CULTURA

Il museo di geografia di Padova apre i battenti

Il progetto è ambizioso, ma ne ha tutte le ragioni: a Padova apre il primo museo di Geografia in Italia, diretto dal professor Gianluigi Baldo.
Nel cuore del centro della città, nel prestigioso palazzo Wollemborg, il museo si propone come punto di riferimento per tutte le persone che sentono il fascino dell’esplorazione e della scoperta e sono dominati da quel senso di curiosità che mette radici nell'infanzia e che, se sei fortunato, rimane per tutta la vita.
Per capire il livello di innovatività, basti pensare che Joe Smith, il direttore della Royal Geographical Society, ha detto che probabilmente quello di Padova è il primo museo geografico universitario del mondo, almeno per quanto riguarda la geografia antropica, quella che tratta la distribuzione, la localizzazione e l'organizzazione spaziale dei fatti umani.

Detta così sembra una materia un po’ fredda, e invece la geografia si trova nel punto di raccordo tra scienza e favola: i bambini più fortunati durante la loro infanzia incontrano storie di esploratori che hanno compiuto viaggi che prima di loro si potevano a stento immaginare, e la magia della scoperta continua ad accompagnare questi bambini anche quando il tempo delle favole finisce. Sono quei bambini che di fronte a un imprevisto logistico sono quasi contenti perché il contrattempo fornisce loro l’occasione di passare per angoli della città che non si erano mai soffermati a osservare.

Ci siamo fatti raccontare il nuovo museo di geografia di Padova dal responsabile scientifico, il professor Mauro Varotto, e dal responsabile tecnico, il dottor Giovanni Donadelli.

Riprese e montaggio di Anna Bellettato

Il museo di geografia vuole coinvolgere tutti i cittadini, dai bambini agli adulti, ed è composto da tre sezioni: Esplora, Misura, Racconta, che sono le tre azioni che permettono di raccogliere e analizzare i dati e di rendere conto della complessità del nostro mondo. Sono tre parole importanti, e per questo sono state scelte come payoff sotto un logo che è costituito dallo schema di un mappamondo in due emisferi che ricorda anche un binocolo, indispensabile per ogni esplorazione che si rispetti. L’allestimento è costruito intorno al patrimonio raccolto in 150 anni di attività scientifica e didattica, a partire da quella di Giuseppe Dalla Vedova, che quando nel 1867 aveva cominciato a insegnare a Padova si era ritrovato a fare lezione senza né carte geografiche né globi e si era quindi dato da fare per ottenerli. Al museo di geografia si possono trovare, oltre alle carte e ai globi, documenti, rocce, plastici storici, strumenti di misura e atlanti antichi. L'insieme dei materiali, che era già stato riconosciuto come "collezione" dal Centro di ateneo per i musei, ora è inserito in un allestimento coerente che si snoda nelle tre sale: sala Clima, sala Esplorazioni e sala delle Metafore.

Per quanto riguarda gli oggetti esposti, ci sono alcuni fiori all'occhiello: per quanto riguarda i pezzi storici, ci sono il Plastico della Alpi Svizzere e una preziosa riproduzione settecentesca del Mappamondo borgiano del XV secolo, mentre tornando ai giorni nostri possiamo ammirare il nuovo plastico della Marmolada, realizzato in California grazie alla donazione di Corvallis Spa con le ultime tecnologie di stampa 3D. Tutti gli oggetti presenti sono collegati alle tre parole del payoff e sono quindi legati alla misurazione dei fenomeni atmosferici e alla ricerca glaciologica, all'esplorazione geografica e scientifica e alla narrazione della scoperta: nella Sala delle Metafore ci si trova immersi in un percorso in cui profumi e suoni portano la storia della geografia dritta al cuore delle persone. Oltre alle tre sale è presente anche uno spazio dedicato ai laboratori: il museo, infatti, ha un solido rapporto di partenariato con le scuole del territorio e offre più di 25 proposte didattiche erogate nel laboratorio ma anche fuori dal museo, nei luoghi dedicati alla ricerca geografica patavina. Per finire, si può trovare anche una sala per mostre temporanee e un salone per eventi e conferenze pubbliche.

La parete che fiancheggia lo scalone che conduce al museo è decorata dall'opera dell'artista Isacco Saccoman.

Il disegno rimanda a uno dei messaggi chiave del museo, che non si limita a raccogliere materiali del passato, ma vuole abbracciare l’attualità di una materia che non solo non ha mai smesso di affascinare, ma ha anche la capacità di spiegare alcuni meccanismi che dominano un mondo in cui il cambiamento è sempre più veloce, al punto che troppo spesso può sfuggirne il significato globale. Bando al nozionismo asettico, quindi: il museo di geografia di Padova vuole rappresentare una materia che entra a far parte della vita di tutti i giorni, e parla quindi non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai semplici appassionati che vogliono guardare le cose da un punto di vista più approfondito: in questo senso il museo non si limita alle tre sale, ma integra laboratori e attività di ricerca partecipata perfettamente in linea con quella che è la Terza Missione dell’università.

Martedì 3 dicembre alle 10 c'è la cerimonia inaugurale, in aula Magna a palazzo Bo: tre ospiti illustri parleranno dei temi collegati alle tre sale del museo. L'esploratore e speleologo Francesco Sauro risponderà a chi si chiede cosa resta da esplorare oggi come oggi, mentre il climatologo Luca Mercalli spiegherà invece cosa resta da misurare. Monika Bulaj, fotografa e giornalista, parlerà invece di storie e racconti a tema geografico.

La cerimonia verrà trasmessa in streaming sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del museo e poi, a partire dal pomeriggio, ci saranno le prime visite guidate (sold out in un solo weekend quelle di martedì, ma è possibile prenotare per i giorni successivi).

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