SOCIETÀ

“C’è ancora qualcosa che i soldi non possono comprare?”

Non siamo a nostro agio a parlare di temi etici. Non siamo abituati al confronto civile. La politica trasforma ogni dibattito in uno scontro, mentre è di incontro e discussione, oggi, che avremmo un gran bisogno. Perché sono molti i temi urgenti da trattare in tempo di crisi, a partire dalla rivalutazione del concetto di ‘bene’, e soprattutto di ‘bene comune’. Dovremmo provare a ridefinire, attraverso un dibattito democratico, i confini morali del mercato, che troppo spesso diamo per scontati. Dobbiamo tornare a ragionare intorno a temi quali giustizia e uguaglianza, in un clima di rispetto reciproco, condivisione, comunità. Per arrivare, infine, a saper distinguere tra ciò che si può comprare e quel che invece non si dovrebbe mai comprare, separando nettamente i beni materiali da quelli immateriali, da tutelare e proteggere, prima che sia troppo tardi.

A ricordarcelo, il 23 maggio, è stato Michael Sandel, professore di filosofia politica e teoria del governo ad Harvard, tra i principali esponenti del comunitarismo,  con una lectio magistralis al San Gaetano: la sua fama lo aveva preceduto e in tanti (in gran parte studenti) hanno raggiunto il centro culturale per poterlo ascoltare. Per un’ora e mezza Sandel ha trasformato l’agorà in un’aula di Harvard. Fortunato chi c’era. 

“Non sarà un monologo, non voglio parlare solo io”; per arrivare al punto la prende larga, riproponendo le dinamiche del suo corso,Justice, tra i più seguiti nella storia dell’università americana. “Cos’è la cosa giusta da fare? Non c’è un’unica risposta ed è questo il bello della filosofia. Ma oggi proveremo a esplorare una delle questioni etiche più importanti: il ruolo dei mercati nella società contemporanea. Ci sono pochissime cose che il denaro non può comprare. Inizio subito con un esempio: nel carcere di Santa Barbara, negli Stati Uniti, chi ha i soldi può ottenere una cella migliore”. Sandel invita a esprimere il proprio pensiero, ponendo una serie di domande che dividono il pubblico tra favorevoli e contrari. “Quando ero piccolo facevo la coda per le giostre al parco divertimenti. Ora per evitare le code basta pagare un extra. Quanti di voi pensano che sia giusto?”. Qualcuno si dice contrario, un parco divertimenti dovrebbe rendere felici tutti, allo stesso modo; per altri, invece, offre un servizio, punta al profitto e fa impresa. Quindi perché non saltare la fila? “Ma, vi chiedo, - continua il professore - lo stesso discorso varrebbe se si trattasse di saltare la fila in ospedale?”. 

“Passiamo alle banche. Dopo la crisi del 2008, a chi sostiene che le banche debbano solo fare soldi si è aggiunto chi invece ritiene che il capitale debba essere utilizzato per scopi socialmente utili. Ragionare sul ruolo dei valori di mercato significa partire sempre dalla domanda su quale sia lo scopo di quell’istituto”. E ancora: “Vorrei fare un sondaggio sulla gravidanza surrogata. In India, per aumentare l'occupazione delle donne e permettere loro di uscire da condizioni di povertà, il Parlamento ha approvato una legge che prevede la pratica dell'utero in affitto. Secondo voi pagare per una gravidanza dovrebbe essere permesso o vietato?”. Il pubblico, ancora una volta, si divide: c’è chi difende il diritto di scegliere, chi sostiene che in condizioni di miseria la libertà di scelta non esista. Ci si domanda, dunque, cosa dovrebbe essere garantito. Cosa dovremmo salvaguardare, tenendo presente che l’economia non può essere considerata neutrale dal punto di vista morale. “Quando decidiamo che certi beni possono essere comprati o venduti, decidiamo, almeno implicitamente, che è appropriato trattarli come merce, come strumenti di profitto e consumo – spiega - Ma non tutti i beni sono in questo modo valutati correttamente. L’esempio più ovvio è l’essere umano”. 

In una società dove tutto è in vendita, la vita è più difficile per chi dispone di mezzi modesti. Più il denaro può comprare, più aumenta il gap tra ricchi e poveri. “Il rischio che stiamo correndo, oggi, è di valutare beni come la salute, l’istruzione, le relazioni tra esseri umani con il metro del profitto. Non abbiamo più a che fare con una economia di mercato, ma con una società di mercato dove tutto sembra essere in vendita, anche i beni immateriali”. E, si legge anche nel suo ultimo libro Quello che i soldi non possono comprare (Feltrinelli), “oggi la logica del comprare e del vendere governa in misura crescente la vita nella sua interezza. E’ arrivato il momento di chiederci se vogliamo vivere in questo modo”.

Contro il mercato che tutto divora, ci possiamo difendere con atti di democrazia partecipata, tenendo sempre a mente l’importanza del bene comune. Il discorso è semplice, o meglio, a renderlo semplice è Sandel stesso. Alla fine del dibattito, un’ultima domanda. “Professore, come facciamo a capire dove fissare il limite del mercato?”. Nella risposta, il senso di un’intera lezione: “E’ necessario porsi due domande: l'introduzione del mercato porterà alcuni a fare delle scelte sotto costrizione? E, ancora, dove e quando il mercato corrompe la società?”

Francesca Boccaletto

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