SCIENZA E RICERCA
Innalzamento delle temperature: cosa succede agli insetti nelle grotte?
L'emergenza climatica, con l'aumento delle temperature su tutto il pianeta, sta avendo un forte impatto sulla biodiversità, e gliinsetti non fanno eccezione. Sul nostro giornale abbiamo parlato dei pesci sentinella del cambiamento climatico, ma non è escluso che un domani anche alcuniinvertebrati potranno andare a costituire un database analogo per segnalare questo tipo di problema.
Uno dei modi per studiare le conseguenze del climate change è quello di andare a vedere i suoi effetti sulla fauna, anche se non sempre è facile individuare una causa univoca degli eventuali cambiamenti. Un gruppo diricerca ha pensato di studiare il fenomeno a partire dalle grotte chepreservano il ghiaccio al loro interno, perché è l'ambiente ideale per ospitarealcune specie legate a questi particolari ambienti, e nel momento in cui cambiano le temperature si può osservare l'aumento o la diminuzione degli animali target.
Per comprendere meglio queste dinamiche, andiamo a vedere cosa succede alla fauna di alcune grotte prealpine, per esempio il Buso del Vallon, una grotta situata nei Monti Lessini, dove possiamo trovare un glacionevato, cioè una formazione mista di neve e ghiaccio. Lo facciamo con Leonardo Latella, responsabile delle collezioni naturalistiche del Museo di Storia Naturale di Verona e docente di entomologia all'università di Padova.
Montaggio di Barbara Paknazar e foto di Daniele Sighel
Partiamo proprio dal Buso del Vallon, per poi ampliare il discorso ad altre grotte con caratteristiche simili. Parliamo di una grotta verticale, un pozzo a cielo aperto che date le particolari condizioni climatiche poteva ospitare una fauna diversa da quella che si incontra tipicamente sui sentieri di montagna: "Il glacionevato - spiega Latella - durante l'inverno era alimentato dalla neve che proveniva dall'esterno e che nel periodo estivo si compattava. Ultimamente però abbiamo notato che il ghiaccio si stava riducendo, al punto che nel periodo estivo è ora quasi completamente sparito, così abbiamo cominciato a studiare il cambiamento della fauna che vive intorno e sopra a questa formazione che durante l'estate serviva come rifugio per tutte quelle specie che non riuscivano a trovare da altre parti le temperature ideali per loro. I primi dati purtroppo ci confermano che la situazione di queste specie frigofile, cioè amanti del freddo, sta cambiando e quindi si trovano più raramente. Quello che si può prevedere molto facilmente è che nei prossimi anni scompariranno alcune specie legate appunto all'ambiente freddo, che non troveranno più queste condizioni all'interno della grotta".
Questa situazione non si limita al Buso del Vallon, ma è tipica anche di altri luoghi analoghi. "Nelle altre grotte che stiamo studiando - precisa Latella - la situazione è leggermente migliore. Sono quattro, due in provincia di Verona, una sull'altopiano di Asiago e una sulle Dolomiti di Brenta. Qui il ghiaccio non è completamente scomparso ma si nota un evidente ritiro, soprattutto sulle quote meno elevate. Sono ambienti particolari e gli studi su questo tipo di ghiacciai sotterranei sono ancora molto rari e in particolare sono pochissimi gli studi sulle faune legate a questi tipi di ambienti".
Ma c'è anche l'altro lato della medaglia, perché se alcune specie rischiano di scomparire, altre, attualmente non presenti, potrebbero prendere il loro posto, adattandosi a vivere a temperature diverse. Parliamo di specie non ancora conosciute, tanto che non hanno ancora un nome scientifico: ne è un esempio un nuovo coleottero troglobio che i ricercatori stanno studiando."La sfida che ci troviamo di fronte - spiega Latella - è quella di capire che tipo di adattamenti mettono in atto questi animali per vivere in queste condizioni".
Un altro fenomeno interessante è quello della presenza nelle grotte di specie che non sarebbero di per sé legate agli ambienti cavernicoli, ma che hanno bisogno di vivere in ambienti freddi, e quindi trovano nel ghiaccio presente in tutte queste grotte un alleato prezioso per la loro vita "Siamo di fronte - spiega Latella - a un'associazione faunistica speleo glaciale che fino a poco tempo fa non era conosciuta".
Questi sono mutamenti che non vengono colti dalle persone comuni, che magari vanno semplicemente a farsi una passeggiata in montagna o a visitare le grotte con una guida (nel video, Latella spiega anche le difficoltà tecnico logistiche di una ricerca di questo tipo, che non sono poche). Rimane il fatto che spesso queste silenziose migrazioni climatiche hanno avuto conseguenze sulla nostra vita di tutti i giorni: se una specie non trova più le condizioni adatte per svilupparsi, si sposta in luoghi più freddi (o più caldi, ma non è questo il caso) e questo determina l'arrivo di specie aliene dove prima erano del tutto assenti.
"Un esempio che tutti abbiamo ben presente - chiarisce Latella - è quello della zanzara tigre, che alla fine degli anni Novanta è arrivata nel Nord Italia. O, ancora, la farfallina dei gerani, il Cacyreus marshalli, che era l'incubo delle nostre nonne perché mangiava le foglie dei gerani: è stato importato dal Sudafrica, ma si è potuto diffondere capillarmente solo quando le condizioni climatiche del nostro paese sono diventate funzionali al suo sviluppo, quindi con l'aumento delle temperature".
Come ricordiamo spesso sul nostro giornale, le conseguenze del cambiamento climatico agiscono su più fronti, e spesso non ci rendiamo conto subito di quello che sta avvenendo (per esempio noi non vediamo un'altra specie aliena, la mosca dell'olivo, ma un coltivatore ce l'ha ben presente, perché è un parassita che distrugge le coltivazioni, e che si sta spostando a quote pi elevate in seguito al variare delle temperature).
Siamo di fronte a un sistema fragile in un equilibrio sempre più precario, e dispiace vedere come le istituzioni non sembrino attrezzate per far fronte a un problema che ormai è sotto gli occhi di tutti.