CULTURA

Prima del Celeste Impero

Quel che resta della doppia visita è soprattutto l’emozione di una leggenda che viene dall’antica Cina e narra il tragico destino di un valoroso generale ingiustamente accusato di tradimento e per questo condannato a morte dal sovrano del suo regno. Una accusa infamante rivelatasi infondata solo dopo la morte del generale, la cui figura venne riabilitata dal sovrano stesso il quale, riconosciuto l’errore, decise di riservargli una sepoltura sontuosa, con nove tumuli, affiancata dalla tomba della giovane moglie che si uccise per la disperazione. Non si sa quanta verità ci sia in ogni dettaglio di questa storia ma, una cosa è certa, i generosi corredi funerari - con oggetti rituali per banchetti e offerte e di uso quotidiano come abiti di seta e amuleti di giada - tornati alla luce nel corso di uno scavo archeologico del 2002 a Jiuliandun, su un terreno sul quale era stata tracciata una autostrada tra i villaggi di Dongzhaohu e di Wujin, confermano il prestigio dei due sposi ai quali vennero riservate sepolture d’alto rango concepite come vere e proprie abitazioni per una vita oltre la morte. Quei reperti sono usciti per la prima volta dal Museo provinciale di Hubei e, ora, sono esposti in Veneto. Grazie a un accordo tra Italia e Cina, e più precisamente tra Veneto e la provincia cinese di Hubei (territorio della Cina centrale disseminato di 15.000 siti archeologici catalogati), che prevede lo scambio di reperti archeologici tra i due Paesi, per la prima volta in Europa giungono dunque le testimonianze dello Stato di Chu, antica civiltà che anticipò la gloria del Celeste Impero.

La mostra Meraviglie dello Stato di Chu (fino al 25 settembre) si divide tra il Museo archeologico nazionale di Adria, con un percorso sul tema della guerra tra armature e parti di carri, e il Museo nazionale atestino di Este, con un focus dedicato alle arti, in particolare alla musica e ai suoni di arpe e campane. Inoltre, a questi allestimenti, si aggiunge una finestra al Museo d’arte orientale Ca’ Pesaro di Venezia dove sono esposti alcuni manufatti dello Stato di Chu messi a confronto con altri materiali cinesi di epoche successive.

Lo Stato di Jing, noto come Jingchu, era abitato da una popolazione chiamata Chu. La capitale era Ying, situata nei pressi dell’odierna Jingzhou, nel Hubei. Questo regno ebbe un ruolo fondamentale nella civiltà cinese tra l’VIII e il III secolo a.C., nelle due epoche storiche conosciute come il Periodo delle primavere e degli autunni (722-481 a.C.) e dei Regni combattenti (481-221 a.C.) e venne distrutto dallo Stato di Qin (221-206 a.C.). Nel periodo di massimo splendore e potenza copriva un vasto territorio della Cina centro-meridionale attraversato dallo Yangtzekiang, conosciuto in Occidente come il Fiume Azzurro, comprendendo le odierne province di Hubei, Hunan, Henan, Chongqing e parte del Jiangsu compresa l’area dell’attuale Shanghai. L’iniziale spirito militare e fortemente espansionista dello Stato di Chu iniziò a trasformarsi col tempo, virando verso una più pacifica sedentarietà allietata dalle arti, in particolare la musica e la lavorazione del bronzo e delle lacche.

 

Sono pochi, ma preziosi e ben conservati, i reperti provenienti dalle tombe nobiliari tornate alla luce grazie agli scavi archeologici. Distribuiti in più sedi espositive, compongono un allestimento di concezione unica che, però, si scompone. Considerando le distanze e quindi il tempo necessario per spostarsi da una museo all’altro, la scelta non facilita certamente la visita ma si offre come pregevole tentativo di fare rete per valorizzare anche i centri più defilati della regione, quegli spazi solitamente esclusi dai principali itinerari culturali del territorio. Armi e giade, bronzi rituali ding e dui, indicatori della ricchezza della classe nobile. E poi, strumenti musicali, parte di vere e proprie orchestre, con le campane di bronzo niuzhong e yongzhong. Colpisce, infine, lo stato di conservazione, grazie alla tecnica della laccatura, di alcuni reperti in legno: il guardiano della tomba, con corna di cervo in legno dipinto e laccate, svolgeva il ruolo di mediatore tra mondo dei vivi, dei morti e degli dei e oggi dà il benvenuto al visitatore mostrandosi intatto all’ingresso della prima sala del museo di Adria, dopo aver affrontato un lungo viaggio nel tempo.

Francesca Boccaletto

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