SOCIETÀ
I rischi dell’abbuffata alcolica

Foto: Toni Anzenberger /Anzenberger/contrasto
A esagerare con l’alcol, a eccedere rispetto alle raccomandazioni per non incorrere in problemi di salute, sono 8 milioni e 265.000 italiani, di cui 5 milioni e 955.000 uomini e 2 milioni 310.000 donne. Sembrerà strano, ma in realtà questa è una buona notizia perché in Italia, nel 2014, la percentuale della popolazione, dagli 11 anni in su, che ha consumato almeno una bevanda alcolica è scesa rispetto all’anno precedente, passando dal 63,9% al 63%. A dirlo è l’Istat. Il rapporto sull’uso e l’abuso di alcol nel nostro Paese parla di un calo dei consumatori giornalieri di bevande alcoliche che, tra il 2005 e il 2014, sarebbero scesi dal 31% al 22,1%, e di una lieve diminuzione dei consumatori a rischio sul totale della popolazione, dal 15,9% al 15,2%. Un calo importante, verrebbe da dire, un dato positivo confermato recentemente anche dall’Ocse che segnala come i livelli di consumo di alcol in Italia siano tra i più bassi dei Paesi Ocse e siano diminuiti costantemente negli ultimi trent’anni: 6,1 litri di alcol consumati in Italia nel 2010, contro una media Ocse che raggiunge i 9 litri.
Il problema, invece, sembra essere un altro e riguarda l’età di iniziazione all’assunzione di alcolici, che in Italia si sarebbe abbassata notevolmente: “La proporzione di quindicenni che ha sperimentato l’alcol è aumentata dal 37% nel 2002 al 70% nel 2010”, si legge nel rapporto Tackling harmful alcohol use. Considerazioni che si ritrovano anche nel rapporto Istat, il quale a sua volta introduce i pericoli del binge drinking, letteralmente ‘abbuffata alcolica’, ovvero bere troppo e in pochissimo tempo preferibilmente a casa di amici o parenti (41,8%), ma anche nei bar, pub o birrerie (27,4%), al ristorante, in pizzeria e in osteria (24,4%), a casa propria (23,8%), in discoteca (13,3%) e, infine, all’aperto o in strada (4,7%) e in solo in qualche raro caso in luoghi dedicati alla degustazione (3,2%). Un fenomeno in crescita, che riguarda in particolare la popolazione tra i 18 e i 24 anni.
In generale, comportamenti che eccedono rispetto alle raccomandazioni – spiega l’Istat - si osservano soprattutto tra gli ultrasessantacinquenni (38% degli uomini e 8,1% delle donne), tra i giovani di 18-24 anni (rispettivamente, 22% e 8,7%) e gli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni (21,5% e 17,3%)”. Per quanto riguarda i più giovani, il consumo non moderato da parte dei genitori sembrerebbe influenzare il comportamento dei figli: il 22,8% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore eccede con l’alcol ha a sua volta abitudini alcoliche non moderate. Si scende al 18,7% quando i genitori che non bevono o lo fanno con moderazione.
Aumentano i consumatori occasionali di alcol, dal 38,6% al 41%, e quelli che bevono alcolici fuori dai pasti, dal 25,7% al 26,9%. E la quota di chi consuma alcolici lontano dal pasto cresce con il titolo di studio, sia per gli uomini sia per le donne. Tuttavia, per queste ultime il divario è maggiore: il rapporto tra le meno istruite (13,2%) e le laureate (40,1%) è più di una su tre.
Insomma, oggi si beve molto ma solo di tanto in tanto e senza aggiungerci necessariamente la cena. La prima cosa che viene in mente è l’aperitivo, un rito ormai irrinunciabile per un buon numero di italiani, giovani e meno giovani, o la serata tra amici sorseggiando qualche drink.
Ma esattamente cosa bevono gli italiani? Nel 2014, tra quelli che hanno consumato alcolici nell’anno, il 50,5% beve vino. E dove si beve di più fuori pasto? La quota maggiore riguarda gli uomini residenti nel Nordest (59,1%); valori superiori al 50% si rilevano in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Veneto. Analogamente, per le donne la maggiore diffusione è sempre nel Nordest (43%), con la quota più elevata, pari al 58,3%, nella provincia autonoma di Bolzano.
F.Boc.