IN ATENEO

Mario Segni, il padre della stagione referendaria: "Memoria dell'Italia è corta"

È considerato il padre della stagione referendaria, che all’inizio degli anni ’90 accelerò la fine di un sistema politico che aveva caratterizzato l’Italia per quasi cinquant’anni. Oggi più di qualcuno ha nostalgia della cosiddetta Prima Repubblica, ma Mario Segni non è uomo da pentimenti: “I rimpianti ci sono, ma non per l’Italia degli anni ’80 e ’90. Ci sono per De Gasperi e quelle grandi generazioni… la gente ha dimenticato che erano già arrivati lo sfascio, l’instabilità, la corruzione e il malgoverno. La memoria è corta”.

Il giurista è stato a Padova l’8 novembre per una giornata di studi in suo onore, in occasione del suo 80° compleanno, ospite del Dipartimento di Diritto privato e critica del diritto. L’evento è stato aperto dall’intervento del rettore Rosario Rizzuto ed è stato organizzato dalle università di Padova e di Sassari, nelle quali si è svolta la carriera accademica del festeggiato. Fresco della laurea in giurisprudenza presso l’ateneo sardo, nel 1963 infatti Mario segni inizia la sua attività di ricerca a Padova come assistente alla cattedra di diritto del lavoro, ricoperta in quel momento dal suo futuro maestro Luigi Carraro. E presso l’ateneo padovano (con puntate presso l’allora sede di Verona, dove insegna diritto industriale) Segni rimane fino alla metà degli anni ‘70, approfondendo le tematiche generali del diritto civile. Con il ritorno come professore ordinario a Sassari – fedele all’insegnamento del padre Antonio, presidente della Repubblica dal 1962 al 1964, che lo invitava a ‘trovare il suo posto nel mondo’ prima di tentare la politica – coincide l’ingresso in parlamento, dove rimarrà per vent’anni e sei legislature, lasciando un segno indelebile nella storia italiana.

Tra il 1991 e il 1993 infatti i referendum da lui promossi porteranno all’adozione di una legge elettorale di impronta decisamente uninominale e maggioritaria – il cosiddetto Mattarellum, dal nome dall’attuale presidente della Repubblica – che caratterizzerà una nuova stagione politica, fino all’adozione del cosiddetto Porcellum. Oggi si fa strada in molte forze politiche la volontà di tornare, con qualche correttivo, a una legge interamente proporzionale: una soluzione che non vede entusiasta Segni, uscito da tempo dalla politica attiva; “Penso che l’Italia abbia sprecato una grande occasione, per colpa di una classe politica che ha distrutto quello che avevamo fatto – ha detto a Il Bo Live –. Avevamo un sistema che spingeva per la stabilità e le aggregazioni ed aumentava il potere dei cittadini, come nelle democrazie anglosassoni, ed è stato sfasciato. Per fortuna è rimasta l’elezione diretta del sindaco e del governatore, che almeno a livello locale aiutano la stabilità: altrimenti saremmo in un pantano ancora più profondo”.

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