare per via telematica, con tutta la verosimiglianza possibile, l’interazione docente e allievo dell’aula tradizionale.

È un modo forzatamente parziale e, in definitiva, difensivodi affrontare il problema. Un approccio e-learningsicuramente amplierebbe la semplice prospettiva di didattica a distanza ma rischia di enfatizzare la sola dimensione tecnologica. Per questa ragione è preferibile l’espressione net teaching & learning perché sottende una strategia che ingloba tutte le possibilità della Rete per modificare radicalmente, oltre questa contingenza, il processo di apprendimento e il ruolo di tutti gli attori che vi partecipano. Infatti, la Rete permette non solo la costruzione di vere e proprie classi virtuali (con modalità di gestione del processo didattico sia sincrone che asincrone) e la loro integrazione in contesti pedagogici basati comunque sulle aule (quando riapriranno), ma anche il supporto a nuove relazioni interattive tra l’insieme dei soggetti coinvolti, tramite attività e strategie didattiche di tipo collaborativo. I colleghi e i corsi di studio che più rapidamente si sono adeguati alle nuove modalità didattiche imposte dalle misure anti-contagio sono coloro che già avevano sperimentato modalità interattive anche entro l’aula tradizionale. 

Net learning

Il net learningè un processo di apprendimento basato sulla Rete, attraverso la quale vengono diffusi o ricercati i materiali didattici. Esso utilizza una nuova combinazione di strumenti che possono valorizzare tutti le forme tradizionali di apprendimento basate sull’aula, lo studio di testi e ipertesti, simulazioni e laboratori virtuali, oltre ad aprirsi al mondo sconfinato dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentataper ora ampiamente inesplorato o limitato agli aspetti amministrativi della didattica.

Il net learning mantiene una caratteristica fondamentale della teledidattica, ossia la rottura, ma sarebbe più appropriato dire la dilatazione, dell’unità spazio-temporale che consente non solo la de-sincronizzazione dei processi di apprendimento, ma addirittura una integrazione tra teaching learning. Il supporto delle tecnologie basate sul Web permette, oltre all’attivazione sotto nuove forme della dimensione interattiva e cooperativa ella didattica d’aula, anche un suo approfondimento, migliorandone l’efficienza e l’efficacia. Si passa pertanto dal concetto di "autoistruzione" il cui limite risiede nell’impossibilità di creare una situazione didattica bilaterale in grado di superare l’isolamento dell’allievo (l’autodidatta della citazione di Sartre in epigrafe) a quello di "apprendimento cooperativo", basato sul recupero della condivisione della relazione pedagogica.

Rispetto all’e-learning, il net learning si pone come un amplificatore del ruolo del docente che viene potenziato dai contenuti del Web e dalle interazioni che genera. Questa amplificazione è attivata dallo stesso discente o, meglio, dalla comunità di apprendimentoche, in questo senso, ha un ruolo attivo anche dal lato del teaching. Il ruolo del docente diviene, se possibile, più importante ma anche più complesso.Il net learningnon può sostituirsi all’aula, ma la può migliorare attraverso la comunicazione interattiva che facilita l’apprendimento.

L’apprendimento per un allievo varia a seconda dei contenuti e del mezzo usato per veicolarli. Quanto più contenuti e mediumsono coerenti con lo stile di studio e le caratteristiche dell’allievo, tanto migliore sarà l’apprendimento e il conseguimento degli obiettivi didattici. Partendo da una nota tipologia delle modalità di apprendimento (Calt), è possibile ampliare l’orizzonte e proporre il net working come una sorta di meta apprendimento che utilizza e integra tutti gli strumenti formativi e apre la strada a un superamento della distinzione tra teaching learning, tra learning working (Tab. 1).  Si pensi ai possibili utilizzi dell’integrazione che ne consegue in tema di alternanza scuola/lavoro, stage, esercitazioni, laboratori e così via e, in un ambito contiguo a quello universitario, in tema di Istituti Tecnici Superiori.

Net learning e tecnologia

Molte agenzie formative nel nostro Paese hanno avviato esperienze di e-learning che, in generale, si caratterizzano per un impatto limitato sul processo formativo. Per lo più si tratta della messa in rete di materiali didattici, appena adattati alle potenzialità del digitale: ipertesti, immagini e animazioni, filmati, videoconferenze. L’interattività ha avuto un grande impulso grazie alla banda larga (e ancor più ne avrà con il 5G) e consentito esperienze totalmente basate sulla rivoluzione concettuale e operativa del net learning. Il che permetterà di colmare un ritardo non certo tecnologico ma concettuale e strategico. La tecnologia non può sostituirsi al progetto e nessun progetto che abbia qualche probabilità di successo può essere technology driven. Ma va anche detto che nessun progetto può avere successo se non adotta una tecnologia coerente o, quanto meno, compatibile con i propri contenuti, l’utenza e le sue modalità di apprendimento.

A parte alcune lodevoli eccezioni, era facile trovare - soprattutto in ambiente accademico, prima del Coronavirus - una certa resistenza aprioristica anche solo a considerare l’ipotesi di utilizzare il net learning. La razionalizzazione di questa resistenza argomenta che viene a mancare il rapporto sociale, giustamente considerato una componente fondamentale del processo di apprendimento. È però facile chiedersi se nelle affollate aule universitarie dove l’interazione molte volte si limitata a un ridottissimo question time, si sviluppi veramente un rapporto sociale. Non è la semplice compresenza fisica che genera il rapporto sociale. Molte aule richiamano quelli che Marc Augé ha definito “non luoghi”, cioè aggregazioni di persone dove l’interscambio sociale e affettivo è praticamente nullo, dove si entra declinando obbligatoriamente la propria identità per piombare subito dopo nell’anonimato. Paradossalmente la Rete può invece trasformarsi in un luogo di relazioni sociali. Molte persone al riparo dell’anonimato, a volte concesso dalla Rete, ritrovano la propria identità e interagiscono con altre identità più di quanto non avvenga in un’aula e pongono le basi per rapporti diretti e in ogni caso amplificano quelli esistenti. Secondo un’ipotesi tutta da verificare, si passerebbe così dal non luogodella prossimità fisica al luogodella prossimità virtuale.

Il ruolo del docente

Il passaggio, se avviene, non è semplice. L’attivazione della relazione di apprendimento nella Rete richiede un complesso lavoro sulle strumentazioni, sui materiali e soprattutto sugli allievi e sulle relazioni. Nel net learning l’attore principale del processo di apprendimento è l’allievo che deve quindi venir preparato a svolgere questo ruolo, stimolato e controllato non solo dal docente ma anche dalla comunità di apprendimento. Nella rete virtuale il rapporto one to onefunziona ancor meno che nella realtà.

Basti pensare al ruolo della valutazione. Tralasciando per ora la valutazione con finalità certificatorie (l’esame e il voto sul libretto, diventato anch’esso virtuale), è ormai acquisito che la valutazione, intesa come feed back, è parte costitutiva del processo di apprendimento. Non si colloca dopol’apprendimento, come verifica a posteriori, ma dentrol’apprendimento e ne costituisce il motore. Nella capacità di fornire continui feed back, la Rete è insuperabile, proprio perché prende le mosse dall’autovalutazione che si regge sul ruolo attivo del discente. Tuttavia, questa attivazione non può, se non in casi particolari, essere affidata a processi spontanei. È necessario strutturare il tempo e lo spazio del processo formativo, utilizzando tutto il potenziale di flessibilità della Rete, ma superandone allo stesso tempo le contraddizioni, portando cioè a sintesi sincronizzazione e desincronizzazione, autonomia e regolazione centralizzata, individualità e socialità, fruizione e produzione, informazioni e significati. Questo richiede un nuovo ruolo del docente o, meglio, di tutto lo staff didattico che deve essere in grado di presidiare tutto il processo e non solo singoli aspetti. Nel net learninginoltre, il discente e la comunità dei discenti sono dentro l’organizzazione del processo didattico. Ed è sostanzialmente questo che consente di passare dal teachingal learninge alla loro integrazione.

Si possono fissare due estremi: la strutturazione rigida delle organizzazioni formative tradizionali (l’aula, gli orari, la compresenza ecc.) e la totale destrutturazione postulata in certe proposte di on line learningche richiede ai singoli allievi uno sforzo di auto organizzazione che di fatto si è rivelato non sostenibile e che costituisce la spiegazione di molti fallimenti. Tra i due estremi, esiste un’area intermedia di strutturazione flessibile che da un lato apre ampi spazi di libertà all’allievo e da un altro consente al docente di stimolare e indirizzare l’apprendimento.

L’ipotesi di far meno dei docenti (la citazione dei Pink Floyd in epigrafe) e dell’aula è stata spesso alla base di molti progetti di formazione “alternativa”, per rispondere a difficoltà di tipo logistico (distanza) o di tipo temporale (problemi di sincronizzazione). Non sempre hanno avuto successo. Ora anche i più entusiasti manifestano prudenza e riconoscono che il net learning non è una passeggiata: richiede persone che apprendono in un modo nuovo, docenti che insegnano in un modo nuovo e un’organizzazione dei corsi di studio completamente ripensata. Realizzare tutti questi cambiamenti è molto complesso e non solo per problemi tecnologici. La tecnologia non può sostituire il progetto formativo. La sperimentazione forzata dal Coronavirus imprimerà una forte accelerazione alla nuova progettualità purché, nonostante tutte le difficoltà del momento, non ci si limiti a diffondere in streaming il video di un professore che parla ex cathedra.

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