SCIENZA E RICERCA

Per le italiane l’orologio biologico si è fermato

I figli, dicono i medici, è meglio farli da giovani e il motivo sarebbe semplice: la donna dopo i 30 ha un “crollo” della fertilità. Ma stanno davvero così le cose?

Secondo l’European perinatal health report nel 2010 la percentuale di gravidanze over-35 in Italia è la più alta in Europa con un tasso di quasi il 35%, in aumento di 11 punti rispetto al 2004. Stanno dietro Spagna e Irlanda rispettivamente con il 29% e il 28%. La percentuale più bassa spetta alla Romania con l’11%. L’Istat aggiunge che nel nostro Paese più del 6% dei neonati ha una madre con almeno 40 anni e solo l’11%, trend in diminuzione, con meno di 25. Ipotizzare le ragioni di questa tendenza non è difficile se si pensa alla crisi economica degli ultimi anni, alla difficoltà tra i giovani di trovare un lavoro stabile, una casa, la mancanza di strutture pubbliche che aiutino le coppie quando i nonni non sono vicini. D’altra parte incide anche l’aumento del numero di donne lavoratrici per necessità o per l’ambizione di fare carriera, che lascia spesso poco spazio alla maternità.    

Qualunque sia la ragione di una maternità in età non più giovanissima, ciò che comunemente si sente sulla gravidanza dopo i 35 non lascia ben sperare. Eppure esistono dati che dimostrerebbero il contrario. Ne parla Jaean Twenge, docente di psicologia all’università di San Diego e autrice del volume The impatient woman’s guide to getting pregnant (Simon & Schuster 2012) sulla rivista The Atlantic. Sotto accusa innanzitutto le statistiche più diffuse sui media, secondo cui una donna su tre tra i 35 e i 39 anni non riuscirebbe a rimanere incinta entro 12 mesi: ebbene, scavando un po’ si scopre che lo studio su cui si fondano questi dati, è stato condotto su una popolazione femminile francese vissuta tra il 1670 e il 1830! Al contrario, sottolinea Twenge, un’indagine di David Dunson, Donna Baird e Bernardo Colombo, su 782 donne europee dimostra che la capacità di concepire un figlio nell’arco di un anno, cioè la fertilità, è pari all’82% nelle donne tra i 35 e i 39 anni, all’86-87% tra i 27 e i 34 anni e al 92% tra i 19 e i 26. Va nella stessa direzione una recente ricerca di Kenneth Rothman su un campione di 2.820 donne danesi: il 78% delle over 35 riescono ad avere un figlio contro l’84% delle donne tra i 20 e i 34 anni. Anche se le differenze esistono, non sembrerebbero dunque così evidenti.

A fare chiarezza sulla questione è Giovanni Battista Nardelli, direttore della Clinica ginecologica e ostetrica dell’azienda ospedaliera di Padova: “In una donna la fertilità decresce dalla pubertà in poi. La qualità degli ovociti cambia con gli anni e al di sopra dei 35 anche la frequenza di anomalie cromosomiche è più significativa”. Ragion per cui la Regione Veneto prevede esami di diagnostica prenatale, come amniocentesi e villocentesi, gratuiti nelle donne con un’età superiore ai 35.

Esistono tappe evolutive che, nel tempo, hanno segnato il modo di intendere la maternità e che sono andate a braccetto con l’emancipazione della figura femminile. Nel 1971 viene legalizzato l’uso della pillola anticoncezionale, nel 1978 la legge sull’interruzione di gravidanza fino ad arrivare, oggi, ad alternative come il social freezing, il congelamento degli ovociti, già molto diffuso negli Stati Uniti. La prima biobanca è stata aperta nel 2011 a San Marino, nel Bioscience Institute. Costo 3.000 euro. Al di là delle considerazioni etiche, dunque, è il caso di dire che la maternità non ha più età. Almeno come possibilità fisiologica.

Monica Panetto

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