SOCIETÀ

La Siria, un mostro a due teste

“In Siria siamo di fronte a un mostro a due teste: il regime di Assad e Al Qaeda. Contrariamente a quanto molti credono, i due spesso cooperano più che farsi la guerra. I democratici sono il loro comune nemico. Per capire questo punto, basta andare su  Google Earth  e  cercare Raqqa City e verificare che non c’è più  niente, solo macerie. Si vede però una struttura alla periferia della città, è il palazzo del governatore, occupato da Al Qaeda ormai da mesi, come risaputo. Ebbene, le forze aeree di Assad hanno colpito ospedali, scuole e civili ma finora non hanno mai  preso di mira quel  quartiere, mai il palazzo. Perché mai, se Al Qaeda è nemico di Assad? Perché Assad ha bisogno di Al Qaeda per combattere i ribelli democratici e guadagnare punti con la comunità internazionale”.

Così ci dice Ammar Abdulhamid, figlio di due star del cinema siriano, molti anni trascorsi a Mosca a studiare astronomia e negli Stati Uniti dove si è laureato in storia. Ai tempi della promozione del suo libro scandalo Menstruation  (edizione italiana Tropea, 2004) Abdulhamid,  che si dichiarava liberale, era  stato cattolico, musulmano ed era ateo. Consulente economico, aveva fondato una casa editrice, aveva scritto racconti e poesie oltre al romanzo elaborato direttamente in inglese “che gli aveva procurato, fama, ottime recensioni e l’etichetta di eretico: Menstruation racconta le vicende intrecciate di una coppia di intellettuali siriani occidentalizzati, una moglie  liberata dalla scoperta dell'amore saffico, un giovane confuso dall'olfatto prodigioso e la capacità di riconoscere, tra mille, una donna mestruata. Dopo quasi dieci anni Ammar è di nuovo negli Stati Uniti, in esilio. La versione araba di Newsweek lo aveva inserito tra le personalità più influenti del mondo arabo: oggi è soprattutto un attivista politico, un blogger e si definisce  agnostico. La Siria dal canto suo non è più il Paese che era nel 2004.

Cosa le è successo nel 2005?

“È successo che il cognato di Assad, Assef Chawkat, e capo del suo apparato di sicurezza militare mi ha chiesto di lasciare il Paese, o meglio, mi ha dato la possibilità di farlo prima che succedesse qualcosa di spiacevole. Avevo scritto una serie di articoli contro il regime di Bashar Al-Assad, invitato alla disobbedienza civile, accusato Assad di aver architettato l’assassinio di Hairi. Gli ho dato dell’idiota e l’ho chiamato Fredo Corleone in diverse interviste con la stampa internazionale e poi ho chiesto asilo politico negli USA dove ora vivo con mi sono trasferito con mia moglie e i nostri figli. Dal Maryland continuo a scrivere e far funzionare il nostro network di attivisti pro-democrazia in Siria, noto come Tharwa (che significa " ricchezza" in arabo ) dedicato a promuovere migliori relazioni tra le diverse comunità del paese”.

L’elemento religioso, al centro in passato della produzione narrativa di Ammar, connota oggi anche la questione siriana, sulla quale si è espresso anche il Papa: “Purtroppo Sua Santità sembra essere male informato sulla situazione. Ha aspettato troppo a prendere posizione. La sua è senz’altro una sincera preoccupazione per il futuro della comunità cristiana, peraltro condivisa da molti di noi, soprattutto perché i cristiani appaiono ostaggio  e del regime di Assad e di Al Qaeda. Però, concentrandosi esclusivamente sulla sorte delle comunità cristiane della Siria, il Papa incoraggia involontariamente la  tendenza a consacrare l'isolamento delle comunità cristiane, la loro ulteriore vittimizzazione da parte di estremisti di entrambe le parti. Avremmo invece bisogno di parlare in maniera chiara a sostegno delle aspirazioni democratiche di tutte le comunità in Siria, di chiedere alla comunità internazionale di adottare misure serie per fermare i combattimenti, resistere agli estremisti di entrambe le parti  e portare tutte le parti al tavolo dei negoziati”.

Lo scrittore attivista non ha parole concilianti neanche per il Presidente Usa. “Obama appartiene a una scuola di pensiero per cui l'America non dovrebbe essere lo sceriffo del mondo. Ragionevole, se non fosse che poi l’America crede di potersi ritirare senza creare alternative al vuoto che lascia alle spalle: un vuoto che vanno a riempire Iran, Russia, Hezbollah e Al Qaeda, non certo il miglior  assortimento di potenze che si possa desiderare. Obama vorrebbe riempire quel vuoto con le Nazioni Unite, ma non lo dice; passare la patata bollente all'Onu vuol dire però rinunciare alle proprie responsabilità: è un atteggiamento frutto di una visione per cui gli Usa, come Israele del resto, si vedono come una fortezza circondata da nemici. Un atteggiamento che incoraggia ogni tipo di attacco temerario. L’unico apparente risultato di questa strategia è stato l’indebolimento di Al Qaeda, smentito peraltro dai fatti recenti accaduti  in Siria, Yemen, Kenya. Perché? La passività di Obama sulla Siria è una parte importante della risposta. Ma il presidente e la sua amministrazione non se ne rendono conto, vedono unaa vittoria in quella che è in realtà è una capitolazione, vale a dire l'accordo con la Russia sulla Siria”.

Cosa ci dice di Putin? “Il macellaio della Cecenia vuole ciò che è bene per il macellaio della Cecenia e cioè spostare l'attenzione del suo popolo lontano dalla corruzione, dalla cattiva gestione e dalle tattiche autoritarie del suo governo giocando su sentimenti anti-americani e anti- islamici e riportando a casa vittorie diplomatiche di Pirro. Forse nel 2017, quando il popolo russo commemorerà il 100 ° anniversario della Rivoluzione russa, avranno il buon senso di liberarsi da questo falso zar e dei suoi ministri”.

Silvia Veroli

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