
"Lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp" di Rembrandt (1632)
“Il corpo è la mappa su cui personalità e memoria – gioia, godimento e dolore – disegnano il loro viaggio.” Così descrive la nostra unica casa che ci accompagna per tutta la vita Vittorio Lingiardi, nel suo ultimo libro Corpo, umano (Einaudi, 2024). E in effetti tra le pagine si dipana un viaggio avventuroso tra scienza, arti e autobiografia all’interno del nostro corpo, esplorato quasi organo per organo, dal cervello fino ai piedi, passando per cuore e genitali. Ovviamente questo non è un manuale di anatomia, ma un libro che offre una narrazione dove la voce della medicina si intreccia con quella della letteratura e del mito, rivelando tutta la complessità simbolica dei corpi.
Corpo, umano è candidato al Premio Galileo per la divulgazione scientifica, ma quest’anno ha già vinto il 99° Premio Bagutta, il più antico riconoscimento letterario italiano. Si tratta di un’opera che sa stare in equilibrio fra più discipline, prendendo il meglio da ognuna, grazie anche al profilo di Lingiardi: psichiatra, psicoanalista, saggista e docente di psicologia dinamica presso La Sapienza Università di Roma.
Fin dal titolo si può intuire che questo libro ha davvero qualcosa di particolare, difatti quella virgola tra nome e aggettivo non è certo un refuso. Come scrive lo stesso Lingiardi, nel raccontare la genesi del titolo, si tratta di una virgola “che, con la sua piccola enfasi, impone una pausa, ciascuno ha la sua. Una pausa necessaria ora che il corpo è ovunque e da nessuna parte: la medicina specialistica lo scompone in oggetti parziali (...) la vita sui social lo allontana dalle relazioni toccanti”. E invece – prosegue l’autore – quest’opera vuole “riportare il corpo al centro della scena; umiliato, sedotto, contraffatto, idolatrato, sprecato, il corpo rimane il nostro enigma e la nostra vera compagnia”.
Con una scrittura densa di riferimenti culturali, ma sempre accessibile, Lingiardi riesce ad alternare il rigore delle spiegazioni scientifiche al fascino delle citazioni poetiche, che spaziano da Sandro Penna a Wisława Szymborska. Lungi dal ridurre il corpo a mero oggetto di studio, l’autore lo rende invece protagonista di una storia che attraversa esperienze come la malattia, il desiderio, l’adolescenza o i disturbi del comportamento alimentare. Un libro che unisce divulgazione, introspezione e arte (passando da Tiziano a Frida Kahlo), e che ci invita a riflettere sul senso più profondo di cosa significhi essere umani.
Corpi virtuali e corpi reali
Abbiamo raggiunto Vittorio Lingiardi per approfondire alcuni temi che si trovano nel suo libro, e per prima cosa gli abbiamo chiesto come affrontare la dissociazione tra corpi iperconnessi digitalmente e invece quasi smaterializzati nella realtà, in un’epoca in cui l’identità sembra costruirsi attraverso filtri e like. Ma ci risponde che non ha “purtroppo una ricetta per uno dei fenomeni più complessi della nostra contemporaneità. La possiamo però cercare, a livello sia individuale sia collettivo (penso alla scuola e in generale ai contesti formativi), nella capacità di cercare una posizione che non sia demonizzare la virtualità, ma neppure idealizzarla”.
D’altronde, prosegue Lingiardi, dovremmo cercare di “non assumere posizioni anacronistiche o moraleggianti: è un dato di fatto che buona parte delle relazioni oggi si svolge a metà strada, in un mondo intermedio tra la terra e la rete. Ma è necessario, anche se faticoso, sforzarsi di capire quando la realtà virtuale è una forma di vita in più a disposizione oppure è una fuga dal corpo, una sospensione della vitalità. Una dissociazione che ci allontana dall’urgenza fisica, dalla carnalità dell’esultanza e del dolore. Imparare a raccontare il corpo, dopo averlo ascoltato, è un compito fondamentale. Il corpo che possiamo ritrovare è quello che possiamo raccontare”. E proprio l’ultima delle tre sezioni che compongono il libro si intitola appunto Il corpo ritrovato, dopo Il corpo ricordato e la più ampia Il corpo dettagliato.

"Corpo, umano" di Vittorio Lingiardi
La mente e/è il corpo
In un libro dedicato al corpo ma scritto da un esperto della mente, non potevano mancare riflessioni sul complesso rapporto tra questi due aspetti dell’essere umano (citando per esempio Cartesio o Freud). Ma come scrive lo stesso Lingiardi sarebbe “una bella follia avviare qui il racconto del corpo in psicoanalisi, cioè di tutti i pensieri che si sono generati attorno al rapporto tra mente e corpo. Dal corpo parlante delle pazienti isteriche del primo Novecento all’ipocondria come attacco persecutorio di oggetti parziali all’interno del proprio corpo”.
Domandiamo però all’autore se ci sono delle manifestazioni corporee o dei segnali che possono esprimere meglio di altri il disagio contemporaneo. Il suo pensiero va subito “ai molti segnali di disagio che riceviamo dal nostro corpo troppo spesso vissuto per la performance e non per la relazione. Un corpo governato da leggi narcisistiche che attecchiscono nella solitudine affettiva e nella poca stima di sé. Un corpo che spesso dimentica la sensualità e la sessualità come luogo dell’incontro e della vicinanza affettiva”.
E più in generale, secondo Lingiardi, chi fa il suo lavoro “vede ogni giorno quanto il corpo possa farsi teatro di un dolore mentale. Lo vede nel taglio sulle braccia della sofferenza borderline; nell’osso sporgente dell’anoressia e nel vomito della bulimia; nell’ossessione vigoressica che gonfia i muscoli; nel dismorfismo che implora la chirurgia di correggere un difetto che non c’è; nel panico che simula l’infarto e ferma il respiro”.
La cura e il concetto di One Health
Il concetto di cura (materna, medica, amorosa, preoccupata…) per il nostro corpo in tutte le sue declinazioni è al centro del libro di Lingiardi, che infatti dedica le sue pagine proprio “a chi cura”. Ma oggi sono ancora tanti, troppi, i corpi che non ricevono cure sufficienti o addirittura nessuna: dalle persone in attesa di un esame diagnostico che sembra non arrivare mai, a quelle sfruttate dal turbocapitalismo o colpite dalle guerre, fino ai cimiteri sommersi delle persone migranti…
Abbiamo chiesto all’autore di Corpo, umano come si può tradurre in atti pratici l’attenzione per i corpi marginalizzati, schivando le trappole della facile retorica, e ci risponde che il suo stesso libro “è un piccolo contributo «pratico» per riportare il corpo e i suoi saperi al centro della politica e quindi della vita. Non come oggetto da manipolare o piegare a scopi commerciali o ideologici, ma come luogo di conoscenza e di relazione. Solo l’ascolto, la cura e l’accoglienza, cioè il lavoro quotidiano sulle convivenze (quelle interiori, tra le parti di noi, e quelle sociali, nell’incontro col mondo) possono restituire dignità ai corpi. Le convivenze possono fondarsi solo sul riconoscimento dei corpi, dei loro bisogni e della loro dignità”.
A tutto questo, Lingiardi aggiunge anche come sia importante studiare “il concetto di One Health, che è anche un metodo, una visione e soprattutto una consapevolezza. La salute non è un fatto individuale e non riguarda solo noi umani. Il benessere del mondo deriva dall’equilibrio degli ecosistemi, dall’interazione di tutte le specie viventi, dalla capacità di riconoscere, preservare e rigenerare le risorse naturali. Il tema della salute, compresa quella dei corpi, va dunque affrontato in modo unitario. Ogni aspetto della crisi globale che viviamo (cambiamenti climatici, inquinamento, perdita di biodiversità, zoonosi, pandemie, guerre, migrazioni rischiose) ci impone l’idea One Health come una necessità, non solo scientifica ma anche culturale, etica, politica”.