SOCIETÀ
Internet, Italia lumaca e analfabeta (digitale)

Banda larga per tutti. La sfida è stata lanciata la primavera scorsa quando il governo ha licenziato il Piano nazionale banda larga e banda ultralarga, specificando che le infrastrutture immateriali vanno garantite a tutti i cittadini. Nessuna obiezione sul principio quando si tratta di far decollare un Paese in cui il 31% della popolazione non ha mai navigato in internet e solo il 21% delle famiglie ha accesso a una connessione internet veloce.
A scarseggiare sono però le risorse (anche quelle legate ai fondi europei) per attuare il piano: i circa 12 miliardi, la metà dei quali pubblici, necessari a garantire agli italiani una velocità di connessione di 30 megabyte al secondo (Mbps).
A suggerire la necessità di investimenti nel settore ci sono i poco incoraggianti risultati del rapporto 2015 sullo stato delle politiche digitali del Paesi Ue, che colloca l’Italia al venticinquesimo posto per prestazioni digitali, davanti alle sole Grecia, Bulgaria e Romania. Una performance negativa alla quale non sembrerebbero estranee le carenze infrastrutturale, stando al Rapporto 2014 di Akamai sullo stato di internet, che vede l’Italia al 48esimo posto al mondo – ultima in Europa – per la velocità di connessione. Le nostre connessioni viaggiano infatti a una media di circa 4,9 mbps, più o meno quello che le compagnie telefoniche offrivano come ”internet veloce” nel 2007. E va considerato che esiste un 4% di connazionali per i quali collegarsi a Internet via cavo è ancora impossibile.
Se l’offerta è scadente, è critica anche la situazione della domanda: al 59% degli italiani che usa abitualmente internet (con la media europea che si attesta al 75%), fanno eco i segnali altalenanti provenienti dalle imprese: mentre il livello digitale dei processi produttivi e gestionali delle aziende rientra ampiamente nella media europea, e registra significativi passi in avanti, a segnare il passo è l’e-commerce, con le vendite online delle imprese ferme all’ultimo posto dell’Unione. E pesano anche i ritardi nello sviluppo di soluzioni di e-Government, dove gli stessi ritardi nell’incremento dell’usabilità degli strumenti diventano un indice dello scarso feeling digitale tra i cittadini e le amministrazioni pubbliche.
“L’estensione della copertura dei servizi a banda larga rende la loro penetrazione strettamente correlata all’effettivo utilizzo di Internet. L’esame del profilo di utilizzo di Internet consente, quindi, di identificare ulteriori aspetti rilevanti per favorire lo sviluppo della banda larga e ultralarga nel nostro Paese”, recita il documento del ministero, ma certo se un medico di base deve stare ad aspettare dieci minuti per stampare una ricetta perché la connessione è lenta, diventa difficile traslocare la medicina sul web.
Insomma, nel mese che manderà in pensione la fattura cartacea per quella elettronica – dal 31 marzo obbligatoria nei confronti delle pubbliche amministrazioni – resta il divario tra il desiderio di investire nella costruzione di autostrade digitali a sei corsie e la necessità di adottare misure di alfabetizzazione digitale di cittadini e imprese, vero tallone d’Achille nel difficile rapporto degli italiani con “internette”.
Donatella Gasperi