SOCIETÀ

Nuovo cuore artificiale salva un bambino di 10 anni

Due équipe dell’ospedale di Padova sono riuscite a intervenire chirurgicamente su un bambino cardiopatico di 10 anni, prolungandogli la vita in attesa di un trapianto cardiaco poi perfettamente riuscito. Il risultato è stato conseguito dapprima grazie all’impianto di una sorta di “cuore artificiale”, il Vad (Ventricular assistence device), finora mai impiegato con successo in età pediatrica, poi con il trapianto di un cuore da donatore che ha definitivamente salvato la vita al piccolo paziente. La storia clinica del bambino inizia fin dalla nascita: già nei primi mesi di vita gli viene diagnosticata una grave cardiomiopatia (una malattia del muscolo cardiaco) con problemi di crescita e di alimentazione. A dieci anni, con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, è sottoposto a un primo intervento, con l’impianto di un defribrillatore. Ma, dopo una serie di ulteriori peggioramenti e il ricovero nel reparto di terapia intensiva, l’equipe di Cardiochirurgia pediatrica, diretta dal professor Giovanni Stellin, decide per un intervento più delicato.

Al paziente viene impiantanto un apparecchio meccanico per l’assistenza ventricolare, il Vad, in grado di aiutare l’organo nella funzione di pompaggio del sangue. “Il meccanismo, leggermente più piccolo di quello utilizzato per gli adulti - spiega il professor Stellin - è stato utilizzato per la prima volta in italia su un paziente in età pediatrica”. La tecnologia è usata negli adulti, ma presentava dei problemi per i cardiopatici di giovane età. “Fino ad ora avevamo utilizzato tecniche più invasive - prosegue Stellin - con apparecchi in grado di fornire una circolazione extracorporea del sangue in attesa di un cuore da trapiantare”. Ma la lista d’attesa per un cuore pediatrico è molto lunga e il paziente con i meccanismi esterni è costretto a stazionare in terapia intensiva, con una qualità della vita decisamente scadente. Il Vad, invece, con un’operazione delicata di circa quattro ore, viene impiantato nella cavità pericardica e collegato all’esterno con un semplice filo elettrico da collegare a un dispositivo che si può portare praticamente ovunque. “Lo strumento - argomenta Stellin - permette di attendere con più serenità e meno sofferenza il trapianto di cuore, senza essere costretti a rimanere in ospedale”. Il nuovo “cuore artificiale” ha permesso al bambino di essere dimesso dalla terapia intensiva e trasferito nel reparto di degenza trapianti. Dopo 49 giorni, un cuore nuovo è stato trapiantato dai cardiochirurghi guidati dal professor Gino Gerosa del centro Gallucci e il bambino, dopo una degenza di circa un mese, è stato dimesso dall’ospedale in ottime condizioni.

 

Ma.S.

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