UNIVERSITÀ E SCUOLA

A scuola privata, negli slum

Tornava da scuola, Malala, il giorno in cui un talebano attentò alla sua vita. La giovane attivista pakistana, Nobel per la pace 2014 per il suo impegno a favore del diritto universale all'istruzione, frequentava una scuola privata, e a basso prezzo. Così l’aveva voluta il padre, un imprenditore nel campo dell’istruzione, e l’aveva fondata a Mingora nel 1994. Non era una scuola gratuita, dunque, ma un istituto privato che imponeva tasse scolastiche di pochi dollari. Perché in Pakistan, come in molti altri paesi in via di sviluppo, le scuole private non formano esclusivamente l’élite: a frequentarle è in buon parte la massa dei poveri che cerca riscatto attraverso un’educazione decorosa. Che lo Stato non sembra in grado di offrire, soprattutto nelle zone rurali, soprattutto agli individui più deboli della società.

In Pakistan circa uno studente elementare su tre frequenta una scuola privata; nelle aree urbane addirittura tre su quattro. Nelle zone rurali dell’India un terzo dei bambini va in una scuola privata, con un incremento di due quinti negli ultimi dieci anni; in città l’incidenza aumenta, fino a un 75% a Mumbai e a Patna. Lo stesso accade in paesi come il Ghana, il Kenya, la Liberia, la Sierra Leone, la Nigeria e il Sud Sudan.

Nel 2010 il numero di scuole private nei paesi in via di sviluppo raggiungeva il milione. Di proprietà di enti ecclesiastici e di carità, ma anche sempre più spesso frutto di operazioni imprenditoriali, queste scuole ospitano mediamente un quinto degli studenti elementari. E poiché moltissime non sono registrate ufficialmente, è lecito presumere che il loro numero sia molto più alto. In India, ad esempio, buona parte delle piccole scuole private non sono in grado di soddisfare le condizioni essenziali per diventare “regolari”: niente registrazione ufficiale senza un cortile per i giochi (quasi impossibile negli slum urbani), senza un salario per gli insegnanti pari a quello degli statali, o senza aver ben imbottito le tasche di burocrati corrotti.

In Nigeria, dove già nel 2005 i due terzi degli studenti frequentavano scuole elementari private, le tasse scolastiche ammontano mediamente a 7.000 nara (39 euro) a semestre, partendo da un minimo di 3.000 nara. Anche se a pagamento, questo tipo di educazione sembra vincere sulla gratuità statale. E i motivi sono piuttosto validi, tre i principali.

Non c’è altra scelta. Nelle aree rurali la presenza di scuole statali è minima. Per poter accedere a un'educazione gratuita, gli studenti devono intraprendere viaggi quotidiani verso la città, talvolta molto lontana. La scelta – se una scelta è possibile - ricade allora sulle scuole private. Un meccanismo simile si attiva negli enormi slum delle grandi città, come a Mathare, sobborgo poverissimo di Nairobi, che conta circa 500.000 abitanti e solo quattro scuole pubbliche. Ma 120 istituti privati.

Fa parte di questo panorama anche la diffusione, nelle grandi città africane e del sud asiatico, di vere e proprie catene di scuole private low-cost. La sola Bridge International Academies ha una rete di circa 400 scuole elementari in Kenia e Uganda, e progetta a breve l’apertura di altre in Nigeria e India. Questa catena, che ha alle spalle investitori come Bill Gates e Mark Zuckenberg, impone tasse scolastiche che ammontano in media a circa 5 dollari al mese. I tre fondatori (occidentali), che fanno proprio lo slogan “Knowledge for all”, dichiarano nel volantino di presentazione: “Ci siamo sempre chiesti perché nessuno abbia mai pensato alle scuole nei paesi in via di sviluppo come Starbucks ha pensato al caffè”.

Migliori risultati scolastici. Nelle regioni meridionali e occidentali dell’Asia, al termine dei quattro anni di scuola elementare metà dei ragazzini non sanno quasi leggere. In Africa, un terzo. Le scuole private riescono a tamponare l’emergenza educativa, fornendo strumenti più efficaci e un corpo insegnante più consistente, rispetto alle scuole governative che assegnano anche più di cinquanta studenti per maestro.

Minor assenteismo degli insegnanti. Le assenze fra gli insegnanti statali sono numerosissime. Uno studio del 2009 (Kingdon and Banerji) registrava in India un tasso d’assenza medio del 24,6% per gli insegnanti statali e del 17,4% per i privati. In molti stati africani i maestri non si presentano a scuola nel 15-25% delle volte. In alcuni casi, il fenomeno dell’assenteismo assurge al rango di truffa, come Sierra Leone, dove dal 2009 a oggi sono stati cancellati dal libro paga statale circa 6.000 falsi maestri, in seguito a un accertamento d’identità al momento del pagamento degli stipendi.

E allora scegliere fra una scuola statale gratuita, dove si impara davvero poco, e una scuola privata a basso prezzo, in cui forse è possibile imparare qualcosa, risulta facile a chi può racimolare i soldi per la retta. Dove lo Stato ha fallito nel garantire un’istruzione decorosa e nell’eliminare barriere economiche, sanitarie e di  genere, hanno trovato spazio le scuole private a basso prezzo. Molti governi che avevano promesso l’estensione universale dell’educazione primaria in vista di una promozione dell’istruzione superiore, non sono riusciti nel proprio intento. Dopo la scuola primaria low-cost è dunque aperta la strada alle università discount.

Chiara Mezzalira

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012