SOCIETÀ

Lo sballo del sabato sera si chiama binge drinking

Si beve per socializzare e stare in compagnia, ma spesso la regola è “sballare”, divertirsi e trasgredire: sebbene infatti il consumo di alcol sia in generale diminuzione negli ultimi anni, cala l’età in cui si incomincia a bere e aumenta tra i ragazzi il binge drinking, fenomeno di importazione nordeuropea che consiste nell’ubriacarsi (in genere nei fine settimana) bevendo cinque o più unità alcoliche in una sola occasione, dove una unità è pari a 12 grammi di alcol.

Stando a una recente indagine Istat, nel decennio 2002-2012 diminuisce nella popolazione il numero di consumatori giornalieri di alcol, mentre aumentano i bevitori occasionali (dal 36 al 42%) e i fuori pasto (dal 23 al 27%). Al generale trend discendente dei consumatori a rischio rilevato nel 2011 si contrappone, come evidenzia una relazione al Parlamento dello stesso anno, l’aumento del fenomeno del binge drinking registrato tra i giovani tra il 2000 e il 2010.

Si beve per stordirsi e ubriacarsi in occasione di feste. Tredici giovani su 100 in Italia hanno comportamenti di questo tipo, con una frequenza maggiore tra i fumatori, senza difficoltà economiche e con alti livelli di istruzione. Nello stesso decennio, è aumentato il consumo di superalcolici e l’abitudine a bere fuori pasto, passando dal 34 al 42% tra i giovani dai 18 ai 24 anni e dal 14 al 17% nei ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Quasi triplicato in questo periodo il numero di ragazze che consumano alcol.

A bere si comincia a 11 anni, molto prima rispetto a qualche tempo fa. Uno studio HBSC (Health Behaviour in School-aged Children)dimostra che i ragazzi italiani di 11, 13, 15 anni sono ai primi posti in Europa (rispettivamente al quinto, sesto e settimo) per il consumo settimanale di alcol, nonostante il nostro paese sia nell’Unione Europea uno di quelli con maggior numero di astemi e si collochi ai posti più bassi per il consumo pro-capite di alcol puro. E, a fronte di leggi che vietano la vendita di alcolici ai minorenni, l’indagine europea Espad (The European school survey project on alcohol and other drugs) segnala che la percezione della disponibilità di bevande alcoliche tra i giovani italiani è fra le più alte in Europa.

In Veneto, come per le altre regioni del nord, l’abitudine all’alcol è più frequente rispetto al resto del paese, specie tra i più giovani. Il 34% dei maschi e quasi il 20% delle femmine dichiara di bere una volta a settimana, percentuale che sale nei fine settimana a quasi la metà dei maschi e al 45% delle ragazze. Nel territorio padovano in particolare, stando a un recente studio nell’ambito del progetto Che piacere…, su un campione di 1.213 studenti con un’età media di circa 15 anni, il 66% dichiara di bere alcolici e più della metà di aver bevuto il sabato precedente alla rilevazione. Poco meno di un terzo dei ragazzi riporta una modalità di tipo binge drinking. Secondo questo studio, il 75% dei ragazzi che bevono rientrano a casa dal pub o dalla discoteca – a un’età media di 15 anni – dopo mezzanotte. E la famiglia che ruolo ha? La famiglia sembra in grado di influenzare le abitudini dei giovani: se ad avere comportamenti a rischio in Italia è il 9% dei figli di genitori che non bevono o lo fanno moderatamente, si sale al 17% nel caso di genitori con comportamenti a rischio.

“Fino ai 18-20 anni – spiega Angelo Gatta, direttore del dipartimento di Medicina – il cervello è in una fase di sviluppo e formazione e dunque l’assunzione di alcol in questa fascia di età può compromettere questo processo e limitare il raggiungimento delle piene potenzialità cerebrali”. Ragione per cui l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda la totale astensione dall’alcol almeno fino ai 15 anni. A ciò si aggiunga che bere alcol può avere effetti negativi sul fegato, sul pancreas, sul cuore e sulla capacità di giudizio, in quanto il binge drinking nel medio termine  può causare alterazioni delle capacità cognitive e di orientamento visivo-spaziale dovuto a danni irreversibili all’ippocampo.

Cosa fare? Prevenzione, educazione e formazione sono la risposta data dall’Italia al Comitato regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità tenutosi a Baku nel 2011 e conclusosi con il Piano di azione europeo per l’alcol 2012-2020. 

Monica Panetto

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