UNIVERSITÀ E SCUOLA

Oxford, sorpasso storico: più studentesse che studenti

Per la prima volta, in quasi 800 anni di storia, all’Università di Oxford sono state ammesse più ragazze che ragazzi. Secondo i dati diffusi dall’UCAS, l’organismo che disciplina gli accessi all’istruzione terziaria nel Regno Unito, nel settembre scorso hanno cominciato a frequentare la prestigiosa università 1.070 femmine e 1.025 maschi.

La notizia è stata ampiamente diffusa dai media internazionali, forse anche in virtù della rinnovata attenzione per la parità di genere scaturita grazie alla campagna #metoo. Va tuttavia rilevato come le statistiche fornite dall’UCAS non tengano conto delle immatricolazioni di studenti provenienti dall’estero e che quindi il sorpasso in termini assoluti non è detto che sia stato veramente compiuto. Anche perché le serie storiche mostrano come anche gli studenti ammessi provenienti dall’estero siano sempre stati in maggioranza maschi.

È comunque evidente come queste 45 studentesse di differenza rappresentino un passaggio storico, specie in un ateneo così elitario e storicamente “maschile”. Il primo college di Oxford che aprì le porte alle donne fu il Margaret Hall nel 1879, ma a queste prime matricole era consentito solo assistere alle lezioni e non era possibile conseguire titoli di studio. Le prime laureate arrivarono infatti solo nel 1920 e ancora fino a metà degli anni Ottanta erano molti i college che permettevano l’accesso solo al genere maschile.

Oxford ha anticipato il tradizionale “rivale” Cambridge che, nell’anno accademico in corso, ha immatricolato 1.440 studenti e 1.405 studentesse, rimandando quindi ancora di poco un altro storico sorpasso. Il tutto in un Paese, la Gran Bretagna, dove è ancora in funzione un sistema scolastico “diviso”, con scuole maschili e femminili, dove gli istituti misti sono un’eccezione. E dove la maggior parte delle scuole di eccellenza sono riservate ai maschi, come il collegio di Eton, dove ha studiato gran parte della classe dirigente, dell’aristocrazia e – letteralmente – dei regnanti del Paese.

In anni recenti l’Università di Oxford è finita anche al centro di polemiche per una serie di rivelazioni relative alle abitudini di alcune confraternite maschili, come il Gridirion e il Bullingdon Club, colpevoli di organizzare svariate “goliardate” a sfondo alcolico e sessuale. Senza dimenticare le numerose inchieste su studentesse molestate. Perfino l’Oxford Dictionary è stato accusato di maschilismo. D’altra parte come definire l’associazione di parole quali “lamentevole”, “acido” e “asfissiante” a esempi femminili? O di “insopportabile” e “stridulo” come aggettivi tipici della “voce femminile”? Gli uffici editoriali dell’università hanno quindi offerto le proprie scuse e modificato immediatamente le controverse definizioni.

La tendenza sembra comunque cambiata e se per modificare i comportamenti degli studenti e il loro sense of humour servirà probabilmente ancora del tempo, altri dati più importanti confermano un trend virtuoso: a oggi, 10 dei 38 college di Oxford sono guidati da una donna, la proporzione più alta di sempre. E, nel 2016, per la prima volta, una donna è stata nominata Vice-Chancellor, di fatto la massima carica esecutiva dell’ateneo. In questo caso, il prestigioso ruolo è toccato alla scienziata politica Louise Richardson, esperta di terrorismo internazionale e in precedenza “capo” di un’altra prestigiosa università anglosassone: St. Andrews.

E l’università di Padova? A che punto è il nostro ateneo nel rapporto maschi/femmine tra gli iscritti? È vero che per dimensioni, finanziamento e contesto educativo generale non sarebbe corretto fare un paragone diretto. Tuttavia, risulta significativo ricordare come, da molti anni ormai, nel nostro ateneo le studentesse siano in maggioranza. Secondo i dati statistici pubblicati online, già nel 2000 le studentesse rappresentavano il 56% degli iscritti in regola con il pagamento delle tasse. Proprio in quell’anno, le uniche facoltà dove i maschi erano in maggioranza erano Ingegneria e - di stretta misura - Scienze statistiche. Il rapporto 56-44 è rimasto sostanzialmente inalterato per circa 15 anni per poi iniziare una leggera flessione negli ultimi due anni di dati disponibili.

Nell’anno accademico 2015-2016 (ultime statistiche disponibili), le studentesse erano il 54,1% degli iscritti, su un totale sempre vicino alle 60.000 unità. In questo caso, le uniche “roccaforti” a prevalenza maschile risultano essere la Scuola di Ingegneria (con un rapporto di 80 maschi e 20 femmine) e, in misura più equilibrata, le scuole di Agraria e Medicina Veterinaria e quella di Scienze.

Marco Morini

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