SCIENZA E RICERCA

A caccia del primo animale

L’eccitazione si diffonde tra i biologi perché potrebbe essere stato identificato l’indizio dell’anello mancante tra organismi unicellulari e tutte le specie animali. La scoperta, secondo lo studio da poco pubblicato su Science dall’équipe di studiosi guidata da Thibaut Brunet dell’università di Berkeley, ha le sembianze di un essere microscopico, battezzato Choanoeca flexa.

Il segreto è il movimento: la Choanoeca infatti, che ha come habitat le pozze d’acqua lungo le scogliere caraibiche, è un piccolo protozoo che vive in colonie con i suoi simili, in piccoli assembramenti il cui diametro non supera i 100 milionesimi di metro. Con una particolarità rispetto agli altri organismi unicellulari che vivono in strutture simili: gli individui si dispongono in minuscoli foglietti che, attraverso il movimento simultaneo dei flagelli, possono cambiare forma in maniera piuttosto rapida rispondendo a uno stimolo luminoso.

Un comportamento che ha subito fatto pensare da un lato alle prime fasi dello sviluppo degli embrioni animali, caratterizzate proprio dalla presenza di foglietti di tessuto, dall’altro alla contrazione muscolare. L’analisi genetica ha inoltre permesso di identificare una stretta parentela con una proto-spugna, la Choanoeca perplexa. Non uno dunque, ma addirittura due anelli si aggiungerebbero alla catena che ci unisce idealmente a Luca (Last Universal Common Ancestor), l’essere vivente primordiale da cui discenderebbero tutte le specie viventi, che secondo alcune ricostruzioni potrebbe essere apparso sulla Terra circa 3,7 miliardi di anni fa.

Secondo Giuseppe Fusco, biologo dell’università di Padova, presso la quale insegna biogeografia, filogeografia e teoria dell'evoluzione, bisogna però specificare che, allo stato delle nostre conoscenze, gli esserini appena scoperti non possono certo essere considerati i nostri diretti progenitori: “Non si trovano tra gli organismi moderni gli antenati di altri organismi moderni – spiega lo studioso a Il Bo Live –. Quello che si sa è che questo gruppo di organismi unicellulari, i coanoflagellati, sono tra quelli più strettamente imparentati con gli animali. Vuol dire che con questi organismi condividiamo un antenato più recente rispetto a quelli con qualsiasi altro organismo”.

Non antenati quindi ma semmai i ‘cugini’ prossimi: “Aver provato che le colonie di questi organismi hanno delle attività per così dire coordinate, che poi si ritrovano anche a livello di organismi multicellulari, è sicuramente molto interessante, nel senso che adesso si può dedurre che questa caratteristica non si è evoluta nella nostra linea ma probabilmente era già presente nel nostro antenato comune”. Attenzione quindi ad evitare sensazionalismi, passando a livello mediatico conclusioni troppo affrettate; “Facciamo un esempio: noi come organismi pluricellulari abbiamo particolari geni che producono strumenti che servono a tenere insieme le cellule, in modo che moltiplicandosi non se ne vadano per conto loro ma rimangano a formare un corpo pluricellulare. Si potrebbe pensare che questa caratteristica si sia evoluta diciamo alla base del gruppo degli animali pluricellulari, come loro carattere distintivo. In realtà non è così: le stesse molecole e gli stessi geni sono stati scoperti in organismi unicellulari a noi strettamente imparentati, peraltro gli stessi coanoflagellati di cui stiamo parlando. Questo perché in realtà questi geni hanno anche altre funzioni”.

Quindi una volta eravamo o no spugne? “Anche questa è una questione un po’ controversa. Se le spugne fossero un gruppo parafiletico, questo potrebbe voler dire gli altri animali discendono dalle spugne. Se al contrario fossero di un gruppo monofiletico sarebbero solo i nostri parenti più stretti, dopo i coanoflagellati ovviamente, ma in questo caso il nostro antenato comune non sarebbe necessariamente simile a una spugna. Questo perché le spugne potrebbero a loro volta aver evoluto le loro caratteristiche in una fase successiva. Sulla collocazione delle spugne negli ultimi anni si è oscillato molto in senso e nell’altro, e questo da un punto di vista evolutivo fa parecchia differenza”.

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