CULTURA

Dall’America a San Siro: il Cavallo di Leonardo

A 500 anni dalla morte di colui che gli ‘ha dato la vita’, torna a far parlare di sé il cosiddetto ‘Cavallo di Leonardo’ uno dei più grandi monumenti equestri mai realizzati nella storia. Quello installato nel 1999 a San Siro all’ingresso dell’Ippodromo di Milano, e ad oggi ancora oggetto della discordia per quella che molti ritengono una collocazione incapace di rendergli giustizia, non è la statua realizzata dal genio toscano. Quella non esiste più, irrimediabilmente distrutta dalle truppe francesi nel 1499 durante l’assedio al Castello sforzesco, dov’era stata collocata e pubblicamente esposta nel 1493. Quello distrutto dai soldati era il modello preparativo alla famosa statua equestre, alto più di sette metri e realizzato in creta dallo stesso Leonardo. Al suo compimento definitivo mancavano soltanto la copertura in cera e la ‘tonaca’ in terracotta in cui versare 100 tonnellate di bronzo fuso. Ma con le guerre il bronzo serviva per i cannoni e il materiale diventa così irreperibile. Vista l’impossibilità di portare a termine il progetto, Leonardo abbandona l’opera e Milano, la città dove trascorse il suo periodo più fecondo e creativo, e si trasferisce a Mantova lasciando il suo lavoro incompiuto alle armi dei francesi. Il Cavallo, progettato dal genio toscano tra il 1482 e il 1493, era parte di un monumento equestre dedicato a Francesco Sforza di cui i disegni, gli schizzi e gli studi preparativi (anche sui muscoli e l’anatomia animale) sono tuttora conservati in molti musei europei. La richiesta di realizzare la più grande statua equestre del mondo era partita dal Duca di Milano, Ludovico il Moro, con l’intento di omaggiare il padre Francesco, fondatore della casata Sforza. Allo stesso tempo Leonardo voleva realizzare un progetto unico che superasse tutte le opere esistenti, riferendosi in particolare al monumento equestre a Bartolomeo Colleoni realizzato dal suo maestro Andrea del Verrocchio e al Gattamelata di Donatello; un’ impresa colossale, che dimostrasse la sua unicità non solo per le dimensioni previste ma anche per la difficoltà tecnica che prevedeva di scolpire un cavallo nell'atto di abbattersi sul nemico.

Questo progetto non si concretizzò nemmeno nel 1506 quando Leonardo, tornato a Milano, viene incaricato da Gian Giacomo Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre in bronzo. Quello visibile oggi nella città meneghina è il cavallo realizzato dall’artista statunitense Nina Akamu sulla base dei disegni leonardeschi. Un progetto partito dall'americano Charles Dent pilota, artista e collezionista d’arte americano che nel 1977 decide di rendere realtà il sogno dell’artista toscano. In 15 anni Dent riesce a costituire una fondazione e a raccogliere i fondi necessari per sostenere l’impresa ma la morte, nel 1994, gli impedisce di vedere l’opera completata. Il progetto, tuttavia, non viene abbandonato e a prenderlo in mano è l’imprenditore americano Frederik Meijer che si offre di finanziarlo purché venissero realizzate due statue equestri: una destinata a Milano e l’altra al Meijer Gardens, un parco naturale e artistico nel Michigan, che ospita copie delle statue moderne più celebri (e dove il Cavallo di Leonardo diventa uno dei cento monumenti più visitati in America). La direzione del progetto viene affidata alla scultrice Nina Akamu che, da un prototipo di circa tre metri di altezza, ricava una scultura equestre in argilla, lunga oltre sette metri e alta otto; da questa in seguito l’artista otterrà i calchi che con il bronzo fuso daranno vita successivamente ai due enormi monumenti installati dal 1999 rispettivamente all’interno del parco americano e nella città di Milano a cui l’opera viene donata in omaggio al genio e alla cultura italiana.  

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