SCIENZA E RICERCA

Cancro: una speranza dai biomarcatori

La possibilità di rivelare cellule rare e, in particolare, misurare in modo quantitativo biomarcatori specifici su singole cellule rappresenta una vera speranza nella diagnostica dei tumori maligni, specialmente se fortemente invasivi.

Molti sono gli strumenti che vengono impiegati per analizzare campioni di tessuto e di sangue per identificare e tracciare cellule "cancerogene" basandosi sull'impiego di queste speciali "etichette” ancorate alle cellule. Nonostante gli innumerevoli successi della scienza e le continue scoperte, sussistono tuttavia dei limiti che, ad oggi, costituiscono delle vere sfide. Infatti, è tutto fuorché banale investigare cellule tumorali presenti in basse concentrazioni tanto quanto lavorare con campioni di materiale estremamente ridotti. Recenti studi pubblicati su Science il 4 luglio scorso da alcuni ricercatori del System Biology a Boston, promettono uno spiraglio di luce.

Combinando sinergicamente medicina, biologia, fisica e chimica, è stato sviluppato un circuito micro-fluidico basato su un micro rivelatore Hall in grado di misurare direttamente singole cellule su cui è stata ancorata per l'appunto una "etichetta" magnetica. Si tratta di circuiti costituiti da canali molto piccoli, generalmente della larghezza di qualche centinaia di micrometri, scavati in materiali biocompatibili in cui si fa fluire in modo controllato il fluido, ad esempio il sangue. Accoppiati a tali canali si trovano infine una serie di dispositivi progettati per sondare e rivelare determinate proprietà fisiche, come la risposta magnetica di marcatori studiati ad hoc "agganciati" alle cellule che si intendono investigare.

I primi risultati indicano chiaramente che questo nuovo sistema può rivelare singole cellule anche senza dover procedere con la purificazione del campione di analisi. La purificazione permette di eliminare cioè tutto ciò che non serve ai fini diagnostici,  ma talvolta può costituire un vincolo quando le specie di interesse sono presenti in bassa concentrazione. La validazione di questa nuova promessa in ambito biomedico viene proprio dalla rivelazione di cellule tumorali "itineranti" nel sangue di 20 pazienti affette da tumore alle ovaie, con una sensibilità maggiore di ordini di grandezza rispetto agli attuali protocolli ad oggi utilizzati, pur mantenendo un'elevata velocità nell'analisi: pur con le sue ridotte dimensioni, infatti, è in grado di studiare circa 10.000.000 di cellule al minuto (ovvero circa 166.000 cellule al secondo).

 

C.S.

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