UNIVERSITÀ E SCUOLA

Vecchi, ma arzilli (con i geni giusti)

La longevità è uno snodo tematico cruciale in una società, quella odierna, in cui l'aspettativa di vita si allunga sempre di più e che deve adeguare le proprie strutture e la propria organizzazione a esigenze nuove.

In collaborazione con la Harvard T. H. Chan School of Public Health, e all'interno di Padova meets Harvard, l'università di Padova ha organizzato mercoledì 20 febbraio in aula magna, con il contributo di Solgar Italia Multinutrient, Longevity: the way of being, una conferenza scientifica e divulgativa sulle strategie per vivere a lungo.

Di longevità si è parlato non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche dal punto di vista qualitativo. “Mi fa piacere che i relatori abbiano deciso di far aprire il convegno a un vecchio” ha detto scherzosamente lo psichiatra, alunno dell'ateneo patavino, Vittorino Andreoli, che proprio a Harvard ha trascorso un periodo di ricerca tra il 1970 e il 1971 con Seymour Kety, un neuroscienziato che ha dato contributi fondamentali allo sviluppo delle tecniche di risonanza magnetica funzionale e allo studio dei fattori che causano la schizofrenia. La lectio magistralis di Andreoli si è concentrata sul livello esistenziale della condizione dell'anziano, proponendo la disciplina del Bendessere. “La clinica è tutta concentrata a togliere il male, mentre il bendessere vuole essere una disciplina scientifica che promuova il bene, una disciplina che deve fondarsi sulla condizione del singolo”. La medicina preventiva è sempre concentrata sugli organi e sui sintomi delle patologie, ma la solitudine, che è uno dei principali problemi esistenziali dell'anziano, non è un sintomo di alcuna malattia. “È straordinario vedere aumentare l'aspettativa di vita, ma deve essere mantenuta anche la qualità della vita. Seneca diceva senectus ipsa est morbus, la vecchiaia è di per sé malattia, ma non è vero, è una condizione esistenziale con bisogni e desideri particolari, è una dimensione dell'essere umano”.

Nella seconda lectio magistralis Meir Stampfer, professore di medicina ad Harvard, ha parlato del ruolo della dieta e dello stile di vita nella prevenzione dei principali tipi di tumore.  “Il mantra della nutrizione di solito è ‘i grassi fanno male’. Semplificare le cose è bello, ma semplificarle troppo è un problema. Infatti non tutti i grassi e tipi di colesterolo hanno effetti negativi”. Gli acidi grassi trans sono sicuramente quelli più nocivi, i grassi insaturi invece (monoinsaturi e polinsaturi) possono essere benefici. Stampfer ha parlato anche di problematiche ambientali, nell'ottica di una longevità del pianeta, mostrando le quantità di gas a effetto serra emesse per grammo di proteine di carni animali diverse: è emerso che la carne di agnello è quella di gran lunga più impattante, seguita da carne di manzo e prodotti caseari; a metà classifica si collocano il salmone, il maiale e le uova; mentre la produzione di tofu si rivela più impattante della carne di pollo.

La sessione, moderata da Telmo Pievani prima e da Antonio Paoli poi, è proseguita con Immaculata De Vivo, professoressa di medicina e di epidemiologia ad Harvard, che ha parlato di telomeri, ovvero quelle porzioni di Dna che si trovano alle estremità dei cromosomi. La telomerasi è un enzima, in parte proteina in parte Rna, che mantiene la lunghezza dei telomeri, ma nel corso della vita di un individuo, i telomeri tendono ad accorciarsi, a consumarsi, e diversi studi ipotizzano che la lunghezza dei telomeri costituisca un importante fattore predittivo per la longevità: più lunghi sono i telomeri più si allunga l'aspettativa di vita. Tuttavia la professoressa De Vivo ha mostrato che le cose potrebbero essere ben più complicate di così, in quanto esistono studi che associano telomeri lunghi a rischio di cancro.

Ma se ci chiedessimo se esistono geni associati alla longevità, dovremmo risponderci di sì: FOXO3 è il più studiato. Tutti quanti ce lo abbiamo, ma alcuni di noi ne hanno una variante (allele G) più favorevole a una lunga aspettativa di vita. Craig Willcox, professore di salute pubblica, benessere e gerontologia all'università delle Hawaii, per gran parte della sua carriera ha studiato gli abitanti dell'isola di Okinawa, che rispetto ai vicini nipponici presentano un'incidenza più bassa di tutte le più gravi malattie. Ma soprattutto quest'isola è nota per ospitare un numero sorprendentemente alto di ultracentenari in ottima salute. A questa eccezionale “zona blu” della longevità appartengono anche la Sardegna, Loma Linda in California, la penisola di Nicoya in Costa Rica e l'isola di Icaria in Grecia. Secondo Willcox i canali cellulari che regolano lo scambio di sostanze nutritive (nutrient-sensitive pathways) giocano un ruolo fondamentale nella durata della vita e il funzionamento di questi canali è regolato da specifici geni. FOXO3 sarebbe un vero e proprio snodo chiave (hub) per questo sistema di regolazione e la sua variante “G” sarebbe quella più favorevole.

Ma il nostro destino non è scritto tutto nei geni. Chi non possiede questa fortunata variante genica infatti può puntare su un corretto stile di vita e la dieta mediterranea è al contempo un insieme di abitudini alimentari e una vera e propria variante culturale che offre moltissimi benefici, come spiegato da Antonia Trichopoulou, presidente della fondazione ellenica per la salute, direttore del centro sulla nutrizione Oms, professoressa emerito della scuola di medicina di Atene. Alla base di tutto vi è un largo utilizzo dell'olio d'oliva, seguito da un elevato consumo di legumi, cereali, frutta, verdura verde (ma non tuberi), un moderato consumo di latte e suoi derivati, moderato consumo di pesce e poca carne. Questo complesso di fattori ridurrebbe dell'11% il rischio di morte per malattie cardiovascolari.

Rosario Rizzuto per l'occasione ha vestito i doppi panni di rettore, nei saluti istituzionali, e quelli dello scienziato quando ha parlato di come le sue ricerche sui mitocondri aiutano a comprendere le cause di numerose patologie.

Nella seconda sessione moderata da Antonella Viola, Miguel Martinez Gonzalez, professore a contratto alla Chan School di Harvard, ha parlato delle cause dell'obesità, una vera e propria pandemia nel mondo odierno. Marco Narici, professore di fisiologia del dipartimento di Scienze biomediche di Padova, ha parlato dell'importanza dell'attività fisica, la carenza della quale risulterebbe la quarta più importante causa di morte al mondo. Marco Sandri, professore di patologia generale a Padova, ha parlato del ruolo dell'autofagia nella salute, Giovanni Scapagnini, professore di biochimica clinica all'università del Molise, ha affrontato l'alimentazione funzionale e nutraceutica per la longevità. Ha chiuso la giornata Antonio Paoli, in veste di professore di metodi e didattiche delle attività motorie del dipartimento di Scienze biomediche di Padova parlando di digiuno, tra scienza e religione.

Francesco Suman

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