SOCIETÀ

Matrimonio addio, abito da sposa per tutte

San Valentino è alle porte e con lui, in lontananza, il miraggio di indossare un giorno un abito da sposa. Già, perché per molte donne cresciute a pane e favole avere addosso quel vestito significa acciuffare un sogno. Certo non manca chi antepone la carriera o proprio quell’ideale in testa non ce l’ha, ma questa è un’altra storia. Che sia bianco, avorio o spruzzato di colore, romantico o affusolato, l’abito da sposa continua a sedurre, nonostante la crisi e il calo dei matrimoni. O forse proprio per questo.      

I numeri parlano chiaro. In Italia nel 2013, secondo i dati Istat, sono stati celebrati 194.057 matrimoni, 13.081 in meno rispetto all’anno precedente in linea con una tendenza alla diminuzione in atto dal 2008. 

A calare sono soprattutto le prime nozze, in particolare tra cittadini italiani e ciò per ragioni di vario tipo. Si pensi alla graduale diffusione delle unioni di fatto, raddoppiate nel quinquennio 2008-2013, e all’aumento delle convivenze prematrimoniali che possono contribuire a posticipare la data del primo matrimonio. I giovani abbandonano con sempre maggiore “ritardo” la casa dei genitori, complice l’aumento della scolarizzazione e la difficoltà di trovare un lavoro stabile. E infine non va trascurata la contrazione delle nascite a partire dalla metà degli anni Settanta che ha provocato una riduzione della popolazione di età compresa tra i 16 e 34 anni, quella in cui più frequentemente ci si unisce in matrimonio. 

Si assiste inoltre a un progressivo aumento dei matrimoni celebrati con rito civile tra cittadini italiani. Ed emergono differenze a livello nazionale. Se infatti al Nord e al Centro Italia le celebrazioni civili superano il numero dei matrimoni religiosi, raggiungendo rispettivamente il 55% e il 51% del totale, al Sud la percentuale si attesta ad un 24% e al 31% nelle isole. 

La situazione si riflette evidentemente anche sul comparto degli abiti da sposa. “Negli ultimi anni – sottolinea Massimo Torti, segretario generale di Federazione Moda Italia – si è assistito a una contrazione del giro d’affari in tutto il settore moda. La categoria dei vestiti da sposa non fa eccezione, specie se si considera il calo dei matrimoni”. Aggiunge Anna Maretti, titolare dell’omonimo atelier a Padova: “Negli ultimi cinque anni i guadagni sono diminuiti di circa il 30%. L’abito da sposa rimane ancora nell’immaginario femminile, ma è molto ridimensionato e spesso il prezzo ha la meglio sulla qualità”. Senza contare chi compra su internet, salvo poi rivolgersi agli atelier per modifiche e aggiustamenti, o ricorre al noleggio per ammortizzare i costi.  

Eppure, nonostante il trend in calo, l’attenzione nei confronti di questo settore continua a rimanere alta. Da improbabili programmi televisivi fino a mostre vere e proprie. Come quella in corso al Victoria & Albert Museum di Londra, Wedding dresses 1775-2014, aperta al pubblico fino al 15 marzo 2015, un’esposizione sulla storia dell’abito da sposa bianco e sul suo imporsi negli ultimi 200 anni. Già perché se l’abito bianco ormai va per la maggiore è solo dalla metà dell’Ottocento che diventa una consuetudine, da quando la Chiesa sancisce il dogma dell’Immacolata Concezione e il bianco comincia a rappresentare simbolicamente la purezza. Il matrimonio era sempre stato un legame di interesse politico più che un’unione affettiva e il vestito da sposa diventava l’emblema della ricchezza della famiglia. Si usavano tinte calde, colori vivaci, ricami e pietre preziose.   

Oggi alla storia si accosta lo spettacolo, a “celebrare” il matrimonio sul piccolo schermo. E allora chi più ne ha più ne metta. Fioccano programmi di vario tipo, da quelli (e non sono pochi) che propongono l’evento dal principio con tutti i dettagli organizzativi, ad altri che si concentrano in modo particolare sulla scelta dell’abito da sposa. E non c’è che l’imbarazzo della scelta, dai format in onda su Real Time come Abito da spose cercasi girato nell’atelier di Kleinfeld Bridal a Manhattan, Enzo missione spose, programma itinerante con tanto di salone nuziale a quattro ruote condotto dal wedding planner Enzo Miccio, o L’abito dei sogni con la stilista Alessandra Rinaudo titolare dell’atelier milanese di via Montenapoleone, fino alla programmazione di Lei Tv, canale 129 Sky con Chi veste la sposa – mamma contro suocera

Al centro dell’attenzione la futura sposa, spesso con genitori e amici al seguito, coccolata da commesse votate alla causa. Poco importa che sia bassa o particolarmente alta, dal fisico asciutto o con qualche chilo di troppo, l’obiettivo è sempre lo stesso: trovare l’abito perfetto per le nozze, perché quel giorno non ci sono le mezze misure. Così, finché l’attrice protagonista si aggira tra modelli di varie fogge e dai costi talvolta improponibili, fuori si consuma l’attesa. E al termine la commozione, ingrediente che in questi casi non può mancare, decreta la scelta.

Perché, dunque, tanto interesse per questo settore da parte del pubblico? “L’abito da sposa è l’abito che si conserva, che spesso viene tramandato – sottolinea Alessandra Vaccari, docente di storia e teorie della moda all’università Iuav di Venezia - È la riscoperta dell’alta moda. La creazione preziosa che richiede ricami minuziosi e molte ore di lavorazione. Ma non solo. Indossare un abito da sposa, percorrendo la navata con gli invitati che osservano ai lati, porta con sé tutta la magia di una sfilata”. Non solo amore dunque, ma anche un pizzico di vanità.  

Così, se la crisi costringe a spendere meno o il matrimonio non è contemplato, rimane sempre l’alternativa di vestire per un momento i panni degli altri. Poi, il  marketing fa tutto il resto.

M. Pa.


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