CULTURA

Il talento irrequieto di Ugo Valeri

Si è aperta in questi giorni a Padova una mostra antologica dedicata a Ugo Valeri, uomo minuto e folle, di una stramberia affascinante e irriverente. Instancabile, colto, irrequieto e talentuoso artista nato nella campagna padovana e vissuto randagio fra Padova, Bologna, Milano, Venezia, Napoli. “Strano spirito pensoso fatto di contraddizioni, incalzato dal desiderio di risolvere un enigma che era in lui stesso, che avvertiva dovunque intorno a sé, di trovare un’espressione d’arte a questo tormento”: questo il suo necrologio pubblicato da Il Veneto nel 1911. E anche la sua morte, a 37 anni, così tragicamente originale e scenografica, appartiene al personaggio che s’era dipinto: cadde dalla finestra di Ca’ Pesaro, a Venezia,  declamando una poesia, travolto forse dalla foga o dall’entusiasmo. O forse si gettò di proposito, versione della quale era convinto il fratello Diego, più giovane e affermato poeta, che coprì la sua morte di un silenzio pieno allo stesso tempo di dolore e di pudore.

Coppia di figure nella folla serale (1904, china e acquarello su carta); Il ballo popolare: fine (matita e acquarello su carta)

Eppure è debordante vitalità quella che abita i cartoncini e le veline animate dai segni a china e dalle pennellate impulsive; è instancabile il dinamismo del tratto inclinato che disegna lo sfrenato ballo popolare, un vortice naturale di musica e gesti. La vita proveniva dalla strada, che Valeri considerava il proprio vero studio; e con segno sicuro e aggrovigliato ne animava i personaggi. È lì che scendeva a disegnare le sartine all’uscita dal lavoro e la coppia travolta dalla folla serale; è lì che si accendevano le luci delle sagre e delle feste,  e a pennellate di biacca l’artista illuminava lo spazio, le vesti, le cuffiette di  nugoli di marmocchi saltellanti; poi, con qualche macchia di colore, metteva in risalto ciò che era importante: la fisarmonica del suonatore, il cielo in un paesaggio, la capigliatura gonfia delle signore. Geniale illustratore di riviste, come Secolo XX, Italia Ride, Illustrazione Italiana, Valeri esprimeva al massimo con matita e china le proprie capacità espressive. L’uso della tempera e dell’acquerello completano e valorizzano scene e  figure, dando spessore.

Festa all’Arena di Milano (Luminaria, 1908 ca, matita, tempera e acquarello su cartoncino)

Disegnava in ogni momento, Valeri; riempiva cartoncini e foglietti che poi accartocciava e gettava. Ma il suo tratto corsivo e spontaneo era anche incardinato a una solida formazione tecnica e accademica, acquisita nelle scuole di artisti padovani e nelle accademie di Venezia e Bologna. E in quei luoghi, come a Milano, a Padova e a Venezia, si circondava di amici, artisti e intellettuali, che condividevano con lui discussioni ed esperienze. Le sue città erano le scene in cui ritraeva la vita accelerata dalla modernità del tram, animata di folle e individui, di ballerine e dandies; un movimento convulso che si blocca nei ritratti trasfigurati dal dolore cupo, dall’affetto trasparente, dall’invidia livida, dal bianco amore materno.  Ne risulta un’affinità evidente allo stile di Toulouse-Lautrec, con un richiamo alle suggestioni del simbolismo, correnti e stili che aveva conosciuto solo attraverso libri e riviste. Qui forse sta il limite di Valeri, e allo stesso tempo il suo valore: non aveva infatti avuto esperienze a livello internazionale, là dove l’arte stava prendendo nuove svolte, a Vienna, Parigi, Praga; eppure era riuscito ugualmente a generare un disegno e una pittura all’avanguardia, che però contennero la sua fama a livello locale.

La mancanza di esperienza oltralpe non traspare però quando dipinge favole e famiglie diluendo il colore; quando recupera l’incisività e l’essenzialità del tratto nel raffigurare i postriboli, dove coglie con pochi segni la carezza di un avventore del bordello alla sua “bambolina”, la flaccidità un uomo grasso in poltrona, l’estraniarsi di una prostituta nel salotto. Disegna marcando le linee, definendo grotteschi contorni,  “D’altronde io stesso che sono una caricatura nell’aspetto e nello spirito, non potrei definire la caricatura come la più sincera espressione del vero?”.

Chiara Mezzalira

Ugo Valeri, genio ribelle. Un altro volto della Belle Epoque Padova, Civici Musei agli Eremitani - 20 aprile - 15 luglio 2013

La Verità (Donna con testoni; carboncino, pastello e acquarello su carta)

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