CULTURA

Un'area dismessa racconterà il Novecento

Una delle critiche più frequenti alle fondazioni bancarie, nella loro attività di promozione culturale e sociale, è la tendenza a distribuire piccoli contributi a numerosi soggetti, con uno schema tipico della navigazione politica di piccolo cabotaggio. Una linea alternativa è quella degli investimenti diretti correlati all’interesse pubblico: secondo questo modello, la fondazione non è più una cassaforte che elargisce finanziamenti a terzi, ma opera in prima persona, facendosi essa stessa promotrice e autrice di interventi di utilità collettiva che ottengono lo stesso scopo dei contributi. Un esempio molto rilevante di questa tendenza al “fai da te” è il progetto del Museo M9, il museo del Novecento che nascerà fra due anni e mezzo nel centro di Mestre. L’idea, i mezzi per realizzarla, il coordinamento generale dell’opera vengono da Fondazione di Venezia, che trae origine dalla Cassa di risparmio della città lagunare. Con un investimento complessivo di un centinaio di milioni, la Fondazione ha deciso di essere il motore di un processo dalle molteplici finalità: inaugurare un museo fortemente innovativo per contenuti e concezione, ma anche sovrintendere al ripensamento di un’area dismessa nel centro storico di Mestre per renderla un distretto multifunzionale, in cui il ruolo di polo culturale di valore internazionale si abbini a spazi commerciali, artigianali e di produzione di servizi. 

L’ambizione è quella di costruire il primo museo in Europa dedicato alla storia e alla cultura del Novecento. Il concorso ad inviti bandito nel 2010 ha visto prevalere, tra i sei presentati, il progetto dello studio anglo-tedesco Sauerbruch Hutton. Come ha spiegato il project manager Guido Guerzoni nel corso di una presentazione all’università di Padova, la fase realizzativa è stata preceduta da uno studio iniziato nel 2008, che ha visto un gruppo di lavoro analizzare più di 650 musei già esistenti, individuando i 150 più vicini ai contenuti e al modello pensati per M9. Sono state oggetto di indagine, inoltre, centinaia di mostre temporanee svoltesi tra il 2009 e il 2012, fino a selezionare le 240 più utili a ispirare l’azione degli esperti. La riflessione dei collaboratori di Guerzoni è partita da alcune carenze di fondo nell’offerta museale italiana: la poca attenzione al pubblico giovane e alle scolaresche; la limitata presenza delle tecnologie digitali; la difficoltà nel proiettare verso il futuro la visione offerta; l’assenza di proposte che, illustrando la storia e la civiltà italiane, coprano l’intero arco del secolo passato. Sulla base di queste considerazioni, il gruppo ha elaborato un’ipotesi che si fonda su contenuti museali caratterizzati da un dinamismo continuo: M9 sarà, nell’intenzione dei suoi allestitori, un luogo povero di oggetti fisici ma ricchissimo di suggestioni digitali. Ogni filo conduttore (la struttura comprenderà otto sezioni tematiche e una sezione cronologica riassuntiva) verrà illustrato ricorrendo in larga misura a materiali audiovisivi, installazioni multimediali e interattive che consentano al visitatore di creare il proprio percorso e vivere un’esperienza fortemente personalizzata. Non solo: proprio perché i contenuti saranno in gran parte visivi, sonori ed elettronici, verranno frequentemente sostituiti, in modo da offrire itinerari sempre nuovi per il pubblico, invogliandolo a tornare al museo dopo la prima visita. Si creerà così un immenso patrimonio interattivo che, nelle intenzioni dei curatori, andrà catalogato in un grande atlante foto-audiovisivo.

Ambiziosi gli obiettivi iniziali dichiarati: 100.000 visitatori all’anno per il museo, altri 150.000 per le esposizioni temporanee. Anche per le mostre M9 punterà su discipline tipicamente novecentesche e, per questo, meno valorizzate nei grandi circuiti: grafica, design, fotografia, moda, tecnologia, oltre a una grande attenzione per la scienza e i suoi sviluppi più recenti. Quanto alle installazioni multimediali, Guerzoni anticipa che risponderanno a una tripartizione, che graduerà le esperienze proposte per livelli diversi di impatto e approfondimento, da quelle basate su forti emozioni e alta spettacolarità a quelle con maggiore ricchezza informativa e di documentazione. Un progetto che punta così tanto sui contenuti digitali non può che optare per una condivisione continua del grande collage che si va componendo: e in effetti il sito m9social.it promette, entro alcuni mesi, di mettere a disposizione dei navigatori tutti i contenuti che verranno via via analizzati e selezionati, per far seguire in tempo reale lo sviluppo del museo. 

Martino Periti

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