CULTURA

Il commissario Charitos ci spiega la Grecia

È il 1 gennaio 2014 e la Grecia è uscita dall’euro, tornando alla dracma. Il governo annuncia che per tre mesi gli stipendi pubblici non saranno pagati. La famiglia Charitos (il commissario Kostas, la moglie Adriana, la figlia Caterina e il genero Fanis) si affida alla saggezza popolare di Adriana: “Non dobbiamo fare altro che ricominciare a vivere come si faceva nei paesi dove siamo cresciuti. Mangeremo carne solo una volta ogni tanto: tutti gli altri giorni verdure e legumi. Sono anni che in televisione gli esperti ci rompono le scatole con tutte le loro teorie sulla dieta sana. E ora la loro dieta sana è diventata obbligatoria”.

Inizia così Resa dei conti, l’ultimo romanzo di Petros Markaris, appena uscito da Bompiani, il volume che completa la trilogia dedicata alle vicende della Grecia nella crisi: i precedenti erano stati Prestiti scaduti e L’esattore. Anche in queste pagine il commissario Charitos indaga su delitti che hanno la loro origine nella politica, o meglio nel cocktail di affari, evasioni fiscali e corruzione che per decenni in Grecia è stato definito “politica”. Markaris, di famiglia greco-armena, nato a Istanbul nel 1937, non ha compiacenze per il paese dove ha scelto di vivere, definendolo “l’unica mafia al mondo che è riuscita a fare bancarotta” (L’esattore).

Il commissario Charitos compie 20 anni di carriera: fu nel 1993, infatti, che Markaris iniziò a scrivere romanzi che sarebbe improprio definire “polizieschi”. Si tratta, infatti, di “romanzi sociali con una trama poliziesca”, come dice lui stesso in una miniautobiografia pubblicata nel 2010 (Io e Kostas Charitos). Le indagini sui delitti sono parte di affreschi assai più vasti, in cui l’autore dipinge la società greca, con le sue famiglie piccoloborghesi, i suoi arricchiti, la sua memoria ancora divisa da una guerra civile (1945-49) che non è mai finita. E, paradossalmente, il suo obiettivo polemico principale è la “generazione del Politecnico”, come vengono chiamati gli ex studenti che si ribellarono nel 1971 ai colonnelli andati al potere nel 1967. La loro vittoria del 1973 ha creato una classe dirigente partita con grandi ideali e finita nella corruzione. Markaris, traduttore di Brecht e collaboratore del regista Anghelopoulos, la definisce “una generazione che è partita di sinistra ed è finita stronza” (La lunga estate calda del commissario Charitos).

Non è difficile capire il perché: la vita politica greca negli ultimi 40 anni è stata dominata da appena tre famiglie, che hanno fatto del clientelismo, dell’indebitamento, dell’acquisto dei voti un’arte: i Karamanlis, i Mitsotakis, i Papandreou. Una élite che ha portato il Paese prima nell’Unione Europea e poi nell’euro ma non ha intaccato minimamente le “tradizioni” locali: le opere pubbliche inutili, le raccomandazioni, le bustarelle, l’evasione fiscale, il debito con l’estero.

Markaris affronta tutti questi temi: le Olimpiadi del 2004 (Si è suicidato il Che), gli evasori (L’esattore), le banche (Prestiti scaduti). Il suo commissario Charitos assomiglia a Maigret nella testardaggine con cui continua a indagare su casi apparentemente insolubili ma, a differenza del commissario di Georges Simenon, ha a che fare con la politica quotidianamente: il capo della polizia Ghikas lo controlla passo passo. Charitos accumula prove lentamente, non usa la tecnologia (Resa dei conti è il primo romanzo in cui si serve di un computer, per altro regalatogli dalla figlia), non ha mai grandi intuizioni, in un certo senso è un poliziotto fin troppo normale. Il fascino dei romanzi sta nell’accuratezza con cui Markaris descrive una città, Atene, strangolata dal traffico, sprofondata nella corruzione ma piena di vitalità e di contraddizioni.

Kostas Charitos è uno dei protagonisti di quella che si potrebbe ben definire la scuola del “poliziesco mediterraneo”, come l’ispettore Fabio Montale, del compianto Jean-Claude Izzo, il commissario Montalbano di Camilleri e Petra Delicado, la protagonista dei romanzi di Alice Gimenez-Bartlett. A differenza degli ultimi due Charitos ha una vita sentimentale tranquilla, per non dire inesistente: una moglie che cucina e guarda la televisione ma piena di saggezza popolare, una figlia che diventa avvocato per difendere gli immigrati, un genero medico che sorveglia la sua salute. Questo microcosmo non è una tela di cartone, uno sfondo piatto come nei romanzi di Simenon (dove la signora Maigret compare solo per portare il caffè o la grappa dopo cena) ma un mondo concreto e vitale.

Charitos, come Montalbano e la Delicado, ha però quotidianamente a che fare con burocrazie che non vogliono noie, soprattutto se si tratta di indagare sui ricchi e sui potenti: Grecia, Italia e Spagna sono accomunate da questo, prima che dal sole del Mediterraneo e dai debiti con l’estero. Un motivo in più per inserirlo nella valigia dei libri da portare in vacanza.

Fabrizio Tonello

 

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