SCIENZA E RICERCA
Gli uccelli sono animali spesso sessualmente promiscui. E gli esseri umani?
Tim Birkhead, professore di ecologia del comportamento all'Università di Sheffield (Department of Animal and Plant Sciences), era a Padova per il ciclo di conferenze "Special Lectures on Evolution" del dipartimento di Biologia, in cui ha parlato di Francis Willughby (1637 – 1672), pioniere negli studi dell'ornitologia. Al Bo Magazine ha rilasciato un'intervista in cui ha parlato del sistema di accoppiamento degli uccelli, e dell'uomo.
Lei è uno dei massimi esperti mondiali nello studio delle strategie riproduttive degli uccelli. Perché sono interessanti e che cosa ci possono insegnare?
Perché sono interessanti? Perché il sesso è interessante, e a lungo in molti, sin dai tempi di Darwin, hanno pensato che gli uccelli fossero monogami, rigorosamente fedeli ai loro partner. All'inizio della cosiddetta rivoluzione dell'ecologia del comportamento a metà degli anni Settanta del Novecento, si è iniziato a mettere in discussione questa assunzione, guardando a come gli uccelli si comportano, in particolare gli uccelli più colorati, ed è stato osservato che alcune femmine si accoppiano con più di un maschio e alcuni maschi si accoppiano con più di una femmina. È allora che si è iniziato a ritenere che gli uccelli non fossero così monogami come si pensava. Poi sono arrivate le prove genetiche, che per la prima volta ci hanno fornito un'inequivocabile misurazione dei rapporti di paternità e maternità, e ci hanno mostrato che invece di essere monogami la maggior parte degli uccelli hanno comportamenti in qualche misura promiscui.
Tutto questo ci ha aperto una finestra straordinaria sullo studio dei processi della selezione sessuale, che è stata una delle più grandi intuizioni di Darwin. L'idea che gli uccelli sono promiscui nei termini della cosiddetta competizione spermatica ha ampie implicazioni per tutta la biologia, al punto che siamo arrivati a scoprire che trovare una femmina monogama di qualsiasi specie rappresenta l'eccezione anziché la regola.
E per quanto riguarda l'uomo, è possibile che le abitudini monogame siano un comportamento culturalmente acquisito?
In un certo senso la monogamia nell'essere umano a livello sociale probabilmente è un tratto acquisito culturalmente, nel senso che è stata la chiesa probabilmente a imporre il matrimonio agli uomini. Ma in realtà le evidenze che oggi abbiamo ci dicono che prima arrivassero forti influenze culturali non siamo stati in fondo così promiscui. Le evidenze più forti ci vengono da quelle specie animali in cui la promiscuità è prevalente, lì i maschi hanno testicoli piuttosto grandi. Se guardiamo alla taglia dei testicoli umani, in rapporto alla taglia corporea, è piuttosto modesta. Gli scimpanzé invece, che sono noti per adottare comportamenti promiscui, hanno testicoli belli grandi; il gorilla, che invece è piuttosto monogamo, ha testicoli piccoli e l'uomo si avvicina molto di più alla posizione del gorilla rispetto a quella dello scimpanzé.
Francesco Suman