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Coronavirus: il vantaggio competitivo degli ipocondriaci della prima ora

Mi chiamo Anna, e sono ipocondriaca. Non saprei dire da quanto, di sicuro da prima del Coronavirus. Probabilmente lo sono dalle elementari, quando mia mamma sentiva tossire i miei compagni e mi diceva "Non stargli troppo vicino".
Per fortuna non sono sola: assieme a me ci sono migliaia di persone, che si riuniscono in gruppi facebook e whatsapp, che da sempre cercano di affrontare la cosa con quintalate di ironia ma che prima di oggi se ne stavano nascosti, perché prima di oggi amuchina e mascherine erano guardate con sospetto. Ora possiamo fare outing serenamente, confonderci tra la folla e in certi casi addirittura tranquillizzarla.

Perché, diciamoci la verità, noi ipocondriaci della prima ora siamo preoccupati, ma meno di quelli che non convivono con questo stato mentale da anni. Noi abbiamo imparato a lavarci le mani, a individuare a colpo d'occhio chi sul bus potrebbe tossirci in faccia, abbiamo già elaborato decine di scuse plausibili per evitare i classici due baci sulla guancia e perfino le strette di mano, abbiamo forzato la geometria per avere sempre attorno a noi almeno un metro di spazio libero. E poi sì, abbiamo imparato che, nonostante tutti questi accorgimenti, ci possiamo ammalare lo stesso. Certo, quando succede lo viviamo come un fallimento personale ("Ma cosa avrò toccato?" "Quando ho dimenticato l'amuchina?" "Perché non ho schivato lo starnuto del mio capo?"), ma ci siamo anche un po' rassegnati.
Ma soprattutto, abbiamo imparato a proteggerci dalla nostra debolezza e lo facciamo con due potentissime armi: la razionalità e l'ironia.

La seconda, in questo caso specifico, ci aiuta ad osservare questa grave situazione sogghignando. E, sia chiaro, sogghignare non ne sminuisce l'importanza e saremo i primi a chiamare il numero di emergenza se dovesse salirci la febbre. Di certo però, anche nella situazione più tragica (e non è questo il caso), si può apprezzare il lato ironico. Noi ipocondriaci sogghigniamo chiedendoci se questi novizi sapranno utilizzare correttamente l'amuchina, se conoscono la differenza tra quella per le mani e quella per le superfici, se disinfetteranno anche il proprio smartphone (con cover e pellicola protettiva, ovviamente!) dopo aver toccato i sostegni dei bus, o se cadranno come tessere del domino non volendolo fare mentre noi, dopo anni di esperienza, abbiamo imparato ad ammortizzare anche le inchiodate più violente. Sogghigniamo perché dopo tutti questi accorgimenti magari i nuovi adepti inesperti si tengono le scarpe in casa (i neo-ipocondriaci hanno mai fatto caso a quante persone sputano per strada?) o mangiano le noccioline sul bancone all'happy hour, che è una delle cose più pericolose dopo l'attraversamento stradale, che miete più vittime.

Dalla nostra posizione di vantaggio osserviamo con benevolenza l'isteria collettiva. Ci chiediamo in quanto tempo il sud Italia chiederà la secessione dal nord con l'esercito a guardia delle frontiere, perché dal Po in su uno starnuto potrebbe diventare l'anticamera dell'Apocalisse.
Cerchiamo di fare buon uso della nostra seconda potente arma, la razionalità, per riportare i nuovi adepti del nostro gruppo dall'isteria a una pacata e comprensibile agitazione, mettendo i numeri in prospettiva e consigliando di consultare i social e i tg al massimo una volta al giorno, di pensare ad altro perché nessun virus è mai stato scoraggiato dal ruolo di protagonista nei nostri pensieri.

Insomma, alla fine siamo degli eroi. Chiaro: non a livello dei medici e di tutti gli operatori sanitari che si stanno rimboccando le maniche per far fronte all'emergenza, ma rimane il fatto che sappiamo di avere un vantaggio competitivo rispetto a chi si è scoperto ipocondriaco negli ultimi giorni, ma non ce ne approfittiamo e cerchiamo semmai di dare una mano, facendo anche da mediatori tra loro e i tranquilli a prescindere, che se la vita reale fosse facebook a quest'ora sarebbero già stati colpiti a morte per punire la loro eccessiva flemma.

Non ringraziateci, lo facciamo perché sappiamo fin troppo bene cosa state passando. Se però ci teneste davvero a manifestare la vostra gratitudine, ci farebbero comodo delle penne rigate: al supermercato erano rimaste solo quelle lisce, snobbate perfino di fronte al timore di una quarantena. E, a dire il vero, le abbiamo lasciate sullo scaffale anche noi.

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