SCIENZA E RICERCA

A ognuno il suo orologio biologico

Recita un poema sufi: “Se si potesse arrivare alla divinità alzandosi presto, di certo i galli avrebbero già trovato Dio”. Svegliarsi all’alba, infatti, non è tanto sintomo di virtù – benché molte culture premino chi è dedito alle levatacce – quanto piuttosto merito del nostro particolare cronotipo. Dentro di noi batte un orologio biologico, che determina non solo il ciclo sonno-veglia ma regola anche i nostri livelli ormonali e la digestione, influisce sul rischio di obesità o di ammalarsi più o meno facilmente.

Queste e altre preziose curiosità su tempo biologico e tempo sociale sono al centro di Che ora fai? (Edizioni Dedalo 2015), di Till Roenneberg, finalista del Premio Galileo 2016 e protagonista dell’ultimo degli incontri con gli autori, in attesa della proclamazione del vincitore. 

Siamo portati a pensare che la naturale alternanza tra veglia e sonno coincida con l’alternarsi del giorno e della notte, della luce e del buio. È davvero così?

Il nostro orologio interno di fatto risponde alla luce e al buio e dice all’uomo quando dormire e quando svegliarsi, determina una finestra temporale da dedicare al sonno. Ma esistono infinite variazioni individuali in questo meccanismo, che spostano questa “finestra” molto presto o molto tardi nella giornata. Si tratta di un vero orologio biologico: è un meccanismo biochimico che si trova in ogni cellula ed è presente non solo nell’uomo, ma anche nelle piante, negli animali e negli organismi unicellulari: tutti lo possiedono. Negli animali e negli uomini, in particolare, i miliardi di orologi che sono nelle cellule devono essere coordinati e ciò avviene grazie a un piccolo nucleo che si trova nel cervello, il nucleo soprachiasmatico collocato immediatamente sopra al chiasma ottico che si trova all’incrocio dei nervi ottici che derivano dalla retina. E questo è l’orologio principale che regola tutti gli altri. È il centro di controllo.   

L’orologio interno quindi è diverso da individuo a individuo?

Certo, proprio perché si tratta di un apparato biologico. Noi abbiamo dei geni associati alla regolazione del nostro orologio interno, e i geni variano ovviamente da persona a persona. Per questo, ad esempio, il ritmo veglia-sonno è molto diverso in ognuno di noi. Non solo: chi tende a svegliarsi presto tende a svolgere prima anche qualsiasi altra attività nel corso della giornata. L’orologio biologico organizza tutte le funzioni del nostro corpo. Appartenere al cronotipo mattutino o serotino non influenza solo l’orario “naturale” del nostro risveglio ma anche l’ora in cui abbiamo fame o in cui siamo più reattivi da un punto di vista cognitivo. Va detto che i mattinieri o i serotini “estremi” sono molto pochi: la maggior parte della popolazione si colloca nel mezzo. 

È possibile quindi che il “tempo sociale” coincida con la media del tempo biologico della popolazione, oltre che con il ritmo solare?

Ormai non è più così. Un tempo la distribuzione dei cronotipi, per così dire, era più ristretta, con una differenza tra gli estremi intorno alle due-tre ore al massimo. Ora invece troviamo differenze fino a dodici ore, e questo è dovuto al nostro attuale stile di vita. Ormai non concediamo più al nostro corpo una distinzione netta tra giorno e notte, tra luce e buio. Passiamo molto tempo al chiuso, e la sera sfruttiamo la luce artificiale. In parole molto semplici, la nostra percezione dell’alternanza giorno-notte è molto diversa da quella che potevano avere i contadini dei tempi andati. Il risultato è che tutti i nostri orologi biologici ne escono ritardati. Ecco perché oggi oltre l’80% delle persone deve utilizzare una sveglia, mentre una volta ci si svegliava “naturalmente” prima, ci si stancava prima, e così via. Negli ultimi decenni, tutto il “timing” delle nostre giornate si è spostato in avanti. E attenzione, andare contro il nostro ritmo circadiano troppo a lungo comporta problemi di salute. 

Il cronotipo e il bisogno individuale di sonno possono influire sulla vita professionale delle persone, sul loro comportamento e sulla loro personalità?

Si tratta di una questione complessa. Effettivamente alcuni studi sembrebbero dimostrare come i cronotipi mattutini siano più rigidi, i cronotipi serotini invece più artistici, più innovatori. Tuttavia, non sono convinto che i geni da cui dipende il nostro cronotipo e che ci rendono dunque mattutini o serotini siano responsabili anche della nostra personalità. Di fatto chi appartiene al cronotipo serotino deve sforzarsi maggiormente per adattarsi a una società che richiede di alzarsi presto al mattino. Ed è forse questa, piuttosto che il corredo genetico, la ragione per cui sono più innovatori rispetto ai cronotipi mattutini che invece non hanno mai avuto alcuna necessità di adeguamento sociale. Suppongo dunque che, se davvero cronotipo e personalità sono correlati, si tratti di un rapporto puramente indiretto. 

Le abitudini del sonno cambiano a seconda dell’età. Gli adolescenti, ad esempio, si collocano nel cronotipo serotino. Questo può influire sui risultati scolastici?

Effettivamente il nostro orologio biologico cambia con l’età: siamo più mattutini da bambini e via via diventando anziani, mentre raggiungiamo il picco serotino intorno ai 20 anni. Se si considera il periodo scolastico in particolare, il bisogno individuale di sonno può costituire un problema ed essere addirittura discriminante. Le possibilità di ottenere buoni risultati da parte di chi necessita di dormire di più al mattino sono più basse rispetto a coloro che invece riescono a svegliarsi prima. Si tratta di una discriminante biologica. Questa è la ragione per cui noi riteniamo che tra i 6 e i 16 anni gli studenti non dovrebbero iniziare le lezioni alle otto del mattino, quanto piuttosto alle nove o alle dieci. Il sistema circadiano è un sistema biologico che non dovrebbe essere sottovalutato nell’ambito dell’organizzazione sociale, e quindi anche di segmento così importante come la scuola.   

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