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Pubblicati in open access dalla Padova University Press i contributi su Elena Ferrante

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Leggi come scaricare il volume dedicato a Elena Ferrante

Il 1° settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, verrà presentata, in anteprima, la serie televisiva tratta dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante.

Quasi contemporaneamente, la Padova University Press ha diffuso, in open access, il volume Drawing Elena Ferrante's Profile. Workshop Proceedings Padova, 7 September 2017,  a cura di Arjuna Tuzzi e Michele Cortelazzo, pubblicato anche nella più tradizionale versione cartacea.

Il volume comprende 8 contributi che scandagliano, con metodi matematici e statistici di vario genere (ma tutti riassumibili nel concetto di «stilometria»), il lessico dei romanzi di Elena Ferrante e quello di altri 39 autori contemporanei. I risultati sono univoci: la lingua di Elena Ferrante è molto diversa da quella degli altri autori, e in particolare delle altre autrici, con una sola eccezione: Domenico Starnone.

Le affinità tra i romanzi di Elena Ferrante e quelli di Domenico Starnone sono tali, ed emergono qualsiasi sia il metodo usato, da far dire al polacco Ian Rybicky: «stylometric evidence is very, very strong: the novels by Elena Ferrante have in fact been written by Domenico Starnone» («le prove provenienti dalla stilometria sono molto, molto forti: i romanzi di Elena Ferrante sono stati proprio scritti da Domenico Starnone»). Michele Cortelazzo commenta: «le affinità che risultano tra i romanzi di Starnone (ma solo quelli successivi al 1992) e quelli di Elena Ferrante sono sorprendenti e superiori a quelle che si riconoscono a volte tra romanzi dello stesso autore».

Il volume raccoglie i risultati delle ricerche di Patrick Juola, lo statunitense che qualche anno fa inchiodò J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, ma anche autrice sotto pseudonimo di un romanzo poliziesco; Vittorio Loreto (con Margherita Lalli e Francesca Tria), che già nel 2006 aveva individuato, con metodi matematici, in Domenico Starnone l’autore nascosto delle opere firmate Elena Ferrante; l’ateniese Georgeos K. Mikros, che ha usato tecniche di profilazione condotte con tecniche di Machine learning; Maciej Eder e il citato Ian Rybicky, entrambi di Cracovia; Pierre Ratinaud di Tolosa e Jacques Savoy di Neuchâtel.

Oltre a questi, naturalmente, i curatori, Arjuna Tuzzi e Michele Cortelazzo, dell’Università di Padova, dei quali esce, proprio il 1° settembre, un articolo su Elena Ferrante nella prestigiosa rivista «Digital Scholarship in the Humanities» della Oxford University Press.

Del corpus non fanno parte testi di Anita Raja, traduttrice, ma non autrice, almeno col proprio nome, di libri di narrativa, percettrice dei diritti d’autore dei libri di Elena Ferrante, secondo le conclusioni (mai smentite) di un’inchiesta condotta dal giornalista Claudio Gatti. Ma le affinità tra gli scritti non letterari di Anita Raja (oltre che di quelli giornalistici di Domenico Starnone) e gli scritti metaletterari di Elena Ferrante, raccolti nella Frantumaglia, sono state evidenziate da Mikros, Tuzzi e Cortelazzo in una relazione a un congresso tenutosi a Roma, al CNR, nello scorso giugno. Sembra, insomma, che dietro Elena Ferrante ci siano più mani, secondo un processo di scrittura in coppia che è stato descritto proprio da Elena Ferrante nel secondo volume della sua tetralogia, quando Nino Sarratore si lamenta con Lila per il suo continuo intervenire nella scrittura di un suo articolo: «Perché me l'hai fatto rifare quattro volte?», al che Lila ribatte: «Tu l'hai voluto riscrivere». È una rappresentazione del tormentato processo di scrittura a quattro mani delle opere di Elena Ferrante

 

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