SCIENZA E RICERCA

Una vita con Altai

“Sono molto affettuosi, non tutti lo sanno”. E, parlando, gli accarezza la testa come si fa con un gattino. Luca Schiesari è un giovane biologo padovano e il suo progetto porta il nome di quel piccolo assiolo faccia bianca che cerca coccole e che, da poco più di un mese, vive con lui: Altai. Classe 1984, Luca è tornato in Italia dopo un lungo periodo di lavoro all’estero: una laurea con lode in Biologia evoluzionistica (curriculum Zoologia) all’università di Padova, un’esperienza come ricercatore post-doc all’università di Leicester nel Regno Unito e poi gli Stati Uniti per un incarico, da ricercatore in Genetica, al Developmental Biology Center di Minneapolis. Ispirato dall’esperienza americana e, in particolare, dal modello del Raptor center dell’università del Minnesota, e dai suoi efficaci programmi di tutela e divulgazione in grado di coinvolgere anche la popolazione, decide di rientrare in Italia per dar vita a un progetto che si pone l’obiettivo di sensibilizzare i giovani alla conservazione delle specie in via d’estinzione, frequentando dapprima alcuni corsi di formazione dell’associazione Alantica (che si occupa di falconeria in una chiave nuova ed evoluta: “non più volta alla predazione venatoria, ma intesa come volo libero sportivo in uno scambio di emozioni ed esperienze”). Oggi Luca è falconiere specializzato in rapaci notturni. 

Luca Schiesari con Altai, il suo esemplare di assiolo. Foto: Massimo Pistore

“Sono tornato in Italia dopo aver vissuto esperienze importanti all’estero, dentro e fuori l’ambiente universitario – spiega -. Ho lavorato in centri d’eccellenza e ho avuto anche la fortuna di entrare in contatto con la comunità Sioux: i nativi americani hanno un rapporto molto profondo e armonico con la natura e gli animali, osservandoli ho potuto imparare molto”. E Luca continua: “I fenomeni irreversibili dell’estinzione e della perdita della biodiversità sono problemi che riguardano il presente, ma di fronte a cui si troveranno soprattutto le future generazioni. Restando in laboratorio sentivo di non fare abbastanza, così ho pensato di agire, di impegnarmi nella conservazione per favorire la conoscenza dei rapaci notturni, avvicinandoli alle persone. In questo senso si muove il mio progetto, nato dall’urgenza di lavorare concretamente per promuovere lo sviluppo di una coscienza ecologica soprattutto nei bambini”. Qui entra in scena Altai, l’incantevole assiolo faccia bianca dal volo silenzioso - “che prende il nome dai monti della Mongolia e dalla luminosa stella Altair” -, appartenente alla specie Ptilopsis (Otus) leucotis; una sorta di gufo in miniatura di circa 20 centimetri di altezza e 200 grammi di peso, ora protagonista (insieme a un nuovo arrivato di pochi giorni, ancora senza nome) di un progetto di divulgazione scientifica e didattica sulla conservazione delle specie in via d’estinzione, con l’uso di strigiformi a basso rischio d’estinzione allevati legalmente e protetti dalla CITES, che arriverà nelle scuole del Veneto a partire dall’anno scolastico 2016/2017. “Sono già stato ospitato in alcuni istituti e nelle sedi di gruppi scout del territorio, ed è stato un successo. A settembre inizierò a lavorare in classe, proponendo una lezione di circa un’ora con una prima parte dedicata alla biologia e alla conservazione, spiegando in modo semplice il fenomeno dell’estinzione e i cambiamenti ecologici in atto, dalla distruzione degli habitat ai cambiamenti geoclimatici, presentando anche modelli positivi di conservazione. Per passare, poi, a una seconda fase centrata sulla didattica interattiva con gli assioli per stimolare la relazione tra il bambino e l’animale, da svolgere in assoluta sicurezza con l’assiolo semi-libero non stressato e accomodato sul proprio posatoio o al mio pugno”. Un programma impegnativo ma controllato che non espone Altai a stress o forzature: “È uno dei pochi assioli a essere attivo di giorno”, spiega (così come le civette nane). “Vive con me, libero in casa. E durante la notte riposa. Siamo sempre insieme e lo saremo per parecchio tempo ancora: gli assioli possono vivere anche quindici anni”. L’obiettivo di Luca, e di chi come lui lavora con gli strigiformi, è quello di avvicinare e far conoscere i rapaci notturni alle persone (superando le superstizioni), per poter favorire la cura e la tutela di questi animali affascinanti e misteriosi.

 

Foto: Massimo Pistore

Tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento si è avuto probabilmente il periodo di maggior declino dei rapaci notturni e diurni, ma tra la metà degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta le leggi protezionistiche, la creazione di aree protette più vaste e di un gran numero di nidi artificiali, l’uso di pesticidi meno persistenti e la diminuzione delle bonifiche pare che, nel complesso, abbiano contribuito a far registrare qualche positiva inversione di tendenza. Nel 1980, poi, la CITES, Convenzione di Washington sul commercio internazionale di fauna e flora minacciate di estinzione, entra in vigore in Italia. Nata dall’esigenza di controllare il commercio di animali e piante che, insieme alla distruzione degli habitat, rappresenta una delle principali cause di estinzione e rarefazione in natura di numerose specie, oggi è inserita nel Programma delle Nazioni Unite ed è applicata in 178 Stati. Nel 2015 il servizio CITES del Corpo forestale dello Stato ha effettuato controlli su 380 tra rapaci diurni e notturni. “Tuttavia oggi l’allerta resta alta – sottolinea Luca - Le minacce e i pericoli non mancano, ma non ci sono dati in grado di fornire un preciso quadro complessivo dei rischi. Per tutelare questi animali, si punta sempre di più sulle pratiche di reintroduzione. Un progetto vincente, su tutti: la reintroduzione nei boschi dell’Austria dell’allocco degli Urali”.

Francesca Boccaletto

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