SOCIETÀ

Un contratto per i precari

Malattie, ferie, diritti sindacali, formazione, compensi, assicurazioni per imprevisti... sono tantissime le zone buie dei contratti degli oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori atipici italiani, e non tutte illuminabili dalla legge – che anzi spesso complica le cose, com'è stato per moltissimi casi dopo la riforma Fornero, alla quale adesso il nuovo governo si appresta a metter mano ancora una volta. Ma dove non arriva la legge, può arrivare il contratto: perché non includere le forme di lavoro atipico nella contrattazione collettiva? Questa la proposta contenuta in un libretto nato in casa Cgil, che in qualche modo inaugura una svolta del maggior sindacato italiano: regolare la precarietà (e dunque renderla più accettabile e meno “precaria”), attraverso la forza dell'azione collettiva, portando la tutela sindacale là dove è del tutto assente, da quando è nato e cresciuto l'esercito del lavoro non-standard in Italia. Il libro, intitolato In-flessibili, non è un saggio teorico ma una guida pratica: un manuale per sindacalisti, ma anche per tutti gli altri, per sapere com'è fatto il lavoro non dipendente, e cosa si può fare per portare regole collettive in quel far west.

Il libro parte da un'autocritica di Susanna Camusso: “Abbiamo sbagliato a non usare la forza collettiva dei più garantiti per difendere anche le persone senza contratto o con un contratto atipico”. E una domanda della segretaria generale della Cgil: “Bisogna domandarsi dove si è infranta la solidarietà tra i lavoratori stabili e non stabili, e quando ci si è rassegnati all'idea che i contratti non fossero più il luogo dove definire norme per il mercato del lavoro”. Ha aiutato, in questo errore, un luogo comune radicato, diventato un cavallo di battaglia: quello per cui tutti i contratti atipici sono finzioni, coperture di quelli che in realtà sarebbero rapporti di lavoro dipendente, e che interesse e obiettivo di tutti i lavoratori atipici sia l'assunzione a vita. È vero, si legge nel libro, che in molti casi ci sono truffe e malversazioni, ma ci sono anche casi in cui non è così, e il lavoro svolto è nei fatti un lavoro di tipo autonomo (le tabelle dell'Isfol-Plus in proposito mostrano i diversi gradi di “subordinazione”, e aiutano a fare chiarezza).

Non solo. Prima di iniziare una vertenza per chiedere le regolarizzazioni, consiglia la guida di In-flessibili ai sindacalisti, “è bene verificare la volontà delle persone che abbiamo di fronte di voler essere assunte stabilmente”: una frase rivoluzionaria, per un sindacato che invece ha sempre dato per scontata tale volontà. Scontrandosi molto spesso con la realtà, e facendo scarsissima presa tra i suoi potenziali beneficiati, soprattutto in alcuni settori lavorativi dove i contratti atipici imperversano: come quelli dei nuovi professionismi nel comparto della conoscenza, caratterizzati da lavori intellettuali nuovi, spesso con pluri-committenza, ma non (più) tutelati dallo status e dalla rete di protezione degli ordini professionali. In tutti questi campi, le varie leggi sono intervenute a slacciare o allacciare i vincoli, spesso complicando la vita ai lavoratori (soprattutto giovani) più che ai loro datori: prova ne è che, a seguito della riforma Fornero e dei suoi nuovi paletti, sono “caduti” circa 70.000 contratti di collaborazione a progetto, trasformati in forme ancor più precarie.

È probabile che nei prossimi mesi assisteremo a un nuovo passaggio normativo della tormentata legislazione del lavoro, dato che il neoministro del lavoro Giovannini ha fatto capire di voler rimettere mano a quella parte della riforma che ha reso più complicato e costoso il ricorso ai cocopro, nel tentativo di spingere le imprese (e la pubblica amministrazione?) verso le assunzioni, sia pure a termine. Ma, come si diceva all'inizio, la legge nazionale non dice e non può tutto, e la contrattazione collettiva può rafforzare le tutele laddove la legge le abbassa, oppure smussare le rigidità delle norme quando non si adattano a situazioni concrete. Questa, almeno, è la scommessa degli autori di In-flessibili (Davide Imola, Cristian Perniciano, Rosangela Lapadula, Marilisa Monaco). Contestata in casa Cgil – e fuori – da quanti pensano che sia una resa alla precarietà: invece di contrastarla, di fatto la accettiamo, è la critica che viene da alcuni settori del sindacato. Apprezzata e sostenuta, invece, dal mondo degli studiosi del nuovo lavoro autonomo e – quel che più importa - da molte sue organizzazioni.

Roberta Carlini

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