CULTURA

Il chimico, architetto dell'invisibile

Sfogliare le pagine di questo libro è stato come tornare indietro nel tempo agli anni del liceo quando, per una classe poco in confidenza con le scienze come poteva essere in un liceo classico, era fondamentale la presenza di un professore in grado di spiegare in modo chiaro e semplice non solo i concetti più complessi, ma anche quelli essenziali.

Questo è riuscito a fare Marco Malvaldi con L’architetto dell’invisibile – ovvero come pensa un chimico. Scienza e idee (Raffaello Cortina editore), libro finalista del Premio letterario Galileo 2018, concorso che il prossimo 18 maggio decreterà il miglior libro di divulgazione scientifica tra la cinquina di finalisti individuata lo scorso febbraio da una giuria scientifica.  

“In questo libro – scrive l’autore – tenterò di chiarire (a me stesso, prima che a chi legge) il modo in cui pensa un chimico. Perché un chimico non fa solo mescoloni in laboratorio – o meglio, se lo facesse durerebbe poco – ma, prima di tutto interagisce in modo astratto con la materia che andrà a trattare cercando di prevedere cosa succederà. E, per farlo, ha bisogno di un vocabolario particolare, fatto di lettere (gli atomi), di parole (le molecole), di frasi (i processi chimici) e di storie (e materiali finali)”.  Con questo speciale dizionario Malvaldi ‘usa’ la chimica per descrivere il mondo in cui viviamo, le cose che succedono, il come e il perché queste accadono. E lo fa, come lui stesso ammette, non senza ostacoli. ”La prima difficoltà che ho trovato nello scrivere un libro scientifico – racconta Malvaldi – è stata quella di mantenere alta l’attenzione perché spesso, con questo genere di libri, ci si aspetta in chi legge un livello di concentrazione altissima. Se nello scritto narrativo posso tralasciare una o due parole che posso ricostruire facilmente dal contesto, in quello scientifico questo non può succedere per cui è necessario ‘rinfrescare’ continuamente il cervello di chi legge con aneddoti, storie, momenti di ricreazione. La seconda difficoltà è stata quella di far capire al mio editore che anche in un testo scientifico ci possono essere delle parolacce. Se le usava Catullo, uno dei più grandi poeti dell’umanità, forse si può fare anche oggi. Non mi sono posto invece la questione della comprensione di chi legge e questo perché mi sono sempre ritenuto una persona non particolarmente brillante o intelligente. Certe cose le ho capite picchiandoci la testa e, a partire dalle difficoltà che ho avuto io, cerco di prevedere quali saranno quelle dei miei lettori”.

Chimico di professione (laureato e ricercatore in chimica industriale all’università di Pisa) Marco Malvaldi ha esordito nella narrativa nel 2007 e, a oggi, è autore di saggi e romanzi. “Ho sentito il bisogno di scrivere questo libro – spiega Malvaldi – perché di molte cose che ho studiato all’università ho capito il senso e il significato solo dopo averle rilette nei libri di divulgazione scientifica che mi hanno aiutato a capire la differenza tra il ‘si fa così’ e il ‘perché a un certo punto abbiamo sentito il bisogno di fare così. Perché la scienza, secondo me, non deve mai dimenticare di essere al servizio dell’uomo, è qualcosa che noi abbiamo creato per capire il mondo che ci circonda e spiegarlo agli altri uomini”. Pagina dopo pagina ne ‘L’architetto dell’invisibile’  l’autore accompagna il lettore nell’ostico, per chi non ne è un frequentatore abituale, mondo della chimica risolvendo attraverso esempi e metafore del vivere quotidiano i misteri fondanti del ragionamento scientifico.

“Per capir la chimica – scrive Malvaldi – la domanda fondamentale a cui bisogna saper rispondere è: cosa succede?”. Cosa succede quando una goccia di rugiada si posa su una foglia, quando il sale da cucina si scioglie nell’acqua mentre prepariamo la pasta, quando l’acqua incontra l’olio senza mescolarsi? Per farlo ci viene in aiuto il linguaggio della chimica che “ci permette di fare previsioni, condizione fondamentale per la nostra sopravvivenza, la nostra salute e l’economia.

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