SOCIETÀ

Istat: l'Italia fuori dal pantano?

Guardiamo al futuro con fiducia. Non è uno slogan elettorale (anche se potrebbe diventarlo), ma l’analisi pubblicata il 7 maggio dall’Istat. I risultati presentati in Prospettive per l’economia italiana nel 2015-2017 regalano infatti previsioni moderatamente ottimistiche e un tasso di crescita del Pil per l’anno corrente rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto al quadro previsivo diffuso a novembre 2014. Nel 2015 si prevede un aumento del Pil italiano pari allo 0,7% in termini reali, cui seguirà l’1,2% nel 2016 e 1,3% nel 2017, una crescita stimolata da un quadro internazionale caratterizzato dagli effetti degli interventi di politica della monetaria della Banca centrale europea, da un tasso di cambio favorevole e da quotazioni del petrolio che rimarranno sui livelli contenuti seppure in leggero aumento. Si parla dunque di ripresa dell’economia italiana, anche se a un livello inferiore rispetto alla media dell’area euro, guidata dal miglioramento delle componenti interne di domanda e, ancora nel 2016, da un contributo favorevole di quella estera. 

Inoltre nel 2015, sempre secondo l’Istituto di statistica, la spesa delle famiglie segnerà una variazione positiva dello 0,5% in termini reali, a seguito del miglioramento del reddito disponibile. Nel successivo biennio, si prevede un rafforzamento dei consumi. E gli investimenti torneranno a crescere nell’anno in corso (+1,2%), stimolati dal miglioramento delle condizioni di accesso al credito e delle aspettative associate a una ripresa della dinamica produttiva. Il processo di accumulazione del capitale è previsto riprendere a ritmi sostenuti nel 2016 (+2,5%) e con maggior intensità nel 2017 (+2,8%). 

Il peggio è passato? Con cautela ma l’Istat sembra confermarlo e annuncia la ripresa, anno dopo anno, a partire appunto dal 2015. Si legge: “La caduta degli investimenti che ha caratterizzato la fase recessiva europea, si è arrestata. Nel corso del 2015 gli investimenti in macchine e attrezzature sono previsti in ripresa, sebbene a un ritmo contenuto, alimentati dalla ripresa dell’attività produttiva e, nel breve periodo, anche dal miglioramento delle condizioni di liquidità. Nel 2016 gli investimenti in infrastrutture sono attesi beneficiare delle recenti misure di politica economica varate dalla Commissione Europea (Piano Juncker). Infine, le politiche di bilancio in alcuni importanti paesi dell’area evolveranno in modo meno restrittivo. 

Buone notizie anche in termini di occupazione, con una ripresa che inizierà a consolidarsi proprio nel corso del 2015, dopo un anno di crescita solo per particolari segmenti della popolazione (stranieri e individui di età superiore ai 45 anni). “In termini di input di lavoro, l’aumento risulterà moderato (+0,6%) e si accompagnerà alla riduzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni (in atto già nel corso del 2014). Nel successivo biennio, con il rafforzarsi dell’attività economica, l’occupazione è prevista evolvere secondo una dinamica più favorevole (rispettivamente +0,9% e +1,0%). Il tasso di disoccupazione, risultato ancora in crescita nel 2014, tornerà a ridursi sia nel 2015, raggiungendo il 12,5%, sia, in misura più marcata, nel biennio successivo (12,0% e 11,4%). Sull’evoluzione del tasso di disoccupazione continuerà a pesare l’elevata incidenza dei disoccupati da almeno dodici mesi”. Per capire se si tratti di un’eco delle stime sul Pil annunciate dal governo, e solo due giorni fa sostanzialmente confermate dall’Ue, non resta che aspettare. Quel che sembra certo è che l’eurozona intanto segna un +1,5%. Dietro di noi restano Cipro, Finlandia e Grecia. 

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