CULTURA

Sessualità e procreazione? Niente di meno naturale

Presso i Samo del Burkina Faso le spose legittime devono sempre concepire il loro primogenito con un partner che non sia il marito: un’usanza strana per noi, ma che ha il pregio di eliminare all’origine i rischi della sterilità maschile e di assicurare al pater familias un erede che celebri degnamente il culto degli antenati. In realtà la struttura della famiglia occidentale patriarcale – con principi come la fedeltà e la monogamia – non è, per quanto ancorata nel dato biologico, che una soltanto delle possibilità nella gestione del rapporto affettivo e procreativo tra l’uomo e la donna.

Lo stesso vale anche per l’identità sessuale di genere. Per gli Inuit l’anima e il nome dell’individuo possono appartenere a un genere diverso da quello biologico, senza che questo del resto impedisca le normali relazioni con l’altro sesso. Gli adolescenti di etnia Sambia della Nuova Guinea passano invece all’età adulta attraverso rapporti omoerotici, ma allo stesso tempo nella tribù non si tollerano relazioni omosessuali al di fuori di questo schema. Tutto questo perché “il genere, il sesso, la sua determinazione, l’adattamento dell’individuo, pensato dall’uomo, non sono fatti che dipendono semplicemente dall’ordine naturale”, scrive l’etnologa e antropologa Françoise Héritier nel libro Maschile e femminile. Il pensiero della differenza (Laterza, terza ed. 2010). “Questi elementi, costruibili e ricreati – continua la studiosa – dipendono dall’ordine simbolico, dall’ideologia, anche se l’enunciato di questo ordine simbolico mira a stabilirli poi come fatti di natura per tutti i membri della società”.

Questo non significa che non ci siano delle caratteristiche ricorrenti, e tra queste la Héritier – allieva della scuola di Claude Lévi-Strauss, di cui ha ereditato la cattedra al Collège de France – colloca la distinzione maschile/femminile e quella che lei chiama la “valenza differenziale dei sessi”. In nessuna civiltà infatti, secondo l’opinione della studiosa, si è finora realizzata una piena parità o addirittura una predominanza della donna sull’uomo: nemmeno nell’Occidente moderno. Persino nelle società matrilineari, come ad esempio presso la tribù dei Crow in Nordamerica, le donne rientrano sempre sotto tutela dei fratelli e degli zii e non hanno niente che si avvicini ai diritti civili e politici. Un dato che la Héritier ricollega, in linea con una delle tradizioni del pensiero femminista, all’esigenza da parte maschile di un controllo sul processo riproduttivo.

Il libro, pubblicato dalla studiosa francese ormai più di 15 anni fa, non si limita a fornire alcuni interessanti esempi antropologici, ma indaga a fondo anche le trasformazioni che stanno attraversando l’universo dei rapporti tra maschio e femmina nel mondo contemporaneo. Una lettura che torna quanto meno di attualità oggi, mentre dappertutto ci si interroga sui cambiamenti, sociali e giuridici, dell’istituto familiare.

In questo senso lo studio delle civiltà altre, un tempo definite primitive, può essere senz’altro illuminante. La distinzione e l’incontro tra virilità e femminilità, lungi dal fermarsi al mero dato anatomico e naturalistico, costituisce secondo la studiosa una delle intelaiature concettuali attraverso cui l’uomo percepisce e rielabora il mondo che lo circonda. Da questo punto di vista il sesso e la procreazione, al contrario di quanto si possa pensare, sono quanto di meno “naturale” e “spontaneo” vi possa essere. Anzi: sono intessuti, più o meno consapevolmente, da tabù e norme di purezza e corretto comportamento, sempre sotto il vigile sguardo di familiari, dèi e antenati. Il dato sociale insomma si impone in maniera sorprendente su quello biologico e non è, in fin dei conti, meno “naturale” di questo. Perché, come scrive l’autrice, “tutte le società poggiano su un esigenza comune, quella della loro riproduzione, che passa attraverso la riproduzione dei loro membri” (p. 163).

Si capisce quindi come, partendo dallo studio delle popolazioni “primitive”, si arrivi negli ultimi capitoli ad affrontare temi scottanti e di grande attualità come procreazione assistita e condizione femminile. Questo perché Il modello di famiglia è, secondo la Héritier, strettamente correlato alle rappresentazioni di una società, ed è tutt’altro che facile da cambiare. Una sfida in più per la nostra società, sempre più complessa e multiculturale.

Daniele Mont D’Arpizio

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