CULTURA

Scienza, unica barriera contro gli stregoni

“La settorializzazione dei saperi può rendere difficile il dialogo tra i diversi ambiti culturali e il tutto è reso più complesso dalla velocità dei cambiamenti che investono sia la scienza che il linguaggio”. Parte da questa considerazione Nicoletta Maraschio, linguista e presidente dell’Accademia della Crusca, alla guida della giuria scientifica del Premio Galileo 2014, e aggiunge: “Non sono una scienziata e proprio per questo mi sono subito resa conto che la bellezza e l’unicità di questo premio risiedono nell’incontro tra la cultura scientifica e quella umanistica”. Non a caso, a contendersi il riconoscimento letterario per la divulgazione scientifica, quest’anno, erano uno storico della scienza (Marco Ciardi, autore di Terra), un fisico teorico (Vincenzo Barone con L’ordine del mondo), un chimico (Adriano Zecchina, Alchimie nell’arte), un primatologo (Frans de Waal, Il bonobo e l’ateo) e un giornalista (Nicola Nosengo, I robot ci guardano), a dimostrazione del fatto che il dialogo tra differenti competenze, tra discipline scientifiche e umanistiche, può non solo rivelarsi possibile ma, oramai, indispensabile. 

“Ricordiamoci che Galileo (che a Padova tenne la cattedra di matematica dal 1592 al 1610, ndr) fu uno scienziato e, al tempo stesso, uno scrittore straordinario – precisa Maraschio - La sua prosa è stata celebrata anche alle ultime olimpiadi di italiano”. Un segnale chiaro che evidenzia il tentativo di superare l’anacronistica antitesi di cui scrisse (e che contestò), già nel 1959, Charles Percy Snow, fisico e letterato inglese, nel libro Le due culture, e che ancora oggi alimenta il dibattito. Nella direzione del superamento si è mossa la stessa Accademia della Crusca, che ha recentemente lanciato un progetto di corsi di formazione per insegnanti dal titolo Lingua, matematica e scienze. Anche le discipline scientifiche parlano italiano.

Foto: Massimo Pistore

Una sola grande certezza, dunque, e un obiettivo condiviso: è necessario ripartire dalla formazione e dalla scuola, per portare l’Italia al livello degli altri Paesi europei, “sviluppando un approfondimento sul valore della scienza - per usare le parole del finalista Ciardi, professore al dipartimento di Filosofia e comunicazione dell’università di Bologna - e riuscire a lasciarne traccia al termine delle scuole superiori, non concentrandosi solo su chi continuerà gli studi scientifici”. Nel tentativo di migliorare significativamente la literacy scientifica. 

Ne è convinto anche il biochimico Michele De Luca, premiato con la menzione speciale per aver combattuto, insieme a Paolo Bianco, Elena Cattaneo, Gilberto Corbellini, contro il cosiddetto metodo Stamina per la cura di alcune malattie degenerative: “L’ignoranza si combatte solo partendo dalla scuola, attraverso l’introduzione di una efficace cultura scientifica, per evitare che si presenti, in futuro, una nuova Stamina”.

Foto: Massimo Pistore

Il premio Galileo, che nelle sue otto edizioni ha coinvolto circa 20.000 studenti di 800 classi secondarie, segue questa via. Grazie al linguaggio della divulgazione, la scienza parla a tutti, ai giovani in particolare - interlocutori privilegiati del premio padovano - chiamati a valutare, recensire (attraverso i concorsi Recensire la scienza e La scienza in 30 righe) e infine votare i libri in gara.

La cerimonia finale si è tenuta il 9 maggio scorso, nell’agorà del centro culturale Altinate San Gaetano di Padova. A vincere, di fronte a una platea di 700 studenti, in rappresentanza dei circa 2000 della giuria popolare, è stato Frans de Waal, autore de Il bonobo e l’ateo. In cerca di umanità fra i primati (traduzione Libero Sosio, Raffaello Cortina 2013).

Francesca Boccaletto

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